309 morti, 1.166 nati ed altri numeri 18 mesi dopo

08 Ottobre 2010   18:09  

''Quando Cadmo volle fondare la città di Tebe, al centro pose Armonia, e intorno tutto si modellò sulla geometria dei cieli. Il ferro incideva il terreno, il calcolo fissava i punti. Si ammucchiavano pietre di vario colore, come fossero l'ombra dei pianeti''.

A diciotto mesi dal sisma, al di là della mitologia, nella consapevolezza che l'architetto Fontana non è Cadmo, in attesa di un disegno di ampio respiro e condiviso su come ricostruire l'Aquila antica e la sua costellazione di borghi, cosa utile è cercare armonia di vedute almeno sui numeri, quelli dell'emergenza che non è finita, e quelli della ricostruzione che muove i primi passi, nella consapevolezza che è improprio parlare di miracoli, che non sono talento degli umani, ma anche di ricostruzione completamente ferma e di istituzioni assenti, iperboli buone per le campagne elettorali, o per titoloni di articoli di giornali di opposti target e padroni, un pò meno per aiutare davvero il territorio a rinascere dopo una delle più gravi e complesse catastrofi che il nostro Paese ha vissuto.

I numeri dicevamo.

Cominciamo da quella delle persone assistite: sono 55.584. Di essi 14.279 alloggiano in uno dei diciannove quartieri del Progetto Case, sparsi nelle periferie senza più un centro,  6.723 persone nei Moduli abitativi provvisori, alias villette di legno, 1684 in abitazioni con affitto a carico dello Stato. Sistemazioni temporanee, in un paese però dove il provvisorio è spesso definitivo.

Gli sfollati negli alberghi sono ancora 2.720, Ben 800 sulla costa adriatica, per una vacanza post-sismica surreale e sfibrante. A cui si aggiungono 460 ospiti delle caserme Campomizzi e della Guardia di Finanza. Anziani soli e single, in particolare, le categorie più penalizzate nelle politiche dell'assistenza. Tra loro 600 con casa E attendono ancora un Map o un appartamento del progetto CASE, a cui avrebbero diritto, come tutti gli altri.

E poi c'è il popolo dell'autonoma sistemazione, oltre 28.000 persone tutte con l'abitazione distrutta, ma che hanno rinunciato ad un appartamento provvisorio, in cambio di un assegno mensile. Non pochi di loro vivono in condizioni abitative assai precarie, in garage, in camper, ospiti da amici e parenti, e purtroppo anche di nascosto nelle case pericolanti. E per di più esasperati dai notevoli ritardi con cui viene loro erogato l'assegno. Anche se ora finalmente i fondi necessari sono arrivati e in via di liquidazione.

Dopo le persone, le case.

Nel solo comune dell'Aquila sono 4.200 le case classificate B e C, cioè con danni non strutturali.

Le case, E, le più danneggiate sono 8.430, imprigionate in gran parte nei centri storici che attendono l'approvazione dei piani di ricostruzione.

I cantieri aperti relativi a case con i danni meno gravi e fuori dai centri storici sono però 12.000, e 3.500 sfollati sono già rientrati nelle case ristrutturate, molti lavori entro primavera saranno conclusi, sono stati ultimati 80 cantieri relativi a immobili strategici e alle scuole, segno che la ricostruzione ha mosso i primi incoraggianti passi di un cammino che sarà necessariamente lungo e difficile.

Per arrivare alla meta ci vorranno però tanti anni e tanti soldi, questo è certo, chi dice 10 miliardi di euro, chi 14, ci più di 20 miliardi.

L'importante per ora è che in cassa ci siano finalmente tre miliardi, più che sufficienti, tenuto conto della capacità di spenderli in tempi stretti. Perchè il vero ostacolo non sono i fondi, potenzialmente disponibili, ma la lentezza degli iter burocratici, la difficoltà di disticarsi nel ginepraio delle ordinanze e normative, l'accaparramento da parte degli studi professionali dei progetti che poi non riescono a smaltire. Intanto finalmente stanno arrivando i fondi per saldare i debiti dell'emergenza, e man mano il commissario per la ricostruzione sta trasferendo i fondi, pochi giorni fa 28,5 milioni di euro al Provveditorato alle Opere Pubbliche, per la ricostruzione degli edifici pubblici, e 17,5 milioni di euro ai comuni, per gli immobili privati.

A ricordare che la ricostruzione non riguarda solo la casa, ma anche il lavoro, non va dimenticato poi che sono 15.000 i lavoratori del cratere in cassa integrazione, e che sono tanti i nuovi poveri, i precari disoccupati invisibili e senza tutele, non solo a causa del sisma, le aziende che non hanno più riaperto e quelle il cui destino è appeso ad un'ulteriore proroga della sospensione delle tasse.

Il calo di 700 iscrizioni registrato quest'anno nelle scuole aquilane, è un campanello d'allarme che non deve essere sottovalutato. Significa che settecento famiglie hanno fatto le valigie, forse per sempre. E chissà quanti sono quelli che sono andati via, ma non risulta in nessuna stima, ci riferiamo ad esempio a tanti studenti e non residenti che di fatto vivevano stabilmente in città, e ne rappresentavano una preziosa risorsa.

Ma va ricordato anche che la ricostruzione, nel medio lungo periodo, potrà essere per il territorio l'occasione irripetibile di un importante sviluppo culturale, sociale ed economico. A tal proposito va segnalato che ben 100 le aziende aquilane operanti in città che hanno risposto ai bandi europei per l'innovazione, e questo significa che il tessuto produttivo cittadino ancora vivo e dinamico. Del resto mai come ora L'Aquila, un tempo provinciale e chiusa nell'acrocoro delle sue belle montagne, è stata al centro del mondo e luogo dove possono germogliare sogni e piccole utopie. O al contrario il cratere può diventare una mefitica palude dove sguazzeranno i coccodrilli e su cui a volare alto saranno solo gli avvoltoi.

Gli ultimi due numeri: 309 e 1.166.

309 sono le vite che il terremoto si è portato via. Il pensiero a 18 mesi da quell'alba tragica va soprattutto a loro. Il vuoto che hanno lasciato nessuno potrà colmarlo. Nessun processo e nessuna sentenza. Nessuna giustificazione per come si è costruito per decenni in un territorio a massimo rischio sismico, per come si è sottovalutato il pericolo prima di quel maledetto sei aprile.

1.166 sono invece i bambini e le bambine nate dopo il 6 aprile. Sono in aumento rispetto agli anni precedenti. Come la mitica Tebe nata da un sogno di Cadmo, anche L'Aquila andrà edificata soprattutto per le generazioni a venire, per chi come loro è venuto al mondo nel momento più difficile, figli del coraggio e della speranza.

Filippo Tronca

 


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