Alla ricerca del letto perduto. Storia di Mattia

Sisma e Dintorni

06 Agosto 2009   16:28  

Ieri sera, di ritorno da un'orribile cena con una coppia di conoscenti affetti da brutale e malcelato delirio di onnipotenza torno a casa e cosa trovo? Un messaggio di Facebook che mi avvisa di essere stata “taggata” da un caro amico in una nota di “Informare per Resistere”, dimensione telematica fondata da un gruppo di comuni cittadini intenti ad informarsi vicendevolmente sui fatti del Paese, bypassando la tediosa e spesso poco approfondita -nonché dormiente- rete televisiva nazionale. Sostenuto da quasi 27.000 utenti, il sito si propone di raccogliere informazioni e testimonianze in grado di arricchire la conoscenza che il navigatore impegnato ha dell’attualità italiana. 

Vuoi per la frustrazione di assistere alla boriosa pantomima autocelebrativa di certa brutta gioventù coetanea tutta tv e coriandoli, vuoi per la solidarietà civica e affettiva verso il misurato coraggio di certa bella gioventù aquilana alle prese con la disgrazia di non avere più casa né Capoluogo, oggi mi accingo a diffondere la nota diffusa dal suddetto sito. Sperando che siano i ragazzi abruzzesi della ricostruzione ad ispirare la rinascita di questa Nazione, con le loro domande mai fuori luogo, il loro accento vivace e schietto, la fame di realtà che esternano ai media dispettosi, distanti, sempre più distratti, sempre meno partecipi di cosa voglia dire essere giovani in un’Italia vecchia.

La nota in questione propone la testimonianza di Mattia, ragazzo aquilano sfollato e protagonista di una tenera quanto allucinante storia in cui lo sguardo immacolato del giovane attraversa incongruenze, ristrettezze e amari colpi di scena di una rete amministrativa poco coesa, a tratti umorale e quasi completamente orfana di una logica di base che ne distingua procedure, competenze e doveri. Gli stessi che i contribuenti sono chiamati ad assolvere pagando le tasse, nella giusta e forse ingenua aspettativa che diritti elementari come un posto letto per passare la notte non debbano mai venire a mancare.

Testimonianza di un Aquilano che dopo 4 mesi non aveva ancora un posto in tenda...


Scusami se non sarò affatto breve, scusami per le parentesi aperte. Ma è necessario uno sfogo, e ogni dettaglio è importante a capire la dinamica.

Subito dopo il terremoto, intorno al 8-9 aprile, i miei hanno deciso - in sistemazione autonoma - di prendere una piccola casa in affitto a Tortoreto. Io volevo rimanere. Negli stessi giorni mi ha chiamato uno dei miei migliori amici da San Demetrio (un paese a 17 km da L'Aquila) chiedendomi di andare lì: serviva una grossa mano per montare tende e assistere in cucina nel campo. Così, un po' per questa ragione e un po' perchè - tra spostamenti vari di amici e parenti - mi era rimasto solo il mio amico (e la ragazza) a L'Aquila, sono rimasto lì. Le prime nove notti, non essendoci posto in tenda, ho dormito in auto. Poi, la ragazza del mio amico, che fa parte della Croce Rossa di San Demetrio, ha fatto andare me e il mio amico in una tenda della Croce Rossa di San Demetrio, che era rimasta vuota. Vivendo alla giornata, sono comunque rimasto a dormire lì per due mesi circa. Stando suddetta tenda nel campo di basket (di fronte alla tendopoli del campo sportivo) ed essendo una tenda ufficialmente di volontari abbiamo ricevuto sempre per ultimi la corrente, le stufette, il condizionatore (che tra l'altro non è mai arrivato).
Non ci siamo mai lamentati, ci mancherebbe. Siamo giovani e non abbiamo mai detto nulla, per sensibilità e spirito di adattamento.

Dopo i succitati due mesi, mi è stato detto dalla Cri di San Demetrio che avrei dovuto lasciare la tenda perchè non era decoroso che un civile dovesse alloggiare in una tenda dei volontari della Cri. Ok, mi sono detto, possono anche avere ragione: datemi un altro posto. Sono andato dal capocampo (che sfortunatamente - a discapito della tanto declamata efficienza della Pc - cambia ogni settimana) che mi ha assegnato un posto in una tenda che rimaneva vuota almeno 4-5 notti a settimana. Le restanti 2-3 notti sarebbero venuti dei volontari toscani del "progetto Abruzzo" che davano una mano nella ludoteca del campo. Io ho ovviamente accettato, non pretendendo nulla oltre che un letto con le mie coperte. Ci mancherebbe.
Mi avevano comunque messo in un'altra tenda di volontari.

Ho dormito un paio di notti lì e poi sono andato 5 giorni a Perugia. Al mio ritorno a San Demetrio la tenda dei volontari del "Progetto Abruzzo" era stata spostata, e dentro c'erano alcuni volontari alpini di passaggio per qualche notte. Il mio letto non c'era, le mie coperte erano accantonate come i pantaloni che uso per dormire. Ho chiesto informazioni al nuovo campocampo che, ripeto sfortunatamente, era di nuovo cambiato.
Mi ha detto che il vecchio capocampo aveva preso un abbaglio e che quella tenda si usa come foresteria di servizio, e che comunque non potevo rimanere lì perchè, testualmente, "le ragazze e i ragazzi toscani del progetto abruzzo non credo sarebbero disposti a condividere la tenda". Scusa se sono io quello che attualmente è senza casa. Scusa se sono io il terremotato e il padrone a casa mia. Dopo un rimpallo di responsabilità tra Pc (attraverso il capocampo) e gli uffici del comune di San Demetrio, sono venuto a dormire in garage. Sono stato di fatto cacciato perchè il segretario del comune sosteneva che io, residente a L'Aquila, non potessi stare a San Demetrio. E' assolutamente falso perchè non esiste ad oggi ordinanza che obbliga gli sfollati a stare nei campi dei comuni o, peggio ancora come ha detto lui, nelle circoscrizioni di residenza. Nei giorni successivi al terremoto si è creato un comprensibile spostamento di persone da parenti etc che ha causato il fatto che nelle tendopoli dei comuni limitrofi ci fossero anche residenti aquilani e viceversa.
Facendo la spola con Perugia, fino a stanotte ho dormito in garage nel mio condominio, classificato come B. Dove, francamente, stare da solo è tristissimo, oltre che pericoloso in caso di nuove scosse forti. E poi in teoria potrebbero farmi la multa fino a 600 euro (per il fatto di stare dentro casa mia!)

Stamattina, dopo aver riflettuto sul fatto che ad agosto è più comodo dormire a L'Aquila piuttosto che a San Demetrio (sto facendo la tesi e quindi il giorno spesso sto a casa come in questo momento), sono andato al campo Italtel2, a 100 m. da casa mia, per chiedere un posto in tenda. Mi han detto che i nuclei familiari erano già stati composti, le tende erano piene (non è vero, i campi attualmente sono tutt'altro che pieni perchè la gente furba a spese dello Stato mantiene albergo sulla costa e posto in tenda) e quindi mi han chiesto "ma perchè non vai coi tuoi?". E io "ma perchè dovete costringermi a lasciare la città? La Pc non è un'onlus, ma un'organizzazione governativa. Dovete risolvere il mio problema perchè la pago con le mie tasse ok?". Alla fine il mio problema non è stato risolto. Non mi hanno dato un posto tenda perchè mi hanno detto che "non sono un nucleo familiare" (!), aggiungendo il fatto che non mi avrebbero dato posti in nessun'altra tendopoli, perchè non fanno più pass. Chi c'è c'è, libertà di movimento zero.

Poi, per fortuna, un mio amico ha parlato con il capocampo della tendopoli dove sta lui e, grazie al fatto che nella sua tenda ci sono dei letti liberi, da oggi sto lì.

E' assurdo il fatto che non riescano da mesi a risolvere il mio problema. Chiedo semplicemente un letto, devo farmi raccomandare per avere un posto-letto in tenda? C'è la volontà precisa di trattarci come ospiti, avere un atteggiamento accentrato incredibile, escludere le umane e comprensibili eccezioni che si vengono a presentare in una situazione apocalittica del genere. C'è l'assoluta volontà indotta di invogliare la gente a lasciare la città.
Qui siamo in guerra. E' una lotta per qualsiasi diritto essenziale ogni maledetto giorno".

Mattia

 

 

 

 

 

 

 

Giovanna Di Carlo


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