Ambiente. Un futuro nero per la Regione Verde?

Il 31 dicembre 2009 si avvicina ...

03 Ottobre 2009   23:52  

Risale a ieri il preoccupante comunicato stampa del Wwf sul futuro energetico dell’Abruzzo. Diffuso dal consigliere nazionale della nota organizzazione ambientalista, Dante Caserta, il documento è stato redatto con lo scopo di informare media e cittadini sulla crisi ambientale che incombe sulla “Regione Verde”, territorio italiano interessato da una costante quanto pericolosa deriva petrolifera, un ecosistema ancora stordito dal violento sisma del 6 aprile scorso, e che attualmente si troverebbe a subire l’ulteriore minaccia del nucleare.

Secondo quanto riportato nel comunicato, sarebbero le “omissioni e i ritardi” inerenti la politica ambientale del Governo regionale a porre in bilico il domani ecologico degli abruzzesi.  “la Regione Abruzzo -scrive Caserta- non ha ancora approvato lo strumento di pianificazione di settore, il Piano Energetico Ambientale Regionale che la precedente Giunta predispose, ma non fece approvare, e sul cui destino l’attuale Giunta non ha ancora fatto chiarezza”.

In effetti, la preoccupazione delle associazioni e degli ormai numerosi cittadini abruzzesi interessati al territorio, sembra si sia riattivata proprio in concomitanza con il ritiro del progetto legge sulle royalties deciso dall’apposita Commissione del Consiglio regionale, e verbalizzato il 30 settembre scorso.

Ma l’ansia derivante dal suddetto ritiro non riguarda l’archiviazione del disegno di legge in sé, peraltro valutato da opposizione, ambientalisti e dalla stessa maggioranza come inadeguato ad una reale gestione e limitazione dello sfruttamento petrolifero del sottosuolo abruzzese. La polemica sollevata intorno a tale decisione sembrerebbe invece derivare dall’effettiva mancanza, ad oggi, di un progetto alternativo in grado di assicurare all’Abruzzo una politica ambientale che sappia risaltarne e proteggerne le ricchezze,  piuttosto che lasciare ulteriore spazio ad una deriva petrolifera che attualmente affligge ben il 50% del territorio regionale.

Il dibattito politico svoltosi mercoledì scorso di fronte all’opinione pubblica sembra aver confermato tale preoccupante lacuna legislativa. Secondo le dichiarazioni di Emilio Nasuti(Pdl) il progetto legge Febbo-Chiodi per la disciplina delle royalties derivanti dallo sfruttamento del sottosuolo nostrano è si stato ritirato, ma in favore di “un articolato più completo e globale all’interno del piano regionale energetico”. Ma né le associazioni ambientaliste né la cittadinanza hanno finora potuto prendere visione di tale strategia alternativa, arrivando a temere che il prossimo 31 dicembre- data di scadenza della cosiddetta legge blocca Centro Oli- giunga senza che la Regione abbia la sua normativa in materia.

Un passo indietro …

Non solo. Un altro aspetto sembra generare rabbia e malcontento nei più informati circa l’operato della Regione a protezione di se stessa. Come più volte ricordato dalle organizzazioni ambientaliste abruzzesi, a nomina avvenuta, il nuovo Consiglio regionale firmò un ordine del giorno(sottoscritto anche da Costantini e approvato all’unanimità) con il quale la Giunta Chiodi si impegnava ad opporsi “entro 45 giorni” all’impugnativa del Governo centrale, e a produrre un ulteriore provvedimento atto a bloccare la deriva petrolifera cui palesemente andava incontro l'Abruzzo. La Regione tuttavia si costituì tardivamente nel procedimento inoltrato dal Governo, producendo quello stesso disegno legge (Febbo) che avrebbe dovuto difendere l’ecosistema abruzzese,  e che invece in data 30 settembre 2009 è stato bocciato in quanto inadatto a regolare la normativa in materia.

Il nucleare

Oltre alla relazione sisma-petrolio che gli scienziati invitano a considerare per proteggere i territori nostrani da ulteriori e peraltro evitabilissimi traumi collettivi, l’ombra di un’altra minaccia ecologica si sta allungando sulla vita della popolazione abruzzese, il nucleare.

Secondo Dante Caserta, la Regione non starebbe assumendo abbastanza difese di fronte all’eventuale insediamento di centrali nucleari sul territorio. Lo scorso 11 settembre Wwf, Greenpeace e Legambiente hanno invitato tutte le Regioni d’Italia a ricorrere contro la legge 99/2009 di fronte alla Corte Costituzionale. Con lo scopo di centralizzare le procedure deputate alla scelta dei siti dove costruire le centrali nucleari, la normativa impedirebbe ai Governi regionali e agli Enti locali qualsiasi intervento volto ad avere voce in capitolo circa tali pericolosi insediamenti.

Mentre ben 12 Regioni(Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Molise che rappresentano circa il 60% del territorio italiano) hanno scelto di impugnare la legge, ed altre come Veneto, Sicilia e Sardegna si sono già opposte formalmente alla costruzione di impianti al loro interno, l’Abruzzo, prezioso scrigno di beni ambientali di ogni sorta, sembra non volersi esprimere, rinunciando a rivendicare il proprio diritto a decidere se, ed eventualmente dove, ospitare centrali nucleari.

Se questo è vero, il prossimo simbolismo cromatico che rappresenterà la Regione non sarà più il verde, ma il nero del fumo e dell’oblio morale che ci attende.




Giovanna Di Carlo

 

 


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