C.A.S.E., sospetti e infiltrazioni. Indaga l'Antimafia

12 Giugno 2010   14:59  

La Procura nazionale antimafia, con quella distrettuale abruzzese, sta intensificando le indagini, estese anche alla congruità dei costi, sulla realizzazione di 18 dei 19 insediamenti del progetto Case, l'appalto gestito dalla Protezione Civile per realizzare circa 4.500
alloggi antisismici dove hanno trovato ricovero circa 16.000 aquilani con le case gravemente danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009.

Inizialmente la procura antimafia ha indagato sul grande appalto costato 800 milioni di euro, poi le attenzioni si sono concentrate su 18 dei 19 siti, visto che dai controlli è emerso che quello di Assergi (L'Aquila) sarebbe stato realizzato correttamente. In particolare, si sta verificando la regolarità dei controlli, ma l'inchiesta ha come obiettivo la verifica della congruità dei costi: da fonti interne alla stessa Procura emerge che si intende accertare se i 2.700 euro a metro quadrato pagati sono rispondenti alla qualità delle realizzazioni.

Nei mesi scorsi, alcuni imprenditori esclusi, avevano presentato un esposto in cui si chiedeva di verificare. Al progetto Case si è giunti dopo che la Procura nazionale antimafia ha fatto controlli preventivi sugli appalti per la ricostruzione, sempre in collaborazione con la distrettuale abruzzese, per contrastare eventuali infiltrazioni mafiose nell'area del 'cratere', considerata ora il più grande cantiere d'Europa. A questo proposito, le Prefetture dei vari territori hanno revocato 12 certificati antimafia, di cui 4 a ditte aquilane, per il rischio di infiltrazioni nei rispettivi pacchetti societari: ilprovvedimento ha comportato l'esclusione dagli appalti e, essendo amministrativo, è stato impugnato dalle aziende.

"E' un'altra delle inchieste che stiamo facendo in collaborazione con la Procura nazionale antimafia", ha sottolineato il Procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, che è anche Procuratore distrettuale abruzzese antimafia. Rossini ha comunque sottolineato: "facciamo anche cose a parte, quindi la Procura sta lavorando su molti filoni". Tra questi, la maxi inchiesta sui crolli del terremoto e l'inchiesta sui grandi appalti del G8 attivata ancor prima dell'inchiesta della Procura di Firenze sui grandi eventi.

Poi, in collaborazione con la Procura nazionale antimafia, c'é il filone sui lavori per la ricostruzione che ha portato a coinvolgere il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini. Intanto, la Protezione civile precisa che i difetti di realizzazione per le abitazioni del progetto Case "sono numericamente quasi irrilevanti rispetto alle dimensioni dell'intero progetto, che ha visto la costruzione di 4.449 appartamenti".

E, comunque, aggiunge il Dipartimento, spetta ora al Comune dell'Aquila - che dal 31 marzo ha in gestione gli alloggi - obbligare le imprese costruttrici "ad intervenire su quelle situazioni che siano apparse inaccettabili. Gli strumenti per farlo esistono e sono stati resi disponibili da chi ha ideato e realizzato le Case a chi è subentrato nella loro gestione".

Italia del valori: ''C'è depistaggio sugli isolatori sismici''


"All'Aquila la Protezione Civile fa depistaggio sugli isolatori sismici", secondo il consigliere regionale dell'IdV Cesare D'Alessandro, che aggiunge: "La Protezione Civile ed il responsabile del progetto CASE, con due separate dichiarazioni tentano disperatamente di sviare l'attenzione su questioni tecniche, omettendo di fornire le risposte che i contribuenti si attendono". "Se un fornitore deve garantire nel tempo la qualità ed il funzionamento del prodotto fornito - prosegue D'Alessandro - chi ha fornito gli isolatori sismici doveva appunto garantirne qualità e durata nel tempo". D'Alessandro si chiede: "Se gli isolatori sismici forniti hanno reso necessario, a pochi giorni dall'installazione, un successivo intervento di protezione da polvere ed agenti atmosferici per evitare che nel tempo si sfasciassero, perché questo secondo intervento è stato pagato dai contribuenti con uno specifico successivo appalto ed una conseguente spesa di qualche milione di euro?".

 

Il dossier su Repubblica a firma di Giuseppe Caporale e Carlo Bonini

L'AQUILA, LE NUOVE CASE FANNO ACQUA

di Carlo Bonini e Giuseppe Caporale

L'AQUILA - Se il Progetto C. a. s. e. (Complessi antisismici ecocompatibili) doveva essere un "miracolo", il miracolo è di quelli che cominciano a fare acqua (per altro, non per modo di dire). E a documentarlo, a neppure novanta giorni dalla definitiva consegna agli sfollati degli 85 edifici antisismici costati alle casse del Paese 803 milioni di euro, sarebbe in fondo sufficiente questo epitaffio: "Si rendono evidenti segni di deterioramento degli edifici inaccettabili". Il giudizio è in una articolata relazione del marzo scorso di una sessantina di pagine, corredata da un centinaio di fotografie e redatta dagli ingegneri dell'Ufficio Tecnico del comune de L'Aquila a conclusione di due mesi di certosini sopralluoghi in ogni angolo di quelle costruzioni. Piastra dopo piastra, ballatoio dopo ballatoio, garage dopo garage. Ringhiera dopo ringhiera.

"Questo ufficio - si legge nell'incipit del documento ("Relazione sullo stato dei fabbricati del progetto C. a. s. e.") - ha potuto riscontrare alcune criticità. E le problematiche più evidenti riguardano perdite nelle tubazioni dei garage". Le foto scattate dagli ingegneri sono nitide quanto e più delle parole. Dai rivestimenti in cemento e talvolta dalla base dei pilastri che sostengono le piastre antisismiche si allargano lingue d'acqua lercia in cui galleggiano rifiuti di cantiere e macchine in parcheggio. E, in qualche caso, i fiotti hanno cominciato ad allagare anche ballatoi e piani bassi degli edifici. "Alcune ditte - chiosano gli ingegneri - per ovviare al problema, hanno escogitato soluzioni artigianali, costruendo contenitori in acciaio e tubazioni di scolo a vista, eludendo palesemente la riparazione della causa delle perdite". Insomma, ci si arrangia con "il secchio", comunque con pezze peggiori del buco. Anche perché l'acqua non è il solo problema. "Nei garage - proseguono i tecnici - si evidenzia la mancanza quasi generalizzata dei corollari antifuoco nelle colonne di scarico, con grave pregiudizio per il rispetto delle norme antincendio. In aggiunta, sono stati riscontrati: a) l'assenza di rivestimento coibente delle tubazioni esterne o la sua installazione precaria; b) lavori molto approssimativi nei rivestimenti con finitura in alluminio delle tubazioni; c) collegamenti elettrici e telefonici con cavi penzolanti o addirittura appoggiati a terra senza protezione".

Non va meglio, a quanto pare, neppure con gli standard di sicurezza degli edifici. "In diverse palazzine - documenta la relazione - sono stati installati parapetti in ferro o legno con listelli orizzontali facilmente scavalcabili dai bambini. In alcuni casi, sono stati lasciati pericolosamente dei vuoti nel giunto di separazione tra la piastra e i vani scala esterni per l'accesso ai garages. In altri fabbricati, i vani scala esterni presentano pericoli da urto, a causa dei pianerottoli costruiti con profilati in ferro a spigoli vivi. Nei percorsi pedonali tra i garage e gli appartamenti, sono stati riscontrati lavori incompleti nelle pavimentazioni con rischio per le persone anziane o i non deambulanti". Fino a un paradosso, se si pensa alle polemiche sulla qualità del cemento che ha accompagnato la tragedia aquilana. "In un caso, la struttura in cemento armato del vano ascensore palesa carenze nella qualità del calcestruzzo".

E non è finita. Con i vizi di costruzione, "a pochi mesi dalla consegna degli appartamenti agli sfollati, si rendono evidenti segni di deterioramento inaccettabili. Ad esempio: ringhiere e passamano già arruginiti o sverniciati, macchie nelle tinteggiature esterne, mancanza di battiscopa intorno ai fabbricati". Per carità, gli ingegneri del Comune convengono che "la velocità di esecuzione dei lavori, può giustificare alcune disfunzioni". E però, "è altresì vero - scrivono - che in alcuni casi si contrappongono fabbricati completati egregiamente ed altri con problematiche serie da risolvere". Domanda: da chi? E con quali soldi?

Il 31 marzo scorso, la gestione degli 85 edifici è passata proprio al Comune de L'Aquila. Gli ingegneri suggeriscono che siano le ditte appaltatrici a farsi carico di riparare ciò che si è rotto. E a consegnare finalmente e non a metà ciò che gli è stato pagato per intero. Mentre il sindaco Massimo Cialente, proprio ieri, ha affidato il suo ennesimo disperato messaggio in bottiglia all'indifferenza del Governo. Nelle casse del Comune sono rimasti 122 milioni di euro. Una briciola di fronte ai 400 milioni necessari per la sola "assistenza agli sfollati, i puntellamenti, l'emergenza abitativa". Perché, che lo si voglia o no, ci sono ancora mille famiglie che non hanno un tetto. Quale che sia.


A seguire un altro dossier di Carlo Bonini


COSTI LIEVITATI E BOOM DI SUBAPPALTI. TUTTE LE OMBRE SULLE NEW TOWN
di Carlo Bonini


Guerra di cifre sul prezzo reale delle abitazioni. I conti al vaglio della procura. E le molle "antiscosse" delle case sono già da riparare

Dunque, ci siamo. Ad occupare il centro della scena della ricostruzione post terremoto torna un ingombrante convitato di pietra. Ora oggetto di attenzioni investigative. Ma del resto capace, da qualche tempo, di agitare gli ambienti della maggioranza parlamentare e i tecnici più vicini a Guido Bertolaso. Parliamo del progetto "C. a. s. e.", acronimo di Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili. Dei 185 edifici (per un totale di circa 4.500 appartamenti) in cui oggi vivono 15 mila sfollati, costruiti tra il settembre 2009 e il febbraio scorso su piastre e isolatori sismici in diciannove aree della periferia aquilana. Il "fiore all'occhiello" della Protezione Civile. Un fiume di denaro su cui pure in questi mesi si era cominciato a fare domande. Ottenendone ora indignate repliche. Ora curiosi silenzi.

I dati forniti dalla Protezione civile documentano che, al 24 maggio scorso, la realizzazione dei 4 mila e 500 appartamenti del Progetto è costata complessivamente 803 milioni e 857 mila euro. Comprendendo in questa cifra, non solo le spese di fondazione ed edificazione, ma anche il costo degli allestimenti, degli arredi, delle opere di urbanizzazione e di sistemazione del verde. Mentre un calcolo standard dei costi di semplice costruzione - almeno a voler stare alle indicazioni fornite in questi mesi in Parlamento e alla Regione Abruzzo dall'Idv di Antonio Di Pietro - indica il prezzo a metro quadro degli appartamenti più o meno in 2 mila e 600 euro. Vale a dire, quattro volte quello delle casette in legno prefabbricate. Comunque più del doppio del costo medio di mercato che oscilla intorno ai mille e cento euro a metro quadro. A rendere importanti i costi, come sempre, una rigogliosa fioritura di subappalti (sono state 931 le imprese che hanno lavorato nei cantieri a fronte delle 121 che si sono aggiudicate le gare), i cui criteri restano nella piena discrezionalità delle imprese. E la singolare esosità di alcuni voci di spesa. Come i 14 milioni e mezzo per la sistemazione del verde, la posa di aiuole e alberi. O i 66 milioni di euro pagati per la fornitura, il trasporto e il montaggio degli arredi. Più o meno 15 mila euro ad appartamento (una fortuna, se si pensa che un arredamento completo da "Ikea" per una casa di circa 50 metri quadri può arrivare a 7-8 mila euro).

Gian Michele Calvi, direttore dell'Eucentre di Pavia, braccio operativo di Bertolaso a L'Aquila e, soprattutto, padre e direttore dei lavori del Progetto "C. a. s. e", non più tardi di qualche settimana fa ha chiesto 2 milioni di euro di risarcimento danni per diffamazione all'Idv (che la questione ha sollevato per prima), obiettando che i costi del Progetto sono "assolutamente in linea con i prezzi di mercato". Non 2 mila e 600 euro a metro quadro, dunque, ma 1.300, perché nel calcolo della superficie di riferimento andrebbero considerati non solo i 1.800 metri quadri mediamente sviluppati dagli appartamenti di ciascun edificio, ma gli ulteriori 500 metri quadri sviluppati dai parcheggi auto, dagli spazi comuni, dai ballatoi e dalle scale.

È un fatto, però, che ad assediare il giovane ingegnere di Pavia oggi ci sia anche dell'altro. E parliamo del mistero che avvolge i 7.300 isolatori sismici "a pendolo scorrevole" su cui sono poggiate le piastre degli edifici. Le "molle" che li dovrebbero rendere impermeabili a una futura catastrofe, assorbendo le oscillazioni della terra. Insomma, l'anima del Progetto. Quella che ne ha giustificato la realizzazione (una prima volta nel nostro Paese).

La fornitura degli isolatori è costata 13 milioni e mezzo di euro. E ad aggiudicarsi la gara sono state la società "Alga" di Milano (per i due terzi dei pezzi necessari) e la "Fip industriale" di Selvazzano Dentro (Padova). Ebbene, il materiale fornito dalle due società ha conosciuto storie diverse. Si scopre infatti - e ne chiede conto già nel gennaio scorso un'interrogazione parlamentare del senatore del gruppo misto Giuseppe Astore, che resterà senza alcuna risposta - che mentre un campione degli isolatori della "Fip" è stato sottoposto a simulazioni avanzate in laboratori qualificati quali quelli dell'Università della California di San Diego (gli addetti chiamano queste prove "eccitazioni bidirezionali"), con costi modesti (20 mila euro), tempi celeri ed esiti positivi, non altrettanto è avvenuto per quelli dell'"Alga". Questi isolatori hanno infatti superato un unico test. Quello previsto dalla nostra normativa antisismica (è il test definito di "eccitazione monodirezionale"). E per giunta nei laboratori di quello stesso Eucentre diretto da Calvi che, oltre ad essere padre del progetto C. a. s. e è stato anche, nel 2003, tra i padri della nostra nuova legge antisismica.

Insomma, per qualche motivo - di cui né i tecnici della Protezione civile, né il governo hanno sin qui voluto dare spiegazioni - gli isolatori "Alga" vengono sottoposti a una sola simulazione "domestica". E per qualche motivo, soltanto nella scorsa primavera, quando ormai sono stati già tutti montati in cantiere, si "scopre" che quegli stessi isolatori hanno un problema. E che problema. Non possiedono, al contrario di quelli della "Fip", un meccanismo interno che li protegga dalla polvere, un agente atmosferico in grado di gripparne e annullarne il funzionamento. Ebbene, la Protezione civile, in marzo, corre ai ripari bandendo una nuova gara per "la progettazione e la realizzazione di elementi di protezione per basamenti, colonne e dispositivi di isolamento sismico". Ma perché il problema è stato ignorato per mesi?

 


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