La caccia ai cervi in Abruzzo rinviata: sospensione fino a novembre, associazioni ambientaliste esultano per il risultato.
Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere la caccia ai cervi in Abruzzo, prevista inizialmente per ottobre, posticipando l’avvio delle attività venatorie almeno fino al 7 novembre. La decisione, che è stata accolta con entusiasmo dalle associazioni ambientaliste come LAV, LNDC Animal Protection e WWF, rappresenta un'importante vittoria nella battaglia per la protezione della fauna selvatica.
Il rinvio è stato determinato dopo il ricorso presentato dalle associazioni al massimo organo di giustizia amministrativa, a seguito del rigetto del TAR Abruzzo sul loro appello contro la delibera della Giunta Marsilio. Il Consiglio di Stato, accogliendo le richieste delle associazioni, ha bloccato temporaneamente la caccia fino alla discussione che avverrà nella Camera di Consiglio, fissata per il 7 novembre.
Le associazioni sottolineano con forza che la caccia non può essere considerata una soluzione accettabile per la convivenza tra cittadini e animali selvatici. “Non si può continuare a giustificare l’uccisione di cervi come un modo per risolvere i conflitti. Esistono soluzioni alternative che rispettano l’ambiente e gli animali stessi", affermano i portavoce delle organizzazioni. Secondo loro, la caccia è solo una scorciatoia che favorisce esclusivamente gli interessi della lobby venatoria, ignorando approcci più etici e sostenibili.
L’avvocato Michele Pezone, che ha rappresentato le associazioni ambientaliste nel ricorso, ha espresso soddisfazione per l’esito temporaneo. “Il fatto che il Consiglio di Stato abbia deciso di esaminare a fondo le nostre motivazioni dimostra che le nostre istanze hanno fondamento. Ora aspettiamo l’udienza del 7 novembre per un ulteriore passo avanti nella tutela dei cervi”.
Il blocco della caccia è stato favorito anche da alcuni intoppi burocratici riscontrati dagli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia), che avevano già reso complicata l’organizzazione dell’attività venatoria prevista per la mattina stessa. Senza questi ostacoli, i cacciatori avrebbero già potuto abbattere i primi esemplari, causando danni irreparabili, ha spiegato Pezone.
La sospensione della caccia riguarda un piano che prevedeva l’abbattimento di 469 cervi, un numero che le associazioni ritengono inaccettabile e spropositato, soprattutto in una regione che dovrebbe tutelare la sua biodiversità. Anche l'Alleanza Verdi Sinistra si è schierata con le associazioni, supportando le proteste in Consiglio regionale e durante le manifestazioni di piazza. "Non possiamo accettare una mattanza di cervi che danneggerebbe irrimediabilmente l’immagine di una regione che è stata sempre considerata un esempio di convivenza pacifica tra l'uomo e la natura. L'Abruzzo merita di meglio rispetto alle politiche di un centrodestra che non tutela né le risorse naturali né la biodiversità", ha dichiarato un rappresentante del movimento.
Le associazioni ambientaliste continuano a chiedere alla Regione di fare un passo indietro e rivedere il piano venatorio. Secondo loro, non esistono né le ragioni scientifiche né le condizioni tecniche per giustificare l’uccisione di un numero così elevato di cervi. "Il presidente Marsilio dovrebbe riflettere attentamente prima di proseguire con questo piano, che non fa altro che assecondare le richieste dei cacciatori, probabilmente in cambio di promesse elettorali", sottolineano le associazioni.
In conclusione, il blocco temporaneo della caccia rappresenta una battaglia vinta, ma la guerra è ancora lunga. Le associazioni si sono impegnate a continuare la loro campagna di sensibilizzazione, affinché l’Abruzzo rimanga una "regione dei parchi" e non si trasformi in una "regione delle doppiette".