Con Roberto Benigni la satira diventa poesia

Un grande momento di televisione

09 Novembre 2010   12:01  

Come quasi tutti sanno, Roberto Benigni ieri sera si è esibito gratuitamente nel corso di "Vieni via con me". Chi legge la mia rubrica con una certa frequenza, sa quanto io poco stimi il lavoro di Mauro Masi, eppure, stamattina, quasi mi viene di fargli i complimenti. Non era da tutti, infatti, assicurarsi il comico toscano, per quasi quarantacinque minuti, senza spendere un euro.

Nonostante, insomma, l'artista abbia lavorato per la gloria, lo ha fatto senza risparmiarsi con uno spettacolo denso e dai diversi significati. La grandezza di Benigni non sta nel prendere in giro Silvio Berlusconi (l'Italia è piena di umoristi specializzati in questo), ma quella di elevare la satira fino a farla diventare poesia.

Seppure l'obiettivo principale, quasi unico, del suo monologo è stato il nostro premier, il toscanaccio è poi riuscito a nobilitare il discorso difendendo il lavoro di Saviano, accusato (paradossi del nostro "Paese felice", come lo definiva Giovanni Falcone) di aver denunciato la mafia anzichè subirla passivamente come generalmente si fa.

Un grande momento di tv, uno dei pochi concessi negli ultimi anni. Finalmente un programma dove si parla senza urlare, lontano dalle risse tanto care al telespettatore medio. La provocazione, in "Vieni via con me" è stata messa da parte per lasciar spazio all'informazione e alla memoria, dote che molti italiani non hanno.

Peccato soltanto che qualcuno sicuramente definirà quello di Benigni un intervento politico. Già, la politica, quel muro invalicabile che non ci fa più vedere la poesia dell'intelletto.


Francesco Balzano






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