Colleparco, Di Paolo: risanare tutto l'Abruzzo costerebbe 1,5 mld

La messa in sicurezza delle zone a rischio

12 Marzo 2010   13:22  

"L'Abruzzo è la regione più montuosa dell'Italia peninsulare, insieme con il Molise, e possiede le cime più elevate della catena appenninica. Oltre metà del suo territorio si trova a quote superiori a 600 metri s.l.m. e gran parte del resto è costituita da rilievi collinari che spesso si affacciano direttamente sul mare". È quanto dichiara l'assessore regionale Angelo Di Paolo, commentando il nostro articolo su Colleparco di ieri.
"Le condizioni morfologiche e litologiche del territorio regionale, - spiega l'assessore - rendono particolarmente attivi i fenomeni di trasformazione e di rimodellamento geomorfologico, come anche i dinamismi tettonici di elevata intensità, generando situazioni di grande vulnerabilità sotto il profilo idrogeologico.
La situazione del dissesto idrogeologico in Abruzzo risulta, a tutt’oggi, talmente ampia da collocare la Regione stessa ai primi posti, nel contesto nazionale, per quanto attiene al numero di fenomeni che generano condizioni di rischio elevato e molto elevato, e conseguenti necessità di risanamento (rilevazione del Ministero dell’Ambiente).
Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI), adottato dalla Regione nel febbraio del 2005 e definitivamente approvato nel gennaio 2008 ha individuato e perimetrato 16.715 aree pericolose, per un’estensione complessiva di ha 163.075 e 1.105 aree a rischio R4 (rischio molto elevato) ed R3 (rischio elevato), per complessivi ha 1.120.
L’indagine conoscitiva della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, nella seduta del 3 novembre 2009, individua il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi per la sistemazione delle situazioni di dissesto sull’intero territorio nazionale in complessivi 44 miliardi di euro.
Questo significa che il fabbisogno complessivo per il risanamento idrogeologico in Abruzzo ammonta a non meno di 1,5 miliardi di euro!" afferma Di Paolo.
Il PAI rappresenta, a tutti gli effetti, lo strumento di “gestione ordinaria” del territorio, ossia il quadro degli obiettivi, da perseguire con tenacia nell’azione di governo del territorio fisico e “sostituisce” la perenne rincorsa alle emergenze (senza risolvere i problemi) con la normalità della programmazione, coniugando interventi strutturali con limitazioni d’uso del territorio.
E’ palese che una simile impostazione non può avere successo con la sola volontà della Regione; ma unicamente attraverso il concorso dell’intero sistema istituzionale, ad iniziare dallo Stato, assumendo, per quanto di competenza, tutte le iniziative necessarie per innescare l’indispensabile nuovo processo di pianificazione e di spesa.
Purtroppo, da ormai molti anni, il Ministero dell’Ambiente programma gli interventi autonomamente, spesso al di fuori delle aree di Rischio, trasferendo alle Regioni quote finanziarie insignificanti e senza alcuna continuità.
Conseguentemente, la Regione si trova impossibilitata a fornire risposte adeguate alle innumerevoli situazioni di crisi che, peraltro, sembrano moltiplicarsi ed aggravarsi negli ultimi anni.
Nel caso specifico della collina di Colleparco in Comune di Teramo, a prescindere dalle considerazioni legate alle scelte urbanistiche effettuate nel tempo, il fenomeno manifestatosi e da tempo a conoscenza dell’Autorità di Bacino e della Difesa del Suolo della Regione, non presenta, al momento, le condizioni per la realizzazione di un eventuale intervento di risanamento, sempre legato alla disponibilità di risorse finanziarie adeguate, poiché non individuato e perimetrato sul Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico vigente.
Appare evidente che a seguito della indispensabile perimetrazioni di rischio, su proposta dell’Amministrazione Comunale, con relativa apposizione di vincoli urbanistici, questo Assessorato si impegnerà alla possibile risoluzione del problema.


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