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"Il 14 Luglio 2009 dal Campo di Murata Gigotti a Coppito con due giovani artisti provenienti dal Conservatorio aquilano Diego Procoli e Miriam Bonifazi, è iniziato quel percorso con oltre 30 concerti e spettacoli nelle aree di accoglienza che la Barattelli assieme alle altre istituzioni cittadine proposero per portare un po' di sollievo, conforto sotto il segno dell'arte, musica e teatro... unendosi assieme alle tante manifestazioni spontanee che in quei giorni cominciavano a far vivere i "campi".
Fu l'inizio di quello che diventò il più grande e istituzionale cartellone di "Campi Sonori", unendo alle attività nelle singole aree di accoglienza, i grandi eventi.
Oggi ricordiamo l'inizio di quel percorso che segnerà per sempre la storia umana ancor prima che culturale della nostra città.
Crediamo con forza che attualmente il ruolo delle istituzioni culturali sia quello di coinvolgere il più possibile i cittadini come l'anno scorso nei campi, ora nei nuovi quartieri del progetto Case, si spera altrettanto provvisori, ma soprattutto, stimolare la discussione sul rendersi conto che senza cultura, senza spettacolo dal vivo... si rischia la degenerazione del tessuto sociale, l'indifferenza, la noia, l'azzeramento dello spirito critico e del gusto estetico.... cose che in questo momento sarebbero più che mai fonte di appiattimento e rallentamento del percorso di ricostruzione, non solo materiale, della città."
Così una nota della società dei concerti "B.Barattelli", cui ci ricolleghiamo per farci delle semplici, ma mai banali, domane.
La città della musica, ma diciamo più in generale, dell'arte, di musica e di arte langue. Dopo 15 mesi dal sisma ciò che proprio non si riesce a partorire è un'idea, che, dalla tragedia, faccia rinascere con nuova linfa le gloriose, forse un tempo, istituzioni culturali aquilani. Da moltissimi mesi si attende che un luogo, almeno uno, venga destinato a casa dell'arte.
In tanti posti del mondo, senza terremoti e sconvolgimenti, si creano e si vivono cittadelle artistiche, luoghi ad hoc dove l'arte si sposa con l'architettura, non solo perché fa bene all'anima, ma perché le scelte architettoniche sono spesso funzionali alle necessità dell'arte.
Basti pensare a due esempi di altissimo pregio: l'auditorium di Roma e le vele di Sidney. Meraviglie estetiche dove l'architettura risponde a necessità di propagazione del suono. Due esempi di acustica perfetta e di estetica eccellente.
A L'Aquila aspiriamo a tanto? Non osiamo neanche pensarlo di notte nei sogni, ma forse si.
Invece da subito dopo il sisma si è capito che si sarebbe navigato un po' a vista, forse continuando ancora a dividersi, come è tradizione tra le più illustri istituzioni culturali aquilani.
Sta di fatto che, divisi o insieme, i progetti pensati stentano a prendere forma.
Due gli auditorium fin qui accreditati: quello che dovrebbe sorgere, a firma giapponese, a fianco dell nuova struttura del Conservaotrio di Musica Casella. Auditorium che però non è chiaro se avrà la totale copertura da parte del Giappone.
L'altro, di Renzo Piano per la Barattelli, è pronto sulla carta ma sorge il problema dei servizi. Dovrebbe sorgere all'entrata del Castello dalla Fontana Luminosa, sul lato oposto rispetto a quello che guarda alla fortezza, senza quindi occluderne la visuale.
Per realizzarlo è necessario ripensare l'assetto dei servizi di quella zona.
Poi c'è il restauro del Teatro Comunale, che dovrebbe essere realizzato con i fondi raccolti dalla trasmissione "Porta a Porta". Tempi certo non brevi.
E intanto? Intanto la Sinfonica è tornata ad esibirsi al Ridotto del Comunale e la Barattelli dice grazie alla disponsibilità dell'Auditorium della Guardia di Finanza.
Mentre L'Uovo a breve vedrà sorgere il teatro di legno, frutto di una donazione. Dove? Il grande tema di luoghi.
Prima ipotesi: piazza D'Armi. Bocciata perché lì dovrà sorgere non si è ancora capito cosa.
Seconda ipotesi: ancora il Castello.
La domanda che vogliamo porre è se qualcuno si sia accorto che i cittadini nel frattempo si sono sparpagliati, e che forse sarebbe anche il caso di ripensare la cultura e i suoi luoghi sulla scia della nuova vita degli aquilani.
E ritornando alla riflessione della Barattelli, tornare verso i cittadini, animare i luoghi dove si trovano a vivere, potrebbe essere un nuovo modo di vivere la cultura. Pensare spazi innovativi senza imamginarli staticamente nel martoriato centro storico significherebbe, forse, far vivere quelle periferie nuove così strane e così fredde a tratti.
Le istituzioni culturali sono andate nelle tendopoli, ora va ripensata la vita della città, anche a partire dall cultura.
Il nuovo assessore al comune di L'Aquila Stefania Pezzopane si è già posta il problema dei luoghi dell'arte. Attendiamo le prossime mosse.
(Barbara Bologna)