Economia, presentato il rapporto di Bankitalia: l'Abruzzo rallenta anche nei suoi settori di forza

Anche automotive ed export in Abruzzo soffrono

17 Giugno 2013   12:41  

Un'economia stagnante, quella della Regione Abruzzo, dove tutti i principali elementi di forza degli anni passati si sono fortemente indeboliti nel 2012. E' il dato generale che emerge dal rapporto annuale di Bankitalia presentato a L'Aquila nel convengo organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell'informazione e di economia, cui ha partecipato il del Vice direttore Generale della Banca d'Italia, Fabio Panetta, che prima di iniziare il convegno ha voluto fare un giro in centro storico. A presentare i dati il direttore della Banca d'Italia dell'Aquila, Luigi Bettoni.

Nell'edilizia la ricostruzione post terremoto ha in parte attenuato la contrazione dei livelli produttivi, ma la vendita degli immobili è crollata, dimezzandosi rispetto al picco del 2006. La riduzione della domanda interna in generale in Italia, ha portato le aziende a ridurre gli investimenti, anche nel comporto dei servizi. Anche il commercio in Abruzzo ha subito forti cali, di 10 punti percentuali quello al minuto, 5 punti quello all'ingrosso e ben 14 punti quello di beni durevoli. E le condizioni generali del mercato in Abruzzo hanno fatto aumentare la disoccupazione, che passa dall'8,5% al 10,5% nel 2012.

I dati del rapporto di Bankitalia pongono la riflessione sul futuro che potrà essere di nuova crescita solo a fronte di precise scelte politiche.

intervista: Luigi Bettoni, Banca d'Italia - direttore filiale L'Aquila
(di Barbara Bologna)

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Qui di seguito la sintesi del Rapporto annuale di Banca d'Italia:

"Nel 2012 l’attività economica in Abruzzo si è fortemente indebolita. La produzione dell’industria manifatturiera regionale è diminuita di oltre il 5 per cento, per effetto della contrazione della domanda interna e del rallentamento di quella estera. La flessione dell’attività produttiva è stata marcata in alcuni dei settori di maggiore specializzazione dell’industria manifatturiera abruzzese, tra cui quello dei mezzi di trasporto e il metalmeccanico. Il comparto alimentare ha invece registrato una lieve espansione (1 per cento).

Gli investimenti delle imprese sono calati, in linea con le tendenze osservate a livello nazionale. La propensione a investire è apparsa frenata dall’incertezza sull’evoluzione del quadro economico e dagli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata, oltre che dagli accresciuti vincoli finanziari.

La crisi ha acuito i divari di performance sia tra i diversi settori produttivi, sia tra le singole imprese all’interno di ciascun settore. Le recenti indagini della Banca d’Italia confermano come anche in Abruzzo performance migliori siano state conseguite dalle aziende che hanno adottato strategie di internazionalizzazione e di innovazione.

Il grado di diffusione dell’attività innovativa tra le imprese della regione appare in linea con il dato nazionale. Circa quattro aziende su dieci hanno innovato i propri prodotti o i processi produttivi nel triennio 2008-2010. Tuttavia, le risorse destinate dalle imprese alle attività di ricerca e sviluppo sono nel complesso di entità contenuta, pari allo 0,4 per cento del PIL regionale, a fronte dello 0,7 per cento registrato a livello nazionale. Anche la propensione al deposito di brevetti, marchi e design industriali si colloca ben al di sotto della media del Paese, pur risultando più elevata rispetto al Mezzogiorno.

Nell’edilizia, le attività legate alla ricostruzione degli immobili danneggiati nell’area del sisma hanno attenuato la contrazione dei livelli produttivi. Nel comparto residenziale, l’attività ha risentito del forte calo delle compravendite immobiliari, dimezzatesi rispetto al picco raggiunto nel 2006. Il ristagno degli investimenti in fabbricati da parte delle imprese ha inciso negativamente sull’attività edilizia nel comparto non residenziale.

Nel terziario l’attività produttiva si è contratta, risentendo della flessione della domanda di servizi da parte delle imprese e del calo dei consumi delle famiglie, frenati dalla dinamica negativa dei redditi e dalle forti incertezze sulle prospettive economiche e occupazionali. Il valore aggiunto del settore dei servizi è nel complesso stimato in calo dell’1,2 per cento in Abruzzo, una flessione analoga a quella registrata in Italia.

Nel 2012 le esportazioni regionali sono diminuite in valore del 4,8 per cento, riflettendo il calo delle vendite nei paesi dell’Unione europea (-7,2 per cento). Nel comparto dei mezzi di trasporto – il principale settore di specializzazione dell’export abruzzese – le vendite all’estero sono tornate a contrarsi (-8 per cento), dopo due anni di ripresa sostenuta. Tra i comparti del made in Italy, le esportazioni sono diminuite nel settore del tessile e dell’abbigliamento (-8,7 per cento) e in quello del legno e dei prodotti in legno (-17,8 per cento); hanno ristagnato nel settore alimentare.

Con il protrarsi della crisi, la redditività delle imprese abruzzesi è diminuita, collocandosi su livelli storicamente bassi; le condizioni di indebitamento e di liquidità sono ugualmente peggiorate. È aumento il numero di imprese che escono annualmente dal mercato a causa delle situazioni di crisi aziendale.

Lo scorso anno le condizioni del mercato del lavoro in Abruzzo hanno mostrato segnali di progressivo deterioramento. L’occupazione ha mediamente tenuto, anche per effetto dell’accresciuto ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Allo stesso tempo, è fortemente aumentato (circa il 30 per cento rispetto al 2011) il numero di persone in cerca di occupazione. Il tasso di disoccupazione è di conseguenza salito dall’8,5 al 10,8 per cento. Valori notevolmente più elevati del tasso di disoccupazione si osservano per le classi di età più giovani.

A dicembre del 2012 i prestiti bancari a soggetti residenti in Abruzzo sono diminuiti dell’1,3 per cento. I finanziamenti alle imprese si sono ridotti pressoché in tutti i settori di attività e in tutte le classi dimensionali. Anche i prestiti alle famiglie hanno rallentato, in particolare nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni; il calo degli acquisti di beni durevoli ha inciso negativamente sulla dinamica del credito al consumo. La contrazione del credito è proseguita nel primo trimestre dell’anno in corso.

La dinamica dei prestiti al settore privato riflette sia la contenuta domanda di credito, in considerazione dell’attuale fase del ciclo economico e dell’elevato grado di incertezza, sia le condizioni di offerta praticate dal sistema bancario, che permangono restrittive, anche alla luce dell’indebolimento dei bilanci delle imprese.

Nei dodici mesi terminanti a dicembre del 2012, i tassi di interesse bancari a breve termine praticati alle imprese della regione sono lievemente aumentati, dal 7,1 al 7,3 per cento. L’incremento è stato più accentuato per le aziende di piccole dimensioni.

Nel 2012 la qualità del credito è ulteriormente peggiorata, per effetto della recessione e della crisi di alcune rilevanti imprese del settore manifatturiero. Nel settore delle imprese, le nuove sofferenze sono aumentate dal 3,0 al 6,3 per cento dei prestiti, collocandosi sui livelli più elevati dall’inizio della crisi. L’incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti alle famiglie consumatrici è rimasta stabile, all’1,5 per cento.

Nel 2012 sono tornati a crescere i depositi detenuti dalle famiglie abruzzesi (4,3 per cento, da una riduzione dello 0,4 per cento nel 2011); vi hanno contribuito le politiche di offerta delle banche volte a sostenere la raccolta. È diminuito l’investimento in titoli di Stato e in azioni, mentre sono leggermente aumentati gli acquisti di quote di fondi comuni che investono in valori mobiliari".

 


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