Gente di mare. Una giornata a bordo di un peschereccio

15 Settembre 2011   15:28  

Porto canale di Pescara. Molo sud. Ci attende il peschereccio Rio di Bruno Scordella che con il figlio Ramon ogni mattina, all’alba o giù di lì, si reca in mare, per ritirare le reti gettate al tramonto del giorno prima. Ogni giorno stessa levataccia, che per Bruno, marittimo di lungo corso, da quando aveva 6 anni, è diventata ormai più che un’abitudine, la sua vita. Ci attendono per portarci a bordo ed insieme andare a racimolare il pescato. Una giornata che abbiamo documentato in un servizio speciale che andrà in onda nei prossimi giorni su Rete8.

Racimolare, sì, perché in questo periodo il pesce scarseggia, soprattutto entro le tre miglia. Il caldo, il problema di sempre dell’Adriatico, per non parlare dei mali del fiume che attende di essere dragato e pulito ben bene con un "restyling" che gli dia, di nuovo, la dignità di essere chiamato fiume. Entro fine settembre i lavori dovrebbero iniziare. Il problema? Secondo Bruno Scordella è la diga foranea che, ci dice, ha salvato tante vite umane, dando un riparo naturale da marosi e intemperie ma avrebbe dovuto essere realizzata più a largo.

Di buon ora salpiamo, percorriamo il fiume verso il mare e il comandante del "Rio" Bruno si fa immancabilmente, come ogni giorno, il Segno della Croce, perché:"Usciamo ma non sappiamo se rientriamo" ci spiega.

Ci allontaniamo dalla costa, all’incirca di un miglio, un miglio e mezzo e Ramon, inizia a tirare le reti. Per lo più cicale, gallinelle, piccole triglie e quando arriva qualche sogliola è una festa, visto che, ultimamente scarseggiano. Dura la vita dei pescatori, ma è la loro vita, ci dicono, alla quale difficilmente, in fondo rinuncerebbero. Nonostante tutto, pesce scarso, difficoltà, fatica, caro gasolio ed ora pure il problema dei fondali.

Bruno e Ramon praticano la piccola pesca, dunque la loro imbarcazione non rientra nel periodo del fermo biologico che finirà per le barche più grandi, all’inizio di ottobre. Mi lascia il timone del piccolo peschereccio per qualche istante, mi spiega che il rispetto per il mare non è mai troppo e alcune delle regole della navigazione che devono essere rispettate e poi mi dice: "Vedi, è semplice. Un po’ di attenzione, è come guidare la macchina!" Bè non proprio, comunque …

Oggi i delfini che qui non mancano non si fanno vedere alla telecamera di Gabriele Di Bonaventura, mentre i gabbiani non disdegnano il pesce che gentilmente Bruno ci fa gettare loro. E dare da mangiare ai gabbiani, piccole meravigliose pesti e pure un po’ "ruffiani", è una piccola soddisfazione perché difficilmente si lasciano avvicinare a pancia vuota.

Torniamo in porto ed ora chi è a terra pazientemente toglie il pesce dalle reti mettendole nelle scafette, pronto per essere portato in tavola e nei ristoranti. A Pescara sono poco più di una decina le imbarcazioni che praticano la piccola pesca. Gente di mare, dalla tempra forte e dal cuore tenero, come questo pezzo di Adriatico e quel fiume che lì finisce la sua corsa in un abbraccio naturale che merita rispetto e cura da una città che vive sul mare ed anche, dovrebbe, per il mare.

Antonella Micolitti


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