Grandi rischi, i periti dell'accusa confermano: "Il terremoto dell'Aquila non fu evento eccezionale"

29 Maggio 2011   09:15  

A pesare come macigni, nella corposa memoria del pm sulla base della quale il Gup Giuseppe Romano Gargarella ha rinviato a giudizio i sette componenti della Commissione Grandi rischi, ci sono le conclusioni a cui è giunto il professor Luis Decanini, nominato ausiliario dei consulenti tecnici del Pubblico Ministero incaricati di riferire sulle cause dei crolli.

Dalla lettura della sua relazione generale sulle caratteristiche del terremoto del 6 aprile 2009 e sulla sismicità dell’area aquilana, allegata alle carte dell'accusa, è possibile avere un'idea sull'entità dell'evento tellurico non contestualizzandolo al nostro Paese o valutando gli effetti che ha avuto sui beni materiali, bensì in relazione a vari terremoti avvenuti in giro per il mondo negli ultimi anni.

Attraverso lo studio degli eventi storici, analizzando una lista di 24 eventi e servendosi di una serie di grafici e tabelle - tutto riportato nella documentazione del consulente della Procura - è stato così possibile giungere ad una amarissima conclusione: "il sisma del 2009 non costituisce la massima intensità osservata a L’Aquila, poiché nel 1349, nel 1461 e nel 1703 si erano già verificati eventi con intensità uguali o maggiori", e ancora: "È interessante osservare (...) che il terremoto di L’Aquila (Mw = 6.3) ricade nella categoria Strong di cui, in media, considerando tutti gli eventi che avvengono nel mondo, si hanno 120 terremoti all’anno. Pertanto, secondo questa classificazione, non ricade tra gli eventi eccezionali".

L'analisi della distribuzione temporale degli eventi con magnitudo maggiore a 4.5 gradi indica "una tendenza al concentramento nelle zone prossime a L’Aquila e un’intensa attività sismica dell’area". Insomma, "la magnitudo del 2009 è stata eguagliata o superata più volte in precedenza. Il rapido esame dei principali eventi sismici storici risentiti a L’Aquila, la ricostruzione del catalogo sismico locale e della legge di occorrenza delle intensità macrosismiche, presentano una sismicità significativa, con eventi ripetuti e intensità elevate".

Scorrendo dati, grafici e commenti si legge poi che "gli eventi si presentano spesso come vere e proprie sequenze sismiche con scosse premonitrici e repliche che si protraggono per diversi mesi". Una serie di criteri scientifici consentono di stabilire il periodo medio di ritorno di un terremoto, tuttavia "dall’analisi complessiva dei diversi valori (...) - afferma il professor Decanini - si desume che l’evento del 6 aprile 2009 presenterebbe un periodo di ritorno minore di quello usualmente considerato di 475 anni".

Il terremoto del sei aprile, spiega poi il consulente dei Pm, "è stato provocato dalla rottura di una faglia orientata secondo l’andamento dell’Appennino" ed "è stato un terremoto distensivo di magnitudo momento MW = 6.3 con profondità focale pari a circa 10 km. 32 Le repliche del sisma definiscono una superficie di rottura che passa direttamente sotto L’Aquila. La scossa principale è avvenuta nell’ambito di uno sciame sismico. Dal 30 marzo 2009 sette scosse ML ≥ 3,hanno preceduto la scossa principale".

Le considerazioni di Decanini fanno il paio con quelle espresse dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Milano e di Pisa, i quali, ricorda il pm Picuti, "in un articolo dal titolo 'Terremoti storici e pericolosità sismica dell’area aquilana', pubblicato sul quadrimestrale Progettazione Sismica, n. 3, settembre/dicembre 2009, dedicato al terremoto dell’Aquila, affermavano, tra l’altro, che: 'il terremoto del 6 aprile rientra perfettamente nel quadro della sismicità di questa area e non rappresenta pertanto un caso eccezionale'".

(MS)


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