I custodi della patata turchesa

Parco nazionale Gran Sasso Laga

14 Marzo 2008   15:14  

I risultati del progetto di recupero dell’antica varietà di Patata turchesa sono stati presentati ieri pomeriggio al Polo Culturale del Parco ad Isola del Gran Sasso, in un incontro compartecipato da numerosi “agricoltori custodi”. L’incontro è stato voluto dall’Ente Parco anche quale momento di confronto, a conclusione della campagna agraria 2007 e alla vigilia della nuova semina, ormai imminente, per valutare attraverso i dati dell’esperienza, i risultati del progetto, per migliorare, con il sostegno degli stessi agricoltori, il disciplinare di coltivazione che il Parco ha provveduto ad elaborare e distribuire, e per giungere a definire gradualmente gli areali del Parco potenzialmente più idonei, da un punto di vista geomorfologico e climatico, alla coltivazione dell’antica varietà, a rischio di estinzione, di patata turchesa o viola.

Il confronto delle esperienze è stato preceduto dalla illustrazione delle fasi e degli obiettivi del progetto di recupero del tubero, la cui presenza è stata individuata ai primi del 2000 nelle frazioni di San Pietro di Isola del Gran Sasso e San Giorgio di Crognaleto. Le fasi preliminari sono, pertanto, consistite nel risanamento e nella micropropagazione in vitro di 30 tuberi, nella selezione di alcuni campi sperimentali di produzione con la restituzione dei tuberi prestati agli agricoltori del Comune di Isola del Gran Sasso che li avevano messi a disposizione del Parco. L’avvio della produzione è avvenuto nel 2005 e nella primavera del 2007 è stato possibile distribuire a 14 agricoltori custodi circa 2615 Kg di patate da seme. Di Nino di Villa Celiera, Cooperativa Rinascita 78 di Accumuli, De Angelis e Santarelli di Amatrice, Matergia di Barisciano, Le Prata di Montereale, Tanga di Valle Castellana, Di Pietrantonio di Arsita, Pina s.a.s. di Castelvecchio Calvisio, Costantini di Santo Stefano di Sessanio, Cooperativa ACF di Assergi, Marzola di Farindola, Pelini di Castel del Monte, Moretti di Campotosto: questi gli agricoltori e le aziende agricole “custodi” per la campagna 2007, la cui provenienza dimostra come i campi di coltivazione abbiano realmente interessato l’intero territorio del Parco e terreni situati ad altitudini comprese tra i 500 m di Farindola e i 1400 di Castel del Monte.

Agli obiettivi del recupero dell’ecotipo e della stesura del disciplinare si aggiungeranno nel futuro il coinvolgimento dei ristoratori dell’area protetta, allo scopo di individuare il miglior utilizzo culinario del tubero, che studi scientifici hanno dimostrato essere particolarmente ricco di proprietà nutritive ed antiossidanti, e la valutazione della possibilità di creare un consorzio di produttori, per promuovere la commercializzazione della patata, il cui colore e sapore possono costituire indubbiamente un valore aggiunto.


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