E' una sorta di paradosso, quello in cui sembra versare negli ultimi tempi l'Ater di Chieti, che si trova a doversi barcamenare tra compensi dirigenziali di entità assai significativa ed una situazione debitoria tutt'altro che rassicurante, tale da far temere per la retribuzione degli stessi dipendenti e per gli inquilini degli appartamenti che l'ente gestisce.
Il gruppo consiliare PD non ci sta, ed ha provveduto a presentare un ordine del giorno, firmato da tutti i membri, per chiedere al sindaco Di Primio di intervenire sulla vicenda presso tutte le sedi opportune, chiedendone conto direttamente all'ente.
Le cifre fornite dai consiglieri PD, del resto, sono più che esaustive in merito alla situazione dell'Ater teatina. In base a quanto dichiarato dall'attuale commissario Antonella Gabini in sede di Regione, le spese di gestione del personale sarebbero passate dai 900.000 euro del 2004 ai circa 2.500.000 del 2012, il compenso del solo direttore dell'ente sarebbe di 324.000 euro lordi all'anno, mentre i debiti accumulati nei confronti della Carichieti si aggirerebbero sui 7 milioni di euro. Il tutto mentre, sempre a quanto dichiarato dalla Gabini in sede di commissione regionale, i dipendenti potrebbero rischiare di non vedersi corrisposti gli stipendi.
L'istituto di credito, di conseguenza, ha chiesto all'Ater di presentare un ipotetico piano di rientro che tuttavia, qualora la normativa regionale dovesse essere modificata, consentirebbe sì all'Ente di porre rimedio al deficit strutturale vendendo a terzi immobili di sua proprietà, ma destinando l'80% dei profitti al ripiano dei disavanzi di bilancio.
"Date le evidenti situazioni di criticità, sia come membri del consiglio comunale che come membri della comunità, non possiamo che considerare inaccettabile che tali somme non siano invece destinate alla ristrutturazione degli alloggi, che in moltissimi casi versano in condizioni tutt'altro che ottimali" - ha affermato Alessandro Marzoli - "anche perché un decreto legge del governo in corso di pubblicazione e consente il riscatto solo da parte degli inquilini e non permette di destinare il ricavato dalla vendita degli immobili per ripianare i debiti".
"In ogni caso" - ha aggiunto Marzoli - "l'Ater stessa verrebbe meno al suo compito di facilitazione dell'accesso alla casa. Siamo dalla parte degli inquilini degli alloggi e dei dipendenti dell'ente, per cui domanderemo al sindaco ed alla giunta di intervenire presso ogni sede istituzionale, nonché di chiedere all'Ater un piano di rientro che preveda meno dirigenti, il taglio dei loro stipendi faraonici e di investire il denaro ricavato dalla vendita degli immobili per ristrutturare le abitazioni".
Secondo Filippo Di Giovanni, in aggiunta, "vi è un evidente disvalore, per quanto riguarda gli stipendi dirigenziali, tra il sistema Ater di Chieti e quello di altre realtà anche più grandi. Più in generale, è proprio a partire da questi grandi centri di dispersione di denaro e di eventuali sprechi che i sistemi di spesa dovrebbero essere razionalizzati, affinché il concetto della spending review trovi davvero corrispondenza a livello locale La domana di alloggi è altissima, e la politica non può dare risposte a tali istanze se dall'altra parte un ente viene destrutturato per pagare chi lo gestisce.".
Lorenzo Ciccarelli