#Istat: L'Italia riparte. Ecco tutti i dati forniti nel "Rapporto Annuale 2015"

20 Maggio 2015   12:25  

Istat: Italia riparte, ok salute e famiglia ma restano disparità

L'Italia riprende fiato e rivede un barlume di ripresa economica alla fine di una lunga recessione, ma si conferma sempre piu' anziana e con enormi disparita' nord-sud sul piano economico, sociale, di benessere e di salute.

Migliora pero' la percezione degli italiani per le proprie condizioni familiari e di salute: le percentuali di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto sono elevate per le relazioni familiari (90 per cento), per i rapporti con gli amici (82 per cento) e per la salute (80 per cento).

Percentuale che decresce se si guarda alla situazione economica. E' la fotografia scattata dall'Istat nel suo rapporto annuale 2015 sulla situazione del Paese. 

Il dato economico e' certamente quello che risalta: dopo cinque trimestri in rosso il Pil torna infatti a segnare un leggero aumento dello 0,3% nel primo trimestre di quest'anno e la crescita acquisita per il 2015 si conferma al +0,2%. Secondo l'Istituto di Statistica e' in lieve miglioramento il mercato del lavoro, anche se il nostro Paese resta lontano dai livelli dei partner europei.

L'occupazione torna a crescere di 88 mila unita', pari allo 0,4%, sottolinea l'Istat, ma "le differenze tra il nostro Paese e l'Ue si accentuano per il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro".

Gli italiani sono piu' istruiti, segnala l'Istat, nel 2014, secondo il Rapporto Annuale, la quota di residenti in possesso di qualifica o diploma di istruzione secondaria superiore e' pari al 35,6% quella di chi possiede un titolo universitario e' del 12,7%.

E il Paese e' sempre piu' multietnico, aggiunge l'Istat, con piu' della meta' degli stranieri si trova bene in Italia e piu' di un terzo molto bene, anche se con marcate differenze territoriali.

Dei 61 milioni di italiani oltre cinque, pari all'8,3 per cento del totale, sono cittadini stranieri. Romeni, albanesi, marocchini e cinesi le quattro comunita' piu' diffuse.

Quanto alla salute, il generale miglioramento delle condizioni di salute della popolazione negli ultimi decenni e' testimoniato dall'aumento della longevita'. Si stima che nel 2014 la speranza di vita sia pari a 84,9 anni per le donne e 80,2 anni 207 per gli uomini, con un guadagno, rispetto al 2000, di due anni per le donne e tre per gli uomini.

Istat: imprese sempre piu' 'micro', si investe poco in ricerca 

Imprese italiane ancora affette da 'nanismo' e che investono pochissimo in ricerca e sviluppo.

Questo il quadro fornito dall'Istat nel Rapporto annuale per il 2015.

"La crisi non ha modificato in misura sostanziale la struttura produttiva dell'economia italiana - si legge nel Rapporto - Nel 2012, la dimensione media - 3,9 addetti per impresa - e' fra le piu' basse d'Europa e il 47,5% degli occupati lavora in imprese con meno di 10 addetti (47,4% nel 2007). Tra i 4,2 milioni di microimprese (meno di 10 addetti), le monoaddetto sono circa 2,2 milioni e generano il 10% del valore aggiunto del sistema produttivo. Spesso si tratta di forme di autoimpiego, cui raramente si associano obiettivi di crescita e produttivita'". 

"Nel 2012 - prosegue il Rapporto - il sistema delle imprese italiane ha investito in R&S solo lo 0,7% del Pil contro l'1,3% dell'Ue28, ma supera la media europea per propensione all'innovazione - 41,5% di imprese innovatrici rispetto a 36,0% nell'Ue28 - e per la registrazione di prodotti di design industriale e marchi".

Istat: mercato lavoro in ripresa, ma Italia lontana da Ue

Mercato del lavoro in lieve ripresa in Italia, con l'occupazione che torna a crescere di 88 mila unita', pari allo 0,4%, ma "le differenze tra il nostro Paese e l'Ue si accentuano per il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro". E' quanto si legge nel Rapporto annuale Istat del 2015.

Nel 2014 - sottolinea il Rapporto - si registrano segnali di ripresa nel mercato del lavoro dell'Ue: il tasso di occupazione sale al 64,9% (+0,8 punti in un anno). In Italia l'indicatore cresce, ma meno della media europea (55,7%, +0,2 punti). Per raggiungere la percentuale dell'Ue, gli occupati dovrebbero aumentare di circa 3,5 milioni.

Per la prima volta dal 2008, il tasso di disoccupazione scende nell'Unione europea (dal 10,8% del 2013 al 10,2) ma non in Italia, dove si attesta al 12,7% (+0,5 punti nell'ultimo anno). Le differenze tra il nostro Paese e l'Ue si accentuano per il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro (che comprende disoccupati e inattivi disponibili a lavorare). Nel 2014 l'indicatore si attesta al 22,9% in Italia e al 13,5% nell'Unione. Marcate le differenze per il gap di genere, che e' di 8 punti in Italia e di 1,6 punti nell'Ue. 

Dopo due anni di calo, nel 2014 l'occupazione torna a crescere in Italia (+88 mila unita', pari allo 0,4%). Tuttavia, i divari territoriali non accennano a diminuire: la crescita riguarda soltanto il Centro-nord mentre il Mezzogiorno perde 45 mila occupati (-0,8%).

Istat: in Italia quasi 61 mln residenti, 8,3% stranieri

Al primo gennaio 2015 i residenti nel nostro Paese sono poco meno di 61 milioni, dei quali oltre 5, corrispondenti all'8,3% del totale, sono cittadini stranieri. E' quanto emerge dall'ultimo Rapporto Annuale dell'Istat, secondo cui oltre il 40% degli immigrati vive nelle citta' del centro-nord: romeni, albanesi, marocchini e cinesi le quattro comunita' piu' diffuse. Piu' della meta' degli stranieri over 14 dichiara di trovarsi "bene" da noi e piu' di un terzo di trovarsi "molto bene", seppure con forti differenze territoriali. I cinesi sono quelli che riferiscono una condizione peggiore: prendendo a riferimento la loro comunita', si calcola che i filippini hanno il quadruplo delle possibilita' di trovarsi bene in Italia, gli ucraini e i romeni il triplo, gli albanesi, i polacchi, i moldavi, gli indiani, i tunisini e i marocchini poco piu' del doppio.

Non si notano differenze tra uomini e donne mentre hanno un effetto favorevole su una percezione molto positiva l'essere occupato e il possesso di un titolo di studio.

La maggior parte degli immigrati fonda la propria rete di relazioni soltanto sui familiari (59%), il 12,4% puo' contare oltre che sui familiari anche su amici, colleghi di lavoro e vicini di casa, il 9,3% trova riferimenti importanti anche tra persone appartenenti ad associazioni o gruppi. Tra i bambini (6-13 anni), tra i quali c'e' una forte presenza di seconde generazioni, molti hanno amici sia italiani che stranieri (83%); circa uno su 10 ha amici soltanto italiani, mentre il 2,6% ha soltanto amici connazionali. Per sette bambini stranieri su 10 il miglior amico e' un italiano.

Istat: italiani diffidenti, solo uno su 5 si fida degli altri 

In Italia ci si fida poco l'uno dell'altro: solo poco piu' di un quinto della popolazione di 14 anni e piu' ritiene che la gran parte delle persone sia degna di fiducia (la media dei Paesi Ocse e' circa il 33%). E' uno dei dati che emergono dall'ultimo Rapporto Annuale Istat, secondo cui i livelli di fiducia piu' alti sono rilevati tra le persone di status sociale elevato. La quota di coloro che hanno fiducia negli altri e' piu' alta - pari al 32% - per chi e' impegnato in attivita' associative e nelle citta' del centro-nord (25,3%) mentre i livelli piu' bassi (16,9%) si registrano nei centri urbani meridionali. 

Istat: italiani soddisfatti di famiglia e salute, meno per finanze 

In Italia, le percentuali di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto sono elevate per le relazioni familiari (90 per cento), per i rapporti con gli amici (82 per cento) e per la salute (80 per cento). Sono invece meno coloro che si ritengono molto o abbastanza soddisfatti per il tempo libero (63,8 per cento) e per la situazione economica (41,8 per cento). E' quanto si apprende dal rapporto annuale Istat del 2015. Lungo un gradiente territoriale da nord a sud, la percentuale di persone soddisfatte decresce, in particolare per la situazione economica e il tempo libero.

Per quanto riguarda la dimensione economica, il cuore verde, la citta' diffusa e le citta' del Centro-nord (sistemi prevalentemente centro-settentrionali) raccolgono la piu' alta percentuale di residenti soddisfatti; di contro, la quota dei soddisfatti e' inferiore per i sistemi locali del Mezzogiorno, soprattutto nei territori del disagio. Per quanto riguarda gli aspetti relazionali, il grado di soddisfazione prescinde dalla tradizionale localizzazione geografica ed e' maggiormente connesso alla forma di urbanizzazione e alla dimensione dei centri abitati. Il livello di soddisfazione piu' elevato si registra nelle aree caratterizzate da una maggiore presenza di piccoli comuni (fino a duemila abitanti) e tocca un minimo nei territori del disagio.

Istat: piu' di una coppia su 3 sceglie il matrimonio civile

Nel 2013 oltre una coppia di sposi italiani su tre ha scelto il rito civile: nelle citta' del centro-nord i matrimoni civili superano quelli religiosi, mentre nel Mezzogiorno interno sono celebrati con rito civile poco meno di 16 matrimoni su 100. A renderlo noto e' il Rapporto Annuale Istat 2015. Piu' di un nato da genitori italiani ogni quattro ha i genitori non coniugati, uno su tre nel centro-nord. Sempre nel 2013 sono stati celebrati oltre 26mila matrimoni con almeno uno degli sposi straniero (circa il 13% del totale contro il 4,8% del 1995): si va dal 19,3% nelle citta' del centro-nord al minimo del 4,3% nei "territori del disagio", dove gli stranieri sono del resto meno presenti. Ovunque la quota piu' consistente e' rappresentata dai matrimoni misti e, in particolare, da quelli in cui la sposa e' straniera e lo sposo italiano.

Istat: stranieri in Italia, piu' della meta' si trova bene

Piu' della meta' degli stranieri si trova bene in Italia e piu' di un terzo molto bene, anche se con marcate differenze territoriali. E' quanto emerge dal Rapporto annuale 2015 dell'Istat. La comunita' che si trova meglio nel nostro Paese e' quella dei filippini, seguita da ucraini e romeni, mentre sono i cinesi a dichiarare di trovarsi peggio in Italia.

La valutazione delle proprie condizioni di vita da parte degli stranieri risente delle specificita' territoriali: la situazione migliore si osserva tra quanti vivono nelle citta' del Centro-nord: qui, e nella 'citta' diffusa', si riducono le distanze tra le diverse collettivita', mentre nelle aree meridionali, ad eccezione dei centri urbani, la percezione di vivere bene si rafforza non solo per i filippini, ma anche per romeni, albanesi, marocchini, tunisini e indiani e quindi le differenze tra le diverse collettivita' aumentano. Tra gli stranieri che esprimono una valutazione molto positiva delle proprie condizioni di vita in Italia, a parita' delle altre condizioni, non emergono differenze tra uomini e donne. 

Sono oltre il 60% gli stranieri che sostengono di parlare e comprendere l'italiano molto bene, ma di avere difficolta' a scrivere e leggere (58,4 e il 49,8%). Il 60% degli stranieri parla in italiano con gli amici e il 38,5% in famiglia. 

Piu' di otto cittadini stranieri su dieci hanno nella propria rete di relazioni sociali persone cui potersi rivolgere in Italia. I territori del Centro-nord, e soprattutto le citta', sono i contesti in cui gli stranieri possono contare su una solida rete sociale di riferimento (87,1 per cento). Il 61,9% ha una rete di soli connazionali (soprattutto familiari), il 15,5% di soli italiani, il 20% ha una rete mista.

Gli stranieri che vivono in Italia da piu' tempo e quelli che non hanno difficolta' con la lingua italiana hanno una maggiore propensione a sviluppare relazioni personali con gli italiani: una situazione di vantaggio - rileva l'Istat - si osserva anche per le donne straniere, probabilmente connessa al fatto che hanno piu' occasioni di frequentare persone italiane e sono piu' spesso coinvolte in forme di socializzazione al di fuori della famiglia.

Tra i bambini stranieri (6-13 anni), tra i quali e' forte la presenza di seconde generazioni, molti hanno amici sia italiani che stranieri (83%); circa uno su dieci ha amici soltanto italiani, mentre il 2,6 per cento ha soltanto amici connazionali. Il 69,1 per cento dei bambini stranieri, inoltre, ha il migliore amico di nazionalita' italiana: tale preferenza e' simile in tutte le diverse aree del Paese. 

Istat: per le donne salute migliore degli uomini ma solo al nord

Le donne hanno un vantaggio nelle condizioni oggettive di salute in tutte le aree territoriali, a eccezione del Mezzogiorno interno e dell'altro Sud, dove non si osservano differenze di genere. Sempre nel territorio dell'altro Sud si registrano le differenze piu' pronunciate con un rischio di cattive condizioni di salute mentale del 46 per cento piu' elevato rispetto agli uomini. Emerge anche un forte svantaggio femminile nelle aree del cuore verde (+40 per cento). E' quanto si apprende dal rapporto annuale Istat del 2015.

Istat: italiani sempre piu' istruiti, studenti stranieri +2,1% 

Italiani sempre piu' istruiti. Nel 2014, secondo il Rapporto Annuale Istat 2015, la quota di residenti in possesso di qualifica o diploma di istruzione secondaria superiore e' pari al 35,6% quella di chi possiede un titolo universitario e' del 12,7% (tra le donne il 13,5). L'incidenza degli individui che hanno al massimo la licenza elementare - pari a un quinto della popolazione - e' del 59,5% tra gli over64 ma solo dell'1,6% tra i giovani di 15-19 anni.

Nell'anno scolastico 2013/14 cresce leggermente la partecipazione al sistema scolastico, grazie anche agli alunni stranieri: il tasso di scolarita' della fascia di eta' 14-18, calcolato considerando solo gli iscritti alla scuola secondaria di secondo grado, ha raggiunto il 93,6% (era il 93,1 l'anno precedente). Lievita la presenza di alunni stranieri (+2,1% rispetto all'anno precedente): sono oltre 800mila, il 9% della popolazione scolastica. 

Aumenta, in particolare, la presenza di alunni stranieri nati in Italia (piu' 11,8%), che ormai sopravanzano i figli dei migranti arrivati in Italia dopo la nascita. Nella scelta dell'indirizzo di studi secondari gli italiani si orientano prevalentemente verso i licei (43,7% nell'anno scolastico 2013/14) e gli istituti tecnici (33,1%). Al contrario, gli studenti stranieri scelgono piu' di frequente gli studi professionali e tecnici. I ragazzi stranieri nati all'estero frequentano in maggioranza gli istituti professionali (dove studia il 39,5%), quelli nati in Italia gli istituti tecnici (il 41,1%) e in misura minore, i licei (dove si iscrive il 26,2%). Il tasso di partecipazione all'istruzione universitaria (delle persone di 19-25 anni) e' pari al 26% ed e' piu' alto nelle citta' del centro-nord (27,7%) e nel Mezzogiorno interno (27,9%). 

Istat: migliora salute italiani ma disparita' sociali e nord-sud

In Italia il generale miglioramento delle condizioni di salute della popolazione negli ultimi decenni e' testimoniato dall'aumento della longevita'. Si stima che nel 2014 la speranza di vita sia pari a 84,9 anni per le donne e 80,2 anni 207 per gli uomini, con un guadagno, rispetto al 2000, di due anni per le donne e tre per gli uomini. E' quanto riferisce il rapporto annuale Istat del 2015. Non si sono, tuttavia, annullate le diseguaglianze territoriali e socio-economiche nella salute, che mostrano ancora uno svantaggio per chi ha una posizione sociale piu' fragile, soprattutto se risiede nelle aree del Mezzogiorno.

La quota di persone in cattive condizioni di salute oggettiva, vale a dire che riferiscono di avere limitazioni funzionali, patologie croniche gravi o invalidita' permanenti, a parita' di eta', e' del 17,7 per cento nel Centro-nord e del 20 per cento nel Mezzogiorno.

Le differenze geografiche - riferisce l'Istat - sono ancora piu' accentuate se si considera la popolazione anziana: al Nord la quota si attesta al 49,9 per cento e nel Mezzogiorno raggiunge il 58,2 per cento. Analoghe differenze emergono per la salute percepita e la salute mentale.

La geografia delle condizioni di salute, letta mediante i gruppi che tengono conto della struttura socio-demografica del territorio, conferma complessivamente lo svantaggio del Mezzogiorno. Per le condizioni di salute oggettiva della popolazione di 25 anni e piu', a parita' di eta' e dei principali determinanti della salute, il rischio di cattiva salute per chi risiede nei centri urbani meridionali, nelle aree del Mezzogiorno interno e nell'altro Sud e' lievemente piu' elevato rispetto a chi risiede nelle citta' del Centro-nord.

La geografia della salute percepita dai cittadini evidenzia ancor piu' lo svantaggio delle aree del Mezzogiorno e, tra di esse, emerge nettamente una situazione peggiore nei centri urbani meridionali, dove il rischio di cattive condizioni di salute e' del 50 per cento superiore rispetto alle citta' del Centro-nord.

La situazione migliore si osserva invece nella citta' diffusa.

Tra gli anziani il rischio di cattive condizioni oggettive di salute e' di circa un terzo superiore per quelli residenti nei centri urbani meridionali e nei territori del disagio rispetto a quanti vivono nelle citta' del Centro-nord.

Lo svantaggio si conferma anche rispetto alla percezione della salute e dello stato mentale nei centri urbani meridionali (rispettivamente +87 e +53 per cento) e nei territori del disagio (rispettivamente +67 e +51 per cento)".

Al Centro-nord risorse economiche scarse incidono di piu' sulle cattive condizioni di salute. Nelle citta' del Centro-nord e nella citta' diffusa il rischio di cattiva salute oggettiva tra chi ha risorse economiche scarse aumenta di circa il 30 per cento. Nelle aree territoriali del Sud, la condizione economica, pur restando un fattore di rischio significativo, ha un effetto minore e raggiunge al massimo un incremento del 19 per cento. 

Nei centri urbani meridionali e nei territori del disagio chi vive da solo ha i maggiori svantaggi per la salute. Le persone che vivono sole sperimentano un rischio di cattive condizioni oggettive di salute superiore a quello delle persone che vivono in coppia con figli. L'effetto e' piu' pronunciato nei centri urbani meridionali e nei territori del disagio (rispettivamente del 34 e del 29 per cento)". 

Anche il titolo di studio influisce.

"Il titolo di studio elevato e' un vantaggio soprattutto nel Mezzogiorno. Il titolo di studio, proxy del livello sociale di appartenenza, e' una determinante importante della salute, ma tale fattore ha un effetto superiore nei centri urbani meridionali e nel Mezzogiorno interno, dove il rischio di cattive condizioni oggettive di salute, per chi ha un titolo di studio basso, aumenta di circa il 70 per cento rispetto a chi ha un livello di istruzione piu' alto.

Per quanto riguarda la salute mentale, il titolo di studio ha maggiore effetto nelle aree dell'altro Sud dove chi ha conseguito la licenza elementare sperimenta un rischio del 60 per cento superiore". 

Istat: nelle citta' non aumentano mezzi trasporto 'ecologici'

Rispetto al 2012 non cresce nelle citta' la dotazione di mezzi di trasporto ad alimentazione ecologica: nell'ultimo anno gli elettrici e/o ibridi sono in media il 2,6 per cento e quelli a metano e a Gpl rispettivamente l'8,5 e il 4,8 per cento del parco mezzi. Lo dice l'Istat nel suo rapporto annuale nel capitolo dedicato all'ambiente urbano.

Nel complesso le performance in termini di eco-gestione dei servizi offerti ai cittadini appaiono migliori di quelle delle equivalenti azioni che le amministrazioni riservano alla gestione dei propri uffici e processi amministrativi.

Nel primo caso si osserva l'eterogeneita' geografica gia' ravvisata nelle dimensioni precedenti. Nel secondo emergono positivamente le posizioni di Padova, Torino e Bologna e, intorno al valore medio delle grandi citta', si collocano sette capoluoghi tra i quali anche il Mezzogiorno e' ben rappresentato. Le ultime due dimensioni sono riferite alla qualificazione smart delle citta', sia in termini di impiego di applicazioni tecnologiche innovative per la gestione delle reti infrastrutturali e dei sistemi informativi, sia nella proposizione di progetti di innovazione eco-sociale finalizzati alla promozione di comportamenti individuali e contesti di fruizione collettiva eco-sostenibili.

L'Istat sottolinea che la mobilita' urbana e il settore energetico sono "due componenti dell'ecosistema urbano in cui l'innovazione tecnologica produce i maggiori benefici nell'ampliare l'offerta e migliorare l'efficienza dei servizi".

In particolare nell'area della smart mobility e' diffusa (e in crescita rispetto al 2012) la disponibilita' di sistemi di infomobilita che permettono di raggiungere gli utenti della mobilita' urbana in tempo reale quali: i pannelli stradali a messaggio variabile (presenti in 56 capoluoghi), i sistemi di pagamento elettronico della sosta (disponibili in 41 citta'), le applicazioni per dispositivi mobili (disponibili in 20 citta'), gli avvisi sul traffico via SMS (servizio attivo in otto capoluoghi inclusi Genova, Verona e Bologna).

A supporto della migliore fruizione del trasporto pubblico le amministrazioni attivano servizi web interattivi, quali applicazioni di travel planner per il calcolo degli itinerari (disponibili nel 2013 in 27 citta') o la possibilita' di acquisto di titoli di viaggio on line (in 25), e hanno installato paline elettroniche alle fermate dei mezzi pubblici (fra i grandi comuni questa infrastruttura non e' presente solo a Taranto, Palermo e Messina).

Nell'area della smart energy nel 2013 circa il 30 per cento dei capoluoghi (soprattutto del Nord) ha installato punti di ricarica su strada per i veicoli elettrici e tutte le amministrazioni promuovono iniziative per il miglioramento dell'efficienza energetica dell'illuminazione pubblica: la dotazione di lampioni fotovoltaici e' ancora marginale (0,7 per mille dei punti luce dei comuni), ma alcune realta' locali stanno investendo su questa tecnologia (Venezia in particolare e' passata in un anno da 0 a 505 punti luce fotovoltaici); i lampioni con lampade a LED (in media pari al 4,8 per cento dei punti luce delle citta') crescono del 40 per cento in un anno, con le migliori performance a Cagliari dove coprono la totalita' dell'illuminazione pubblica. Considerando le produzioni da fonti rinnovabili, 105 citta' (incluse tutte le maggiori) sono proprietarie a vario titolo di impianti fotovoltaici, e un numero piu' contenuto produce in proprio energia da impianti idroelettrici, geotermici ed eolici.

Sempre tramite installazioni proprietarie le amministrazioni applicano un uso efficiente dell'energia utilizzando pannelli solari termici (78 citta'), pompe di calore ad alta efficienza (24 citta') o impianti a biomasse o biogas (20 citta').

Cresce anche la volumetria degli edifici serviti da teleriscaldamento, una tipologia di impianto ad alta efficienza presente in 31 citta' (assente nei capoluoghi del Mezzogiorno). In termini di utilizzo di applicazioni tecnologicamente innovative a vantaggio della qualita' dell'ambiente e dei servizi ambientali, tutte le citta' del Centro-nord mostrano buone performance, mentre nel Mezzogiorno si qualificano positivamente Catania e Bari. Infine, le amministrazioni sono impegnate nella proposizione di numerosi progetti di innovazione eco-sociale.

Nel campo dei servizi eco-sistemici che possono essere garantiti dalle aree del verde urbano, molte citta' (57) promuovono la diffusione degli orti urbani, una pratica che, oltre al valore ambientale, sociale e didattico, contribuisce a preservare dall'abbandono e dal degrado le aree verdi interstiziali tra le superfici edificate. Per limitare l'inquinamento luminoso, i lampioni con sistemi di luce orientata verso il basso e schermata sono il 56,1 per cento dei punti luce (+4,2 per cento in un anno): in 13 capoluoghi questa tipologia e' estesa alla totalita' dei punti luce (a Bari e Cagliari tra le grandi citta'). Ulteriori progetti eco-sociali, orientati a promuovere anche la sicurezza alimentare, riguardano le scelte di acquisto di alimenti biologici certificati per le mense delle scuole comunali (li effettuano 76 comuni).

Infine, anche in questo campo sono numerose le iniziative nell'area della mobilita sostenibile: 63 citta' hanno istituito Zone 30; 105 capoluoghi dispongono di una buona dotazione di piste ciclabili (superiore alla media, pari a 19 km ogni 100 km2); in 58 citta' (prevalentemente del Centro-nord) e' attivo un servizio di bike sharing; in 22 capoluoghi (anche in questo caso con forte concentrazione tra le citta' del Nord) i cittadini possono utilizzare il car sarin.

Queste due aree sono quindi quelle in cui si attivano maggiormente le leve della smartness urbana: l'innovazione tecnologica, soprattutto nel campo delle comunicazioni, offre la possibilita' di migliorare l'efficacia dell'azione amministrativa e l'efficienza dei servizi, mentre l'innovazione eco-sociale consente di promuovere o assecondare lo sviluppo di nuove forme di socialita' e di partecipazione.

In termini di innovazione eco-sociale, alcune citta' del Centro-sud (Firenze, Roma, Napoli e Palermo) mostrano buone performance superiori alla media nazionale, insieme ad alcune citta' del Nord che emergono per buona applicazione di policy ambientali per il complesso delle dimensioni (Bologna, Torino e Genova).

Nel rapporto Istat viene rilevato che dall'orientamento delle amministrazioni a una gestione sostenibile del territorio dipende la qualita' dello sviluppo urbano. Tuttavia, se da un lato le politiche improntate all'innovazione e alla sostenibilita' godono del piu' ampio consenso sociale e possono contare sulla disponibilita' di una ricca strumentazione di piano, dall'altro la congiuntura economica ha inasprito la competizione fra le diverse destinazioni della spesa pubblica, imponendo soprattutto agli enti locali, e tanto piu' nelle aree urbane economicamente e socialmente piu' fragili, un limite severo agli investimenti.

La lettura aggregata dei dati mette a fuoco, in particolare, uno dei termini del problema: la debolezza delle grandi citta' meridionali come motori dell'innovazione, ben illustrata dalla distanza fra la performance complessiva dei grandi comuni del Mezzogiorno e quella dei loro omologhi del Centro e del Nord nelle aree dell'innovazione tecnologica, dell'innovazione sociale e della trasparenza/partecipazione.

Le differenze presenti anche nell'aerea della pianificazione e programmazione denunciano, inoltre, una diffusa difficolta' delle citta' meridionali ad assumere il ruolo di centri di sperimentazione e irradiazione di buone pratiche nelle politiche ambientali e nel governo del territorio. In termini di performance aggregata, il profilo delle grandi citta' del Mezzogiorno non si discosta, se non in peggio (su quattro dei sei assi), da quello medio dei 116 comuni capoluogo. Nelle altre ripartizioni, invece, la performance delle grandi citta' e', su tutti gli assi, superiore alla media.

La rappresentazione delle performance individuali delle principali realta' urbane sintetizza l'informazione qualitativa sui punti di forza e di debolezza delle diverse citta'. La polarizzazione territoriale e' molto evidente, e particolarmente netta sul piano della gestione eco-sostenibile, dell'innovazione tecnologica e della trasparenza e partecipazione.

Infine, performance complessivamente meno positive per le grandi citta', ma con polarizzazioni territoriali ancora piu' accentuate, si rilevano per la pianificazione e programmazione, l'innovazione sociale e per le azioni di self-governance.


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