L'Aquila, regolamento atteso da anni: gli chalet non possono aprire

Intanto la disparità con gli esistenti

20 Gennaio 2009   15:35  

C'è chi può e chi non può. Sembra potersi riassumere così la filosofia che guida il Comune dell'Aquila nella gestione dei chioschi installati su suolo pubblico, bar, fiorai, pizzicagnoli che siano.

Mentre da anni, almeno dalla prima metà dei Novanta, si parla di un nuovo regolamento che dovrebbe normare la concessione di aree pubbliche a privati per la realizzazioni di chioschi o gazebo, ad oggi questo regolamento ancora non c'è. Almeno ufficialmente, perchè una bozza pare ci sia, ma girovaga negli uffici comunali senza ancora approdare in Consiglio comunale tantomeno in commissione.

Di conseguenza nell'ultimo decennio solo in pochi hanno avuto il privilegio di vedersi autorizzare ad hoc l'installazione di un manufatto, con la produzione del blocco di numerose pratiche, inoltrate allo Sportello Unico, e la conseguenza che diverse attività produttive non sono mai potute sorgere.

Di contro la vita non è stata facile neanche per coloro che un'attività già ce l'avevano, che nella schizzofrenia amministrativa si sono visti diventare abusivi dalla sera alla mattina, elevare contravvenzioni salatissime o, nella peggiore delle ipotesi, sono stati interessati da ordinanza di rimozione del chiosco.

Proprio l'utilizzo di quest'ultimo strumento suscita non poche perplessità: sono diversi i chioschi in città che hanno cessato la loro attività da anni e proprio per questo nei loro confronti è stata emanata l'ordinanza di sgombero. In virtù del fatto che, naturalmente, non si può continuare a tenere occupato parte di suolo pubblico, seppur a fronte del pagamento di un canone annuale di irrisoria entità, se non si svolge alcuna attività su quell'area che, magari, potrebbe tornare in possesso della collettività o essere riassegnata ad altri che aspirerebbero ad intraprendere un'analoga iniziativa economica.

Solamente nei confronti di uno di questi si è però proceduto con la demolizione. Solo uno nell'arco di anni e anni e nel ricco panorama di "irregolari".

Il chiosco dei fiori che si trovava, almeno fino a qualche notte fa, davanti il tribunale del capoluogo, quando una squadra di sei operai comunali, guidati da ben due tecnici dell'ente, alla presenza di una pattuglia di carabinieri e niente di meno che del direttore generale del Comune Cordeschi, ha proceduto alla sua rimozione.

Il motivo per il qule si sia intervenuto verso le ore 22 non ci è dato saperlo, certo è che solo uno dei tanti chioschi non perfettamente in regola (sarebbe poi curioso sapere a quali norme bisogna attenersi per esserlo, vista la richiamata assenza di un regolamento) ma quantomeno attivo, è scomparso nell'arco di poche ore.

Aspettiamo insieme alla città che l'amministrazione intervenga per normare il commercio su aree pubbliche e l'insedimamento dei chioschi, per dare spazio all'economia e al commercio ma anche alla democrazia e alle regole.

(MS)


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