L'addio a Pamela e Maria Grazia nel piccolo cimitero di Vigliano

La lettera di Maria Grazia dopo il sisma

08 Aprile 2011   10:01  

Si celebrerà questa mattina alle 11,30 nel piccolo cimitero di Vigliano, il funerale di Pamela e Maria Grazia, le ragazze morte nella notte tra il 5 e 6 aprile in un tragico incidente d'auto mentre tornavano a casa dopo la fiaccolata.

A presiedere la messa sarà l'arcivescovo Giuseppe Molinari.

Ieri a Vigliano è stata una giornata di lutto. Tantissime le persone arrivate, parenti, amici, e colleghi per esprimere cordoglio e vicinanza ai familiari.

A cui si unisce anche tutta la redazione di Abruzzo24ore.tv.

Una lettera di Maria Grazia Rotili dal qundicinale dell'arcidiocesi ''Vola''


'' L’Aquila 06.04.09. È notte. Una mano sfiora dolcemente i miei capelli: riconosco il profumo di mia madre. È lei che è seduta sul mio letto proprio accanto a me.

All’improvviso sento sbattere le tapparelle, i libri iniziano a cadere dalla libreria e la mia camera continua ad oscillare, in modo sempre più violento, da una parte all’altra. Io ferma, immobile, impietrita da tanta violenza.

Passano alcuni secondi, credevo che finisse ma non era così...

I 20 secondi più lunghi di tutta la mia vita erano appena passati: ma cosa sta succedendo? II terremoto... non posso crederci! Usciti tutti fuori continuavo, confusa, a guardare il volto dei miei paesani e dei miei familiari sconvolti, troppo segnati, ed è proprio per questo che decidemmo di rimanere a dormire in macchina.

Accendo la radio per sbaglio, volevo cercare di svagarmi ascoltando un po’ di musica ma questo mi fu
impossibile...trasmissioni interrotte per annunciare che L’Aquila alle 3:32 era stata distrutta da un terremoto di magnitudo 5,8. Inevitabili le lacrime che non riuscivano a fermarsi perché non riuscivo a contattare nessuno dei miei amici, nessuno dei miei compagni di classe: per alcuni giorni finché non ho sentito la loro voce ho vissuto anche con questa angoscia.

Non potevo accettare che la mia città fosse distrutta...tanti pensieri continuavano a passarmi nella testa...la prima
volta che ho percorso sola quelle vie, il primo bacio in quel posto che adesso non c’è più, il solito bar che era nostro ogni giorno che non si andava a scuola, il corso, le chiese, tutto!

Inizia il bilancio delle vittime da 9 a 20 e così via
sempre ad aumentare. Giorno e notte alla lista nera si aggiungevano altre persone fino ad arrivare a 295 morti complessivi. Tremo. Ho paura. Mi sento spaventata e piango.

Avevo solo voglia di piangere e stare con me stessa. Pensavo alla mia prof. Mariagrazia Semperlotti che quella stessa notte ha perso la vita, a Susanna e non riuscivo a rassegnarmi all’idea. Non avevo neanche la forza di reagire ma poi parlando con un mio professore più saggio di me ho capito che dovevo farlo prima per me e poi per 295 persone che ingiustamente avevano perso la vita per un terremoto che non potevamo prevedere... nonostante abbia aiutato, come volontaria della protezione civile a montare tende nei vari campi e a preparare i letti per le persone che ormai erano sfollate non mi sentivo pienamente soddisfatta perché avrei voluto fare molto di più.

Ho imparato molto da questa esperienza, molte cose le guardo sotto un altro punto di vista, vedo tutto in modo diverso meno superficiale ecco... Tutto ha un valore nella nostra vita dalla cosa più insignificante alla cosa più importante come può essere una casa ad esempio... Adesso amo la vita ancora più di prima...''.


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