L´intervento di Franco Santellocco (Cgie e Cram Abruzzo)

17 Marzo 2008   09:24  
Presidente della V Commissione del Cgie, Franco Santellocco è intervenuto ai lavori della Commissione continentale Europa-Nord Africa, conclusasi 16 febbraio scorsi a Marrakech (Marocco), presentando una relazione in cui ha, da un lato, fatto il punto della situazione sulle attività del Consiglio Generale e, dall´altro, individuato le linee direttrici per la futura attività del Cgie, anche in rapporto con l´attività degli eletti all´estero e con il ruolo dei Comites. La riportiamo integralmente di seguito.

"Quest’anno 2008 si è aperto all’insegna di nuovi impegni del Governo e delle istituzioni per gli italiani all’estero. Sono impegni che convergono verso importanti riforme di sistema che potrebbero giungere a svolte decisive anche grazie alle risorse destinate dalla Legge Finanziaria varata nel mese di dicembre 2007 e che prescindono dall’attuale fase politica e dai suoi sbocchi - ha detto Santellocco (nella foto), che è anche componente del Cram Regione Abruzzo - Il rafforzamento delle risorse per l’assistenza per le persone in difficoltà la razionalizzazione dei servizi della rete consolare e potenziamento degli uffici con maggior carico di lavoro; l’informatizzazione e l’integrazione dei servizi consolari; l’attuazione di una migliore programmazione dei canali televisivi a seguito della revisione della Convenzione con Rai International; le riforme della legge sull’editoria, della legge 153/71 sulla scuola e cultura italiana all’estero, della Legge sulla cittadinanza e di quella sull’Associazionismo 383 del 2000 per renderla più coerente con i bisogni delle nuove generazioni di italiani nel mondo.

"Accanto a questi interventi strutturali si collocano iniziative attese da molto tempo come la realizzazione del Museo dell’emigrazione italiana e della Prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo.

La prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo rappresenta senza dubbio uno dei maggiori impegni del Cgie rivolto a rafforzare il legame tra le ultime generazioni di italiani nel mondo e le loro radici alla riscoperta di una nuova identità di cittadini protagonisti del destino dell’Italia nel mondo. Dopo l’approvazione del Documento propositivo avvenuta durante l’Assemblea plenaria del novembre 2007, è iniziato un articolato percorso di preparazione della Conferenza a tutti i livelli associativi di base con la partecipazione dei Comites: incontri (l’ultimo si è tenuto il 25 gennaio ad Algeri) e conferenze (nazionali e continentali) che hanno permesso ai giovani di confrontarsi con le principali tematiche scelte per la Conferenza: l’informazione, l’identità italiana, la interculturalità, l’interscambio, la formazione professionale ed il mondo del lavoro.

"Quest’ultimo aspetto si collega alle riflessioni ed al programma d’azione nati nell’ambito della partecipazione del Cgie alla preparazione del nuovo bando per la formazione degli italiani all’estero e che riguarda la Riforma della formazione professionale destinata agli italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Unione europea.

"La riforma della formazione professionale degli italiani all’estero ha particolare significato per i Paesi dell’Africa del nord dove gli italiani residenti costituiscono un bacino di risorse umane che non è significativo per il proprio numero, ma per il potenziale appoggio che può dare alla politica estera italiana nell’area. Agli italiani residenti va poi aggiunta la moltitudine di persone italiane, in gran parte giovani, le quali non sono adeguatamente rappresentate nelle statistiche ufficiali che utilizzano categorie e parametri ispirati dall’emigrazione storica (fortemente legati al dato della residenza anagrafica), ma che fanno parte di un universo transnazionale di persone italiane che condizioneranno il futuro dello sviluppo delle relazioni economiche e sociali dell’Italia con questi Paesi. Questo mondo italiano va sostenuto dalle istituzioni non solo con le politiche di investimento di beni e di capitali, ma anche attraverso l’intervento formativo che valorizzi e renda produttivo il potenziale umano incorporato nei flussi di competenze, di conoscenze e di lavoro generati da lavoratori, esperti, tecnici, imprenditori, studenti e ricercatori che continuamente si spostano dall’Italia verso le sponde meridionali del Mediterraneo.

Nel programma di riforme e di nuove iniziative appena descritto, il Cgie e i Comites sono, dunque, in prima linea alimentando i dibattiti e le riflessioni, ascoltando le associazioni di base, raccordando ipotesi e proposte, monitorando l’azione del Governo, del Mae e delle altre istituzioni coinvolte, supportando e promuovendo l’azione dei Parlamentari eletti. Appaiono completamente fuori luogo, quindi, le voci di coloro che ritengono ormai esaurita la funzione del Cgie e delle altre forme di rappresentanza degli italiani all’estero all’indomani della elezione dei 18 parlamentari della Circoscrizione estero. Occorrerà, invece, porre mano a una riforma della legge istitutiva del Cgie che possa adeguarla ai tempi nella consapevolezza che mentre la rappresentanza politica riguarda il diritto degli emigrati di esprimersi, nella qualità di cittadini, sulle questioni che riguardano il loro Paese, il Cgie e i Comites costituiscono il luogo in cui si manifesta la domanda di democrazia che proviene dalle associazioni, ma anche dalle persone italiane che vivono nel mondo, le quali, pur non avendo lo status di ´emigrato´ rappresentano l’Italia nel mondo. Pensiamo a coloro che si muovono per lavoro, per costruire nuove imprese, per studio o per attività scientifiche e culturali, molti dei quali sono giovani, a coloro, infine che abbiamo cominciato a chiamare "italici" ovvero quelle persone che pur non rispondendo a realtà nazionali precise, formano una comunità globale tenuta unita da un insieme di valori, da una storia comune da uno stesso fondamento culturale, da quello stile di vita che riconosciamo come italiano. Tutto questo universo di italiani nel mondo costituisce una straordinaria risorsa non solo per l’economia italiana, ma anche per l’intera politica estera dell’Italia in tutto il mondo, anche in quelle aree in cui il dato numerico dell’emigrazione non è significativo, ma in cui gli italiani svolgono un ruolo importante. Al Cgie e ai Comites spetta, dunque, il ruolo di rappresentare questi italiani nel mondo valorizzandone la funzione di ambasciatori non formali ma sostanziali della nostra politica estera, gettando un ponte tra vecchia e nuova emigrazione, tra comunità italiane ormai radicate nelle nuove realtà e persone che si mobilitano, tra generazioni diverse di migranti italiani, intercettando quel mondo nuovo di laureati, ricercatori, tecnici e imprenditori che si spingono verso l’Europa, l’America e i paesi emergenti.

"In una visione moderna del fenomeno migratorio italiano, assumono particolare rilevanza contesti geografici e circuiti globali di sviluppo e di competizione economica dove sono presenti gli interessi del nostro Paese e per i quali diventa essenziale non solo la presenza quantitativa di italiani residenti all’estero ma anche la qualità del loro inserimento locale per il potenziale contributo che essi possono dare alla crescita del ´sistema Italia´ e all’attuazione della politica estera dell’Italia. La Regione Euromediterranea è un chiaro esempio di questi nuovi scenari".

Sul tema Regione Euromediterranea fondamentale scenario della politica estera italiana, Santellocco ha, invece, detto che " ben noto che il rafforzamento dei rapporti con i Paesi dell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente è una delle principali direttrici della Politica estera italiana dal secondo dopo guerra in poi, insieme all’integrazione con l’Europa, al consolidamento delle relazioni atlantiche ed all’adesione al sistema politico e di sicurezza multilaterale (Onu e Nato). Gli indirizzi di politica estera italiana che riconoscono al Mediterraneo un interesse strategico–commerciale di primaria importanza dovuto alla vicinanza geografica e alla sempre crescente internazionalizzazione economica e territoriale, stanno alla base della convinta adesione dell’Italia alla Dichiarazione di Barcellona che nel novembre del 1995 ha promosso il Partenariato Euromediterraneo fra gli Stati membri dell’Unione europea e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo con l’obiettivo di costruire un’area di pace e di stabilità. Nel novembre del 2005, con il nuovo vertice di Barcellona si è fatto il bilancio dei dieci anni di vita del processo euro-mediterraneo con risultati buoni anche se inferiori alle aspettative.

"Dal punto di vista della bilancia commerciale dell’Italia con i Paesi dell’area mediterranea si registra un saldo in disavanzo a causa dell’andamento del prezzo dei prodotti energetici. Negli ultimi anni, però, si assiste ad una ripresa delle esportazioni italiane nei Paesi dell’Africa del nord in alcuni settori in cui l’Italia è competitiva con il mercato asiatico: il sistema casa, il sistema moda, la meccanica e i mezzi di trasporto, il comparto alimentare. I Paesi africani che si affacciano al Mediterraneo costituiscono, inoltre, uno dei principali poli di attrazione per gli investimenti produttivi italiani all’estero. Nella graduatoria elaborata da Assocamerestero nel 2007, Egitto e Tunisia si trovano tra i primi 10 Paesi al mondo nei quali le imprese italiane trovano conveniente investire insieme alla Cina, all’India, ad alcuni Paesi dell’Europa Orientale e all’America Latina. L’Africa mediterranea si presenta, infatti, come un interessante approdo per le imprese non solo per i costi del personale, ma anche per i prezzi di altri fattori come l’energia elettrica, l’acqua e i prodotti petroliferi. Numerosi sono i settori in cui l’imprenditoria italiana è presente nell’area, basta citare i programmi di sviluppo delle infrastrutture per la realizzazione di autostrade, ferrovie, porti ed acquedotti, ai quali si aggiunge anche il settore turistico.

"I Paesi del Mediterraneo rivestono, inoltre, una valenza strategica anche nel quadro dei mercati globali e dell’intero sistema geopolitico mondiale. Essi costituiscono non solo una piattaforma commerciale per i Paesi vicini (nella veste di Paesi–ponte) ma anche il punto di collegamento dell’Europa verso l’Asia centrale, della Cina verso l’Europa, ponendosi anche al centro delle direttrici geopolitiche e commerciali della Federazione russa e degli Stati Uniti. A ciò occorre aggiungere che i paesi dell’Africa del nord costituiscono anche le aree di transito da e per l’intera Africa Subahariana.

"Il destino dei rapporti commerciali ed economici è, però, fortemente condizionato alla realizzazione di un processo di integrazione dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo con l’Italia e l’Europa sul piano più ampio delle politiche pubbliche, legislative, sociali, educative e di sicurezza che possano costituire un ambiente favorevole agli investimenti economici e possano infine creare, secondo gli obiettivi di Barcellona, un’area euro-mediterranea di libero scambio entro il 2010. Al processo di integrazione territoriale euromediterranea è dedicata la politica di co-sviluppo del Mediterraneo che l’Italia persegue anche nell’ambito della nuova Politica di Vicinato dell’Unione europea avviata nel 2007 che è finalizzata alla definizione di nuovi strumenti di cooperazione, al rafforzamento della capacità di programmazione degli enti e degli attori locali nell’ambito di processi di partenariato territoriale. Si tratta di una nuova "politica estera di ispirazione civile" attraverso la quale le Regioni e gli Enti locali vengono incentivati a costituire partenariati territoriali per una ricerca di mutui vantaggi per i territori di riferimento. Tali partenariati coprono l’intera politica del territorio approfondendo le relazioni di cooperazione economica e sociale, attivando soggetti pubblici, operatori privati, enti strumentali, centri di eccellenza, mondo della formazione tecnica e superiore, associazionismo, in una logica di sussidiarietà rispetto alle politiche del governo nazionale".

Le prospettive degli italiani all’estero nella Regione Euromediterranea e ruolo del Cgie e dei Comites: su questo tema, il rappresentante degli italiani d´Africa e abruzzesi d´Algeria ha spiegato che "le statistiche ufficiali ci dicono che sono poche migliaia gli italiani che risiedono stabilmente nell’Africa del nord, una piccola percentuale (lo 0,2% circa) di tutti gli italiani all’estero, ma questo dato deve essere legato all’importanza che questi Paesi del Mediterraneo hanno per la nostra politica estera e per gli interessi italiani nell’area che abbiamo appena descritto. In questo senso, la presenza di questi italiani è estremamente rilevante e ne va riconosciuto il valore indipendentemente dalla dimensione numerica. Ma non è tutto: esiste, infatti, in questa parte del mondo una presenza di italiani ´invisibile´ alle statistiche eppure assai determinante per l’apporto che danno e potrebbero ancora di più dare allo sviluppo ed al benessere di tutta l’area. La Regione Euromediterranea, infatti, si è caratterizzata sempre più come ambito di mobilità transnazionale di persone (non solo imprenditori e tecnici) fortemente dinamico stimolato dal movimento degli investimenti economici, dalle attività commerciali e da quelle indotte dai processi di integrazione territoriale che riguardano il mondo delle istituzioni, della formazione della ricerca. Guardiamo, quindi, ad un universo di italiani che sfugge alle statistiche dell’emigrazione in quanto operano sia nei Paesi di destinazione sia nella terra d’origine e che tendono a costituire network professionali o imprenditoriali, vere e proprie comunità transnazionali. Questi nostri connazionali rappresentano le forze più vive e giovani dell’emigrazione di oggi nell’area euromediterranea, essi costituiscono la diplomazia dell’Italia che produce, creano rapporti economici e sociali che legano il territorio di origine (la regione, la città, la comunità locale) con quello di destinazione, provocano la positiva contaminazione tra culture gettando le basi della pace, della sicurezza e del benessere in tutta l’area, creano, infine, il clima più favorevole per il positivo svolgersi dell’azione delle nostre istituzioni all’estero rafforzandone la capacità operativa. Per questi italiani che con risorse insufficienti gettano i ponti verso Paesi che, seppure geograficamente vicini, spesso non offrono ancora garanzie di pace e di stabilità, occorre creare nuove forme di sostegno, di rappresentanza e di mediazione con le istituzioni regionali e nazionali comprese quelle di natura parlamentare. Occorre, ancora, predisporre misure di analisi dello scenario migratorio italiano nei Paesi mediterranei e, in particolare, dell’Africa del nord, che non siano inclini a considerare il dato quantitativo come indice prevalente di riferimento e che, invece, possano valutare la rilevanza della presenza degli italiani nel contesto in cui vivono, il loro potenziale contributo all’affermazione delle linee di politica estera, non solo commerciale, che l’Italia persegue nell’ambito del quadro europeo e comunitario.

"Il Cgie e i Comites sono, così, chiamati a svolgere una insostituibile missione di valorizzazione di tutti i capitali umani, sociali, economici, professionali costituiti dagli italiani che risiedono nei Paesi del Mediterraneo e di quelli che vi si recano come lavoratori, imprenditori o studenti perché possano collaborare al processo di integrazione territoriale euromediterraneo.

Nelle nuove prospettive dell’azione del Cgie e dei Comites per la Regione Euromediterranea può, inoltre, collocarsi l’affermazione di una funzione essenziale di questi organismi per il miglioramento e le conseguenti riforme di tutta l’azione pubblica. Basti pensare, a questo proposito, alla necessità di razionalizzare la spesa pubblica verso quei Paesi del Mediterraneo, nell’Africa del nord, per esempio, che sono destinatari di risorse anche nazionali oltre che comunitarie, come quelle della Cooperazione allo sviluppo. Le politiche di partenariato e di co-sviluppo finanziate dall’Unione europea e da fondi nazionali, infatti, dovrebbero attuarsi secondo criteri di complementarietà e di coerenza rispetto agli interventi di cooperazione per lo sviluppo che rispondono ad altri fini di aiuto e di lotta alla povertà, ma che spesso si sovrappongono creando evidenti sperperi di risorse. Comites e Cgie possono, in collaborazione con il mondo associazionistico locale, contribuire a trasformare gli interventi pubblici nell’area in vere e proprie azioni di sistema rispondenti ai reali bisogni del territorio.

Tutto ciò ha particolare significato anche per i livelli regionali e locali dell’Amministrazione pubblica che intervengono nell’area mediterranea. Qui, infatti, le migrazioni assumono le caratteristiche del fenomeno, ormai sempre più diffuso nel mondo, della "glocalizzazione", ovvero del fatto che i migranti italiani (ma anche di altri Paesi) interagiscono essenzialmente con le città e e i territori specifici di origine creando catene e legami tra luoghi precisi di destinazione e di provenienza. Di qui si aprono nuove considerazioni sul ruolo delle istituzioni territoriali locali, le Regioni in primo luogo, il mondo associazionistico locale, le Consulte regionali per l’emigrazione. Il radicamento territoriale dell’emigrazione deve diventare un fattore importante delle future politiche per gli italiani nel mondo recuperando il dato sensibile del profondo rapporto tra emigrati e luoghi di origine, rafforzando e promuovendo il ruolo delle istituzioni locali che possono meglio interpretare bisogni, aspettative e potenzialità degli emigrati. Istituzioni nazionali ed istituzioni regionali dovranno ricercare nuovi equilibri di cooperazione tra le loro politiche e i loro programmi per l’emigrazione cogliendo anche in questo settore le opportunità offerte dalle trasformazioni costituzionali, dal decentramento amministrativo e dalle spinte dell’Unione europea verso un modello di ´governace´ multilivello della nostra democrazia. Anche questa è una innovazione e costituisce una sfida che potrà essere vinta con la collaborazione del Cgie e dei Comites che potranno svolgere una funzione positiva nel processo complessivo di governance del sistema italiano attivando, per esempio, i propri collegamenti con le regioni di origine e le consulte regionali per l’emigrazione.

"Cogliamo, dunque, l’occasione offerta da questa Commissione Continentale per lanciare un programma d’azione per il Cgie che, recuperando il ruolo di consulenza istituzionale ad esso assegnato dalla Legge: a) predisponga griglie e modelli di analisi dei bisogni e delle potenzialità dei connazionali che operano tra l’Italia, l’Europa e i Paesi dell’Africa del Nord, dei network e delle reti immateriali da loro costituite tra territori di destinazione e luoghi di origine; b) sostenga nel senso di promuovere un nuovo associazionismo qualificato non solo per azioni di rappresentanza ma anche di offerta di servizi verso le istituzioni locali, regionali e nazionali impegnate in progetti e programmi di partenariato territoriale e in azioni di co-sviluppo; c) individui il potenziale di sviluppo costituito dalle comunità o dalle famiglie che discendono dall’emigrazione storica e che hanno raggiunto posizioni importanti nel Paese di residenza; d) promuova una formazione professionale adeguata alla specificità del contesto e perciò integrata nelle linee strategiche di politica estera e nelle prospettive di sviluppo dell’intera regione euromediterranea; e) sviluppi, infine, un ruolo dei Comites per il monitoraggio delle politiche pubbliche italiane nei territori esteri che sono spesso indebolite dalla mancanza di coordinamento tra i diversi settori e livelli dell’amministrazione, dalla frammentarietà programmatica e organizzativa.

"Nel programma appena tracciato, non può mancare, infine, l’azione del Cgie nel sostenere gli interventi assistenziali per quegli italiani che non appartengono alla fascia attiva della popolazione ma che non per questo devono essere dimenticati. Tra questi ci sono i pensionati che vorrebbero vedere riconosciuto il diritto al ricongiungimento delle diverse posizioni pensionistiche maturate in Italia e all’estero. Gli accordi bilaterali tra l’Italia e i Paesi dell’Africa del nord in materia pensionistica vanno considerati all’interno dell’intero sistema di cooperazione sociale ed economica messo in atto che ricomprende problematiche di reciprocità sull’immigrazione in Italia e sulla condizione dei lavoratori che provengono dall’Africa spesso solo transitando dai Paesi mediterranei. Anche in questo contesto di politiche assistenziali e sociali, il Cgie svolge un ruolo di collegamento tra la realtà dell’emigrazione e le istituzioni contribuendo, attraverso l’azione mediatrice dei Comites e delle associazioni italiane, a facilitare presso le autorità estere la positiva conclusione dei negoziati in corso e l’effettiva attuazione di quelli già formalizzati".

Santellocco, nelle conclusioni, ha detto che " Paesi dell’Africa del nord interagiscono con l’Italia e l’Europa attraverso una fitta rete di relazioni economiche, sociali e culturali interessate da diverse linee politiche locali, regionali, nazionali e comunitarie che riguardano l’internazionalizzazione economica, il commercio e gli investimenti produttivi, la politica di co-sviluppo del partenariato euromediterraneo inaugurata a Barcellona nel 1995, la nuova Politica di Vicinato dell’Unione europea avviata nel 2007, la Cooperazione allo sviluppo. In questo quadro, il Cgie e i Comites, in collaborazione con le Consulte regionali per l’emigrazione, svolgono il compito insostituibile di orientare l’azione pubblica verso i nuovi bisogni dell’emigrazione sempre più caratterizzata dalla mobilità transnazionale e verso la valorizzazione degli italiani all’estero quali mediatori ed operatori di partenariati territoriali sociali, economici e culturali. L’impegno del Cgie e dei Comites si estende su due versanti: da un lato verso il rafforzamento della capacità delle istituzioni di svolgere azioni coordinate tra politiche di cosviluppo e politiche di aiuto (Cooperazione allo sviluppo) anche al fine di migliorare il livello di integrazione tra Regioni, Enti locali e Amministrazioni centrali, dall’altro verso una migliore efficacia degli interventi assistenziali, come quelli pensionistici, integrandoli nell’intero contesto delle relazioni tra l’Italia e gli altri Paesi. Al centro dell’azione futura del Cgie sarà la valorizzazione del capitale umano costituito dai giovani italiani che sono protagonisti dell’interscambio economico, sociale e culturale tra il territorio di provenienza, le città, le regioni e quello di destinazione. Questi giovani, non solo lavoratori e imprenditori, ma anche tecnici, ricercatori e studenti, possono contribuire, purché adeguatamente sostenuti dalle istituzioni, al raggiungimento di tutti gli obiettivi della politica di sviluppo economico, di pace e di stabilità della Regione euromediterranea attraverso una partecipazione più consapevole e motivata al futuro del ´sistema´ italiano nel mondo.

La Commissione continentale del Cgie Europa e Africa del Nord ha consentito, quindi, di fare il punto sul legame esistente tra la politica estera dell’Italia e l’emigrazione italiana in un contesto altamente strategico come quello del Mediterraneo, offrendo un modello di analisi che sicuramente si adatta ad altri contesti geografici. In questo senso, la regione euromediterranea può essere considerata un laboratorio di idee, di ricerca, di innovazione politica e strategica per il ruolo che il Cgie e i Comites svolgeranno nel futuro".


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