Una realtà viva e vivace, ma che tutti cercano di nascondere facendo finta che non esista. È l'ipocrisia della società contemporanea, dove la prostituzione diventa un'attività consolidata, di cui molti si servono, magari spesso proprio i devoti del matrimonio e strenui difensori del duraturo rapporto di coppia, che finisce per essere una pura formalità.
Sono quegli uomini, la cronaca ci parla soprattutto di bancari, impiegati e pensionati, che ad uno sguardo provocante delle squillo non resistono a cadergli ai piedi, ma che al contrario, nel gioco della parte di mariti, quando si accompagnano con le consorti, si lanciano in commenti anche sprezzanti.
L'aggravante delittuosa, nel fenomeno, consiste nel suo sfruttamento, ma spesso a L'Aquila si tratta di abitazioni dove le donne privatamente si organizzano in modo casalingo.
La storia, pubblicata da un quotidiano locale, è quella di due donne, compagne di casa e, forse, di vita. La cubana che si intrattiene in un bar del centro, dove, seppur sobriamente e senza superare i limiti della decenza, seduce gli uomini davanti ad un bicchiere di vino rosso, prima di spostare l'incontro nella vicina abitazione; la collega spagnola che la sostituisce quando lei torna dalla famiglia nel NordEst.
Dal 1988 in Italia, la cubana arriva in città per restarvi due o tre settimane al mese e paga 500 euro circa per l'affitto di una casa che ne vale molto meno, forse un terzo, ma che lei accetta perchè in posizione tranquilla e centrale.
La pubblicità, poi, oggi è tutto, anche nel commercio del sesso, e lei consapevole spende un centinaio di euro tre volte la settimana per altrettanti annunci su un giornale.
Un'aspetto anche di sensibilità sociale, è rappresentato dal fatto che “applica” tariffe agevolate a ragazzi e studenti: 50 per cento di sconto. Chissà se, ci chiediamo, pretende l'esibizione di carta d'identità e libretto universitario.