La processione del Venerdi Santo di L'Aquila

Arte, fede e tradizione

21 Marzo 2008   21:05  

Siamo a L'Aquila, di fronte la basilica di San Bernardino, uno scrigno di arte e di storia civile e religiosa che oggi vive un momento molto particolare. Da qui infatti parte come ogni anno la Processione del venerdi santo, una delle più suggestive d'Italia.

Le processioni del venerdi santo sono una tradizione molto viva anche in Abruzzo, a metà strada tra liturgia (atto di culto stabilito dalla Chiesa) e la cultura e tradizione popolare. Certe espressioni della religiosità rivelano, anche nelle celebrazioni liturgiche, un labile confine tra fede e magia, ed e questo il loro fascino anche per i non credenti.

Oggi è anche un evento che ha una forte valenza economica, basti pensare ai molti turisti che si trovano a L'Aquila proprio per assistere ala processione.

Non bisogna però dimenticare però che il venerdi santo, per i cristiani rappresenta soprattutto la solenne commemorazione della passione e la crocifissione di Gesù Cristo. Nel venerdi santo un cristiano è chiamato a fare penitenza, anche attraverso il digiuno, per i peccati che Gesù è venuto a espiare nella Passione. Il venerdi santo è poi un attesa dello sposo della chiesa, ovvero Gesù, che viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma che poi risorgerà la domenica di Pasqua e il suo ritorno rappresenta la liberazione dalla morte; ma anche la quotidiana venuta del Signore nel cuore dei fedeli che sono pronti ad accoglierlo e a morire con lui al peccato per risorgere ad una vita nuova, e rappresenta infine l'ultima venuta di Gesù nella gloria alla fine dei tempi.

La processione del venerdi santo a L'Aquila ha una peculiarità che la rende forse unica. è quella legata, sin dal 1954, ai i nomi del grande artista aquilano d'adozione Remo Brindisi, morto nel 1996 e del padre Fedele Brindisi. Loro sono infatti 16 dei 20 simulacri portati in processione. Il figlio li ha immaginati e disegnati quasi in una visione mistica, il padre le ha realizzate artigianalmente.

Queste opere sono riconosciute capolavori di arte sacra contemporanea, e sfilano in uno scenario dal sapore antico, tra i palazzi storici della città, alla fioca e suggestiva luce delle torce, proprio come cinquecento anni fa, torce che rischiarano il percorso dei simulacri scolpendo nella notte la tragica discesa dal Golgota.

Scriveva negli ani cinquanta l'allora soprin­tendente alle Belle Arti Raffaele Delogu, a proposto dei simulacri di Remo Brindisi: "Come le civiltà artisticamente mature non hanno mai temuto di riplasmare nel loro spirito e di rinnovare entro le loro particolari forme temi ed immagini della loro tradizione, così nei momenti di maggiore pienezza del sentimento religioso, mai si ebbe timore di affidare l'espressione alle voci più contemporanee e per ciò stesso, più qualificate ad esprimerlo... che questo compito sia stato af­fidato ad un aquilano quale Remo Brindisi, che ha saputo gettare un ideale ponte tra le tradizioni della sua terra ed il sentimento del nostro tempo, è garanzia di aderenza e per L'Aquila, segno significativo di continuità storica e sicura vitalità».

A scortare il Cristo Morto, quest’anno, è l’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri.

I simulacri storici di Remo Brindisi saranno integrati, come lo scorso anno, dalle nuove opere di fra’ Salvatore Roccioletti.

Tornano per la seconda volta anche i Cavalieri del Pantheon.

Lo stendardo dei Quattro Evangelisti è scortato dai rappresentanti del Cai.

A scaldare i cuori ci pensa come ogni anno la musica struggente del Miserere di Saverio Selecchi elaborata dalla Corale 99 del maestro Paolo Mantini. La musica di Sellecchi accompagnerà come da tradizione il corteo per tutto il percorso, grazie alla partecipazione di circa200 cantori, coordinati dal maestro Vincenzo Vivio, distribuiti su due imponenti cori e coadiuvati dai violini del conservatorio Casella.

La processione del venerdi santo, che si propone nella sua contemporaneità artistica è un evento in realtà che affonda le radici nella storia. Da documenti storici risulta che la prossima processione si svolse nell'anno 1505-1506.

In un manoscritto delle Memorie Istoriche della Città dell'Aquila di Emidio Mariani, si legge infatti:

«Gli Ufficiali della Confraternita (di S. Leonardo) a 8 Settembre 1505 fecero lavorare un tumulo in cui erano sette figu­re, cioè Cristo morto e nudo col lenzuolo, Nicodemo e Giuseppe d'A­rimatea, che lo sostenevano uno dal Capo e l'altro dai Piedi, la Vergi­ne Santissima, S. Giovanni, Maddalena e l'altra Maria".

 

Dalla Storia della Diocesi Aquilana di Nicolò Lodi apprendiamo poi altre cose molto interessanti in merito alla processione, nel corso dei secoli furono ad esempio emanati editti che cercavano di mettere per così dire d'accordo le confraternite che portavano stendardi e statue e litigavano per chi dovesse occupare la testa del corteo.

In altro editto il vescovo raccomandava la massima umiltà, modestia e devo­zione e - sotto pena di immediata scomunica - ordinava di non portare suo­ni appresso ai misteri e di non portare armi. Un problema era infatti che ogni confraternita voleva dare massima visibilità e al proprio spezzone di corteo.

Il suggestivo rito della processione ebbe poi termine nel 1768. Fu proibita dal re Borbone Ferdinando IV pensate per motivi di ordine pubblico, il re infatti vietò in tutto il regno le processioni che si svolgevano nelle ore serali, e verrebbe da aggiungere con il favore delle tenebre, e permise solo le processioni che si svolgevano nelle ore mattutine, fino al mezzodi.

Due secoli dopo, però, e precisamente nel 1954 - grazie al devoto interessamento dei frati Minori del Convento di San Bernardino - la proces­sione è stata ripristinata. Merito particolare va al giovane francescano Fra Salva­tore Roccioletti. A curarsi della processione e dargli grande lustro fu poi a partire dal 1963 è stato Padre Casimiro Centi.

Dal 2000 si è costituita l’Associazione Cavalieri del Venerdì Santo, formata da laici e religiosi, allo scopo di dare continuità all’annuale evento e di rendere la processione un supporto significativo alla religiosità degli aquilani e dei turisti, che la seguono con la stessa fedele e composta par­tecipazione del passato. Professionalità gestionale, dunque, ma anche richiamo continuo al vero valore spirituale della processione.

FT


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