Le Foibe: una pagina della storia a lungo nell'oblio

Nel giorno del ricordo un omaggio alle vittime

10 Febbraio 2011   08:10  

La contrapposizione nazionale ed etnica fra sloveni e croati da una parte e italiani dall'altra, causata dall'imporsi del concetto di nazionalità e stato nazionale nell'area; gli opposti irredentismi, per cui i territori mistilingui della Dalmazia e dell'allora Litorale austriaco dovevano appartenere, in esclusiva, all'uno o all'altro ambito nazionale, e quindi all'uno o all'altro stato; le conseguenze della prima guerra mondiale, con una fortissima battaglia diplomatica per la definizione dei confini fra il Regno d'Italia e il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni e le conseguenti tensioni etniche, che portarono a disordini locali e compressioni delle rispettive minoranze fin dal primo dopoguerra; il ventennio fascista, col tentativo di assimilazione forzata delle popolazioni slave della Venezia Giulia; la seconda guerra mondiale, che conobbe nel teatro jugoslavo-balcanico uno dei fronti più complessi e violenti (si pensi solo al comportamento degli ustascia croati); il connubio fra una visione della guerra di liberazione iugoslava non solo "nazionale", ma anche "sociale", con la componente italiana percepita anche come "classe dominatrice"; la natura totalitaria e repressiva del costituendo regime comunista iugoslavo.

Sono le numerose e complesse concause che scatenarono, sul finire della seconda Guerra mondiale, il massacro delle Foibe, quell'insieme di eccidi perpetrati per motivi etnici e politici ai danni della popolazione slovena e croata ma soprattutto di quella italiana di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, per lo più compiuti dall'Esercito popolare di liberazione iugoslavo, l'organizzazione iugoslava nata per volontà di Tito.
Negli eccidi furono coinvolti prevalentemente cittadini di etnia italiana e, in misura minore e con diverse motivazioni, anche cittadini italiani di etnia slovena e croata. Le stime più credibili parlano di un numero di vittime compreso fra le 15mila e le 30mila.

Con i massacri delle Foibe si voleva perseguire in realtà un duplice obiettivo, da un lato l'annessione della Venezia Giulia alla Iugoslavia, neutralizzando quelli (essenzialmente italiani) che si opponevano all'annessione di queste terre alla Iugoslavia, dall'altro l'avvento di un governo comunista in Iugoslavia, e per questo si mirava ad annientare reali o potenziali oppositori del costituendo regime comunista.

Il nome Foibe deriva dagli inghiottitoi di natura carsica (nella foto del 1945 un pompiere si cala alla ricerca di cadaveri da portare in superficie) dove furono gettati e, successivamente, rinvenuti i cadaveri di centinaia di vittime.

In questo eccidio come in altri, come quello nazista della Shoah, tra le vittime ci sono persone di ogni tipo la cui unica colpa fu quella di rappresentare per il regime un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi del tiranno. Tra i caduti figurano non solo personalità legate al Partito nazionale fascista, ma anche ufficiali e funzionari pubblici, parte dell’alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo, sia al fascismo, tra cui compaiono esponenti di organizzazioni partigiane o anti-fasciste, sloveni e croati anti-comunisti, collaboratori e nazionalisti radicali e semplici cittadini.

I massacri delle Foibe sono stati a lungo nell'oblio, con l'opinione pubblica tenuta sostanzialmente all'oscuro dell'accaduto.
Secondo lo storico Gianni Oliva il silenzio fu causato da tre motivi: prima di tutto vi fu un silenzio internazionale, provocato dalla rottura tra Tito e Stalin avvenuta nel 1948, che spinse tutto il blocco occidentale a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia, in funzione antisovietica (si era agli inizi della guerra fredda). Vi fu inoltre il silenzio del PCI che non aveva interesse a evidenziare le proprie contraddizioni sulla vicenda e le proprie subordinazioni alla volontà del comunismo internazionale. Vi fu infine un silenzio da parte dello Stato Italiano che voleva sorpassare tutto il capitolo della sconfitta nella seconda guerra mondiale.

Solo a partire dai primi anni '90, a seguito della fine della guerra fredda, il tema delle foibe venne pienamente in luce e iniziò ad essere trattato dai media, coinvolgendo cultura, società e politica. Anche su iniziativa degli ex comunisti si è fatta luce su questi episodi, che hanno cominciato ad essere ufficialmente ricordati.

Dal 2005, dopo l'approvazione della legge 92 del 30 marzo 2004, la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani. La data del 10 febbraio ricorda il trattato di Parigi siglato nel 1947 che assegnò alla Jugoslavia il territorio occupato nel corso della guerra dall'armata di Tito.

Oggi, anche in Abruzzo, numerosi appuntamenti ricorderanno l'eccidio delle Foibe. Ne elenchiamo qualcuno.
Alle ore 16,30 presso il Palazzo Sirena di Francavilla al Mare si terrà la cerimonia di premiazione del 1° Concorso indetto dalla Fondazione Cantiere Abruzzo Italia, intitolato "10 febbraio: il Giorno del Ricordo".
Il Comune di Pescara distribuirà a tutte le scuole della città il libro "Foibe martiri dimenticati", di Carla Cace e Matteo Signori.
Mentre a L'Aquila il Pdl e la Giovane Italia deporranno una corona di fiori all'inizio di una strada cittadina dedicata a Norma Cossetto, giovane vittima della follia delle milizie titine.
Sempre nel capoluogo, alle 10,30 si riunisce il Consiglio provinciale. "Come per la 'Giornata della Memoria' anche in occasione della 0Giornata del Ricordo0 ho ritenuto opportuno convocare un consiglio per celebrare questa ricorrenza" ha detto il presidente del consiglio provinciale Filippo Santilli.

Il Consiglio regionale ha invece già ricordato le Foibe attraverso un concorso rivolto agli studenti, "La Shoah e le Foibe: ricordare perche' non accada di nuovo". La premiazione è avvenuta martedì a Pescara a margine della seduta dell'Assemblea. Sono stati premiati Giacomo Liberatoscioli (classe III, sezione D, Liceo Classico "Vittorio Emanuele II" di Lanciano), primo classificato; Giorgia Mincone (classe III, sezione A, Liceo Pedagogico "Guglielmo Marconi" di Pescara), seconda classificata; Emanuele Ferretti ex aequo con Alessandro Montanari (classe III, sezione C, Liceo Artistico Statale di Teramo), terzi classificati. Ai vincitori sono state consegnate tre borse di studio.


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