Le mani della 'ndrangheta sulla città terremotata

Clan socio occulto di un'impresa aquilana

01 Novembre 2010   08:09  

Brutte notizie per l'Aquila e per il cratere sismico arrivano dagli sviluppi della mega-operazione della Procura di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di decine di persone appartenti al sanguinario clan Borghetto-Caridi-Zindato, che hanno esercitato per anni un asfissiante controllo del territorio di influenza e una costante e capillare pressione estorsiva nei confronti degli operatori commerciali e in particolare nel settore edile.

Gli inquirenti in sede di indagini e grazie allo strumento prezioso delle intercettazioni telefoniche, hanno scoperto infatti che il clan stava mettendo le mani sul business della ricostruzione ed era entrato occultamente in società con un imprenditore aquilano, Stefano Biasini giovane costruttore edile, figlio di un noto geometra, residente a Vasche di Pianola e titolare della Edil B.R., e che non risulta comunque indagato.

Il capo clan Santo Giovanni Caridi, (nella foto al momento del suo arresto), si legge nell'ordinanza del gip ha attribuito fittiziamente al suo commercialista Carmelo Gattuso, anche lui in carcere, la titolarità del 50 per cento della quota societaria della Tesi costruzioni srl, con sede legale a L'Aquila, operante nella ricostruzione e con amministratore unico Stefano Biasini. Caridi era già stato arrestato stato già arrestato per associazione mafiosa  a seguito dell'Operazione Wood nel 1999.

Biasini nel corso di una telefonata intercettata parla con Gattuso di un grosso appalto riguardante la costruzione di un albergo nei pressi del monumento delle 99 Cannelle.

''L'ufficio all'Aquila è stato finito...anche quello, eh!. Poi sai che serve? Importantissimo: io ho iniziato quel cantiere grande, lì al viale della Croce Rossa. E poi un'altra cosa, un'altra cosa bella, bella, eh, ho messo quasi totalmente le mani su quel...quell'appalto di quell'albergo alle 99 Cannelle che ti dicevo...''

E il presunto esponente  della 'ndrangheta Gattuso parlando con un amico al telefono esprime soddisfazione per il suo socio aquilano:

''Io poi non ti ho detto perché ora stiamo collaborando con questo ragazzo che...tre generazioni di costruttori...hanno costruito mezza L'Aquila, voglio dire che noi all'Aquila possiamo fare un buon lavoro anche come Cassa Edile, con tutto...con tutto quello che vogliamo...vedi....Lì abbiamo una buona possibilità, loro hanno belli agganci, sono conosciuti cioè hanno una bella...un bel giro voglio dire, di lavori perché, ti ripeto, hanno costruito mezza L'Aquila proprio, il nonno in particolare...sono messi bene a livello di uffici...a livello di tutto...Lui loro si chiamano...di famiglia si chiamano Biasini...Lui...quest'azienda che stanno sistemando si chiama Edilb, Edilbr, Edilbr costruzioni, però li conoscono come Biasini sia il padre che il figlio, il figlio che è un amico mio...lui ha già dei lavoretti...con una sono entrato al 50% però lì...appena posso salire...li gestirò io...''

E ancora Gattuso:

''Io venerdì devo essere all'Aquila! Che dobbiamo stipulare un atto da un notaio''. 

Stefano Biasini si impegna poi a trovare un alloggio per gli operai che sarebbero dovuti arrivare dalla Calabria.  

Stefano Biasini, in un'intervista rilasciata a Marcello Ianni per il quotidiano Il Messaggero, esprime incredulità e amarezza, affermando che lui non sapeva con chi avesse veramente a che fare: '' Mai avrei potuto immaginare - spiega l'imprenditore - che la mia buona fede potesse coinvolgermi in fatti speculativi e criminali. Tanto è il mio stupore che quasi mi rifiuto di credere che uomini come Carmelo Gattuso, Santo Giovanni Caridi, e Daniele Scalise, da me conosciuti casualmente a Roma, quali persone per bene, possano avere svolto un ruolo così subdolo e spregevole nei miei confronti''.

Biasini spiega infatti che aveva conosciuto gli arrestati frequentando un corso di aggiornamento professionale a Roma. Carmelo Gattuso si propose dunque di entrare nella società Tesi costruzioni, a seguito della necessità da parte del Biasini di rimpiazzare un socio aquilano che ne era recentemente uscito. 

IL VIDEO DEGLI ARRESTI E LA CONFERENZA STAMPA A REGGIO CALABRIA

 

Da ilquotidianoweb.it 

Blitz a Reggio, 33 arresti. I clan anche negli appalti del terremoto in Abruzzo 
Blitz a Reggio, 33 arresti. I clan anche negli appalti del terremoto in Abruzzo 30/10/2010

Il controllo del territorio da parte delle cosche era diventato asfissiante ma ora gli abitanti di quei quartieri possono tirare un sospiro di sollievo dopo il maxiblitz di ieri a Reggio Calabria che ha portato all'arresto di 33 persone, su 34 ordinanze di custodia cautelare, eseguite dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio e richieste dal Procuratore Giuseppe Pignatone e dei pm Marco Colamonici e Giuseppe Lombardo.

Le persone destinatarie delle ordinanze sono ritenute a vario titolo affiliati alla cosca Borghetto-Zindato-Caridi, e alle cosche Serraino e a quella Rosmini. In manette sono finiti così esponenti di primo piano delle cosche come Diego Rosmini, Domenico Serraino e Giuseppe Zindato, registi della trama estorsiva che copriva buona parte del territorio cittadino.

L'attività investigativa invece è stata avviata nel 2007 dalla quinta Sezione della Squadra Mobile, diretta dal vice questore aggiunto Franco Oliveri, con l'utilizzo di intercettazioni ambientali e telefoniche, nonché di tradizionali attività di indagine.

L'attività della Squadra Mobile ha permesso di far luce non solo sulla struttura organizzativa delle associazioni mafiose, ma anche su numerosi episodi delittuosi consumati tra il 2002 e il 2010: omicidi, estorsioni, danneggiamento a fini estorsivi, detenzione e porto di armi, fittizia intestazione di beni e attività imprenditoriali.

Le cosche Borghetto-Zindato-Caridi hanno esercitato un asfissiante controllo del territorio di influenza e una costante e capillare pressione estorsiva nei confronti degli operatori commerciali della propria zona di influenza; in particolare nel settore edile, dove per l'esecuzione dei lavori devono essere impiegate dagli imprenditori solo le ditte appartenenti agli esponenti di rilievo della cosca ovvero a loro gradite.

Nello stesso territorio sono risultate operare anche le consorterie mafiose Serraino e Rosmini, le quali avevano stretto con il cartello Libri patti di spartizione di quei quartieri cittadini. Numerose le estorsioni accertate nei confronti di imprese edili e di operatori commerciali.

Ancora, sono stati accertati il danneggiamento, tramite incendio, all'esercizio commerciale "Pasta Fresca", avvenuto a Reggio Calabria il 21.08.2008, per il quale venne arrestato alcuni giorni dopo Antonino Arabesco, che nella circostanza rimase gravemente ustionato, e che le indagini hanno consentito di ascrivere alla cosca Borghetto-Zindato.

Accertati anche alcuni danneggiamenti mediante esplosione di colpi di arma da fuoco: al caseificio "Delizie della natura", di via Ciccarello, avvenuto in data 26.07.2004; alla "Pizzeria Casablanca", avvenuto in via Ibico il 17.08.2002; all'autoconcessionaria "Auto Fiume" sita in via Possidonea avvenuto in data 21.09.2002. Anche un omicidio ha trovato soluzione, quello di Giuseppe Lauteta, avvenuto l'11 gennaio 2006 a Reggio Calabria, il cui autore sarebbe Francesco Zindato, l'unico sfuggito alla cattura. Nella cosca Borghetto-Zindato-Caridi, gli investigatori si sono imbattuti durante le indagini anche sul clan del territorio "limitrofo", quello dei Labate.

SANTO CARIDI E L'AFFARE "ABRUZZO"

Il terremoto in Abruzzo dell'aprile 2009 era visto come una sorta di provvidenza dalle cosche reggine. La tragedia che viveva la popolazione aveva fatto emergere il fiuto per l'affare e Santo Caridi (nella foto al momento dell'arresto) per raggiungere l'obiettivo "appalti", si sarebbe avvalso dell'apporto di un commercialista reggino, Carmelo Gattuso, che avrebbe avuto invece il ruolo di prestanome nell'ambito di società attive nel territorio aquilano per conto dello stesso Caridi.

Quest'ultimo in passato era stato già arrestato per associazione mafiosa (Operazione Wood) nel 1999. Il punto principale dell'attività investigativa della polizia di Reggio Calabria si focalizza nel corso del mese di gennaio 2010. Da questo momento Santo Caridi inizia ad intrattenere rapporti di lavoro con il costruttore edile aquilano Stefano Biasini.

Caridi interpellò Gattuso per preparare un piano sicurezza per l'imminente apertura di un cantiere e specificava che quanto richiesto necessitava per le imprese di Stefano Biasini e di Pasquale Giuseppe Latella. Richieste che evidenziano l'interesse di Caridi sull'affare.

Circostanza confermata da una serie di altre conversazioni registrate nel prosieguo dell'attività investigativa degli agenti della squadra mobile.

Aveva persino trovato casa agli operai e l'affitto era pagato dall'imprenditore abruzzese Biasini. A confermarlo a Latella era stato Caridi nel corso di una conversazione telefonica. Per i magistrati da quel momento è acclarato che Biasini e Latella stessero operando in stretta sinergia e soprattutto sotto la "direzione" di Santo Caridi.

 


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