Loro di sotto: gli scatti del reporter vastese Tomeo nelle miniere del Salvador

05 Gennaio 2012   17:57  

El Salvador, una superficie grande poco meno della Toscana in una zona storicamente ricca di tensioni e conflitti. Un paesaggio rigoglioso cullato da montagne e vulcani avvolti dalla nebbia, come a voler nascondere alcuni tratti della storia del Paese centroamericano.

Uno Stato che conta una quantità elevata di boschi e coltivazioni (caffè, zucchero, cotone le principali), ma che ha il primato di essere la nazione con i maggiori problemi ambientali del Centroamerica. Una delle questioni non risolte è l'inquinamento delle acque superficiali e sotterranee a causa dello sfruttamento delle miniere d'oro e d'argento prolungatosi fino agli anni '80. Imprese nordamericane hanno infatti abusato di quel territorio per estrarre metallo prezioso rilasciando ben altre sostanze nelle acque: piombo e cianuro per lo più. Nel 1982 si verificò lo scoppio della guerra civile, la chiusura delle miniere e di tutti gli accessi ad esse e, infine, si assistette alla fuga delle aziende che fino a quel momento le avevano sfruttate.

Dopo 12 anni di guerra civile e circa venti di governo del Partito Arena, il nuovo presidente salvadoreño, Mauricio Funes, ha deciso di regolamentare lo sfruttamento delle montagne del Paese centroamericano. Solo strumenti artigianali – martello e scalpello - sono consentiti per recuperare le pietre da cui sarà estratto l'oro. Alcuni abitanti hanno quindi deciso di “riaprire le miniere”, ognuno con i propri strumenti. Le loro mani, le loro braccia, il loro lavoro, il loro tempo, per recuperare l'unica cosa che in uno dei paesi più poveri della regione può garantirgli da mangiare: l'oro. Il lavoro è organizzato in gruppi.

Ognuno ha la “propria miniera” scavata a colpi di martello e scalpello e man mano che si scava si controlla se le pietre contengono l'oro. Nel cantone San Sebastian di Santa Rosa de Lima, ci sono poco meno di dieci gruppi e altrettante miniere. All'interno dei gruppi vi è una consapevolezza consolidata: ognuno sa che il proprio guadagno dipende dal lavoro di tutti.

Quindi, mentre a turni di un'ora ciascuno un lavoratore per volta si fa strada nelle viscere della montagna per recuperare pietre, fuori altre persone tritano e controllano se vi è la presenza o meno di oro. Anche qui gli strumenti sono rudimentali: un martello, un secchio d'acqua e un corno di mucca tagliato a metà, per separare l'oro dalla roccia e decidere se quella “raccolta” li sfamerà.

Perché qui, i lavoratori delle montagne mangiano solo se la roccia gli regala qualche grammo d'oro.

Può accadere che per alcuni mesi non si trovi una briciola di metallo prezioso, dunque non si inghiotta neanche una briciola di pane. Ciò che però fa sopravvivere e sperare questi uomini è la solidarietà, la consapevolezza che il bene di uno è il bene dell'intero gruppo. Nella gioia e nel dolore, nella ricchezza e nella povertà, i minatori restano uniti.

Quindi con i loro strumenti, le loro mani, i loro corpi, loro scendono lì sotto per cercare l'oro.

 Libreria Mondadori, Vasto, Via circonvallazione Histoniense 

Quando: dal 7 gennaio al 3 febbraio 2012 Orario: dal lunedì al sabato (giovedì chiuso) dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 16.00 alle 20.30, domenica dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 17.00 alle 20.30

Ingresso: Gratuito

 Informazioni sull'autore: Antonio Tomeo, nato a Vasto nel 1979 e trasferitosi a Modena dove si è laureato in Biotecnologie. Dopo anni di attività e lavoro in campo sociale, si avvicina alla fotografia documentaristica. Dal 2008 collabora con riviste sia italiane che estere.


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