Mario Monicelli, un'anima grande in un'Italia piccola piccola

E' morto il padre del grande cinema italiano

30 Novembre 2010   12:49  

Aveva 95 anni Mario Monicelli e da poco era stato colpito da un tumore alla prostata.Probabilmente questa vita gli avrebbe riservato solo pochi giorni ma lui, ormai stanco, ha deciso di suicidarsi gettandosi dal balcone della sua camera d'ospedale, al quinto piano, presso l'ospedale San Giovanni di Roma. Evidentemente, il cancro che gli provocava dolore non era il suo, ma quello dell'Italia, Paese che amava e che per questo, nel corso della carriera non ha mai smesso di criticare.

Ha aspettato di rimanere solo, nella stanza doppia in cui era ricoverato, prima di compiere il tragico gesto. "Era stanco di vivere", ha dichiarato uno dei sanitari. Appresa la notizia della morte, familiari ed amici sono arrivati nella notte affranti e col volto segnato da lacrime amare. Su tutti i social network, gli ammiratori del cineasta hanno postato immediatamente un video o una frase in ricordo di uno dei padri del cinema italiano. Ha deciso di morire suicida, così come fece il papà, giornalista e scrittore, Tommaso Monicelli.

Nato a Viareggio, nel 1915, fu tra gli inventori della grande commedia all'italiana, ha visto andarsene tanti amici e colleghi che, come lui, hanno reso grande il nostro Paese agli occhi del mondo. Grande osservatore, ha raccontato i fatti italiani del secolo scorso con cinismo e risate dal gusto amaro, facendo della satira un'arma tagliente e uno scudo col quale affrontare le grandi tragedie che hanno toccato la nostra società.

Non ha rinunciato all'impegno civile nemmeno negli ultimi anni della sua lunga vita, scendendo in piazza assieme a tanti giovani in occasione del 'Viola Day' e del primo 'No B Day'. Proprio alle nuove generazioni si era rivolto in questi frangenti affermando: "Viva voi, viva la vostra forza, viva la classe operaia, viva il lavoro. Dobbiamo costruire una Repubblica in cui ci sia giustizia, uguaglianza, e diritto al lavoro, che sono cose diverse dalla libertà".

La notizia della morte del maestro ha sconvolto il mondo del cinema e della politica. Aurelio De Laurentiis, suo amico e produttore, ha così commentato: "Io che lo conoscevo profondamente e sapevo della sua grande dignità e del suo desiderio di essere sempre indipendente e autonomo, posso capire questo gesto. Ultimamente aveva perso anche la vista ma fino all'ultimo era stato capace di una deambulazione perfetta. Insomma una persona sana che non tollerava l'idea di poter dipendere da qualcuno".

Commosso anche il ricordo di Carlo Verdone: "Era probabilmente una persona stanca di vivere, che non sosteneva più la vecchiaia. L'ho apprezzato molto come grande osservatore e narratore, anche se a volte con condividevo il suo cinismo. Era gentile, cordiale, ma di poche parole. Un anno fa mi capitò di fargli gli auguri a Natale. Rimase sorpreso: gli auguri, mi disse, non li fa più nessuno".

Persino Fabio Fazio, nel corso di "Vieni via con me", ha voluto spendere parole di profonda tristezza per la tragica perdita: "Non posso andare avanti: devo dirvi che è morto Mario Monicelli. Lo avremmo tanto voluto qui, ma era malato e adesso non c'è più.". Infine, anche Giovanni Veronesi ha voluto ricordare il suo maestro: "Non so che cosa si dirà domani (oggi, ndr)  di quello che è successo, ma una cosa va detta: non ho mai sentito nessuno che si suicida a novantacinque anni. Era davvero speciale.".

In tanti anni di cinema, ci ha regalato una serie infinita di capolavori: "I ragazzi della via Paal", "Guardie e ladri", "I soliti ignoti", "La grande guerra", "L'armata Brancaleone", "Un borghese piccolo piccolo" e "Il Marchese del Grillo" sono solo alcuni dei titoli più famosi sfornati da Monicelli, che fino all'ultimo ("Le rose del deserto"  del 2006) ha fatto il proprio mestiere con grande passione. Come un artigiano (categoria da lui molto amata) ha costruito opere d'arte in serie senza mai stancarsi.

Un'eredità troppo preziosa per un'Italia piccola piccola, che ha dimostrato di aver imparato poco dagli aspri rimproveri contenuti nei suoi film. Troppo alto il suo messaggio per essere compreso da un popolo che reputa la cultura un servizio di serie B. Monicelli ha deciso di andarsene nel momento in cui il suo settore sta lentamente sparendo dopo una lunga agonia. Questa non è una coincidenza, ma l'ultima lezione di vita di un maestro poco ascoltato.

Francesco Balzano


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