Sbaglia oggi e sbaglia domani, alla fine arriva la crisi. Il direttore Mauro Masi, direttore generale della Rai, è finito nell'occhio del ciclone. Il Presidente Zavoli, infatti, ha ricevuto una lettera nella quale tre consiglieri di minoranza esprimevano tutta la loro perplessità sull'attuale stato del servizio pubblico.
Naturalmente, la politica non poteva tacere, ed allora Pierluigi Bersani, segretario del Pd, ha voluto dire la sua: "Con la lettera di tre consiglieri, il caso Rai è arrivato a un punto di una gravità inaudita. Siamo davvero al capolinea. Per ripartire è necessario che l’attuale direttore generale, Mauro Masi, prenda atto che la sua esperienza è finita. E il Parlamento si faccia carico da subito di un provvedimento di riforma della governance del servizio pubblico.".
Altrettanto scontata è arrivata la replica di Paolo Bonaiuti, portavoce del premier Silvio Berlusconi: "Siamo al capolinea, gravità inaudita, crisi irreversibile: sono i paroloni che tira fuori Bersani per bloccare qualsiasi cambiamento in Rai. E’ bastato toccare le vecchie fortezze edificate dalla sinistra in tanti anni di dominio assoluto sulla Rai per scatenare le ire del leader democratico, che ora teme i risultati positivi del lavoro del direttore generale. Niente di nuovo, è la solita, vecchia musica della sinistra.".
Dopo la vicenda Santoro e quella relativa a Fazio e Saviano, la poltrona di Masi comincia a traballare e, da una parte la sinistra spinge per farlo rovesciare, mentre dall'altra la destra cerca di tenerlo in sella. Il punto è proprio qui: la politica dovrebbe tenersi fuori dal servizio pubblico. Il direttore della Rai, così come qualsiasi altro dirigenti, andrebbe giudicato solo in base ai risultati. Nel caso specifico sono disastrosi.
Masi ha fatto continuo ostruzionismo su programmi seguitissimi, addirittura anche preventivamente (vedi "Vieni via con me") non vigilando, invece, sui contenuti di alcuni programmi che si occupavano del caso di Avetrana ("L'Arena"). Mediaset, sotto la sua egemonia in Rai, sta vivendo una nuova giovinezza con programmi ("C'è posta per te") che stravincono senza avere concorrenza dall'altra parte. Non servono, quindi, i giudizi personali e politici di Bersani e Bonaiuti a condannarlo o assolverlo. I numeri sono impietosi e non hanno schieramento.
Francesco Balzano