MiFID

la nuova normativa europea sugli investimenti

29 Maggio 2008   15:28  

Nei precedenti articoli abbiamo parlato di argomenti relativi al rapporto bancario dal lato dei finanziamenti: mutui, prestiti e carte di credito. Argomento dell'articolo odierno sarà invece il rapporto bancario dal lato degli investimenti, in particolar modo parleremo di una normativa europea che ha trovato attuazione in Italia da novembre dello scorso anno, dal criptico nome di MiFID (Market in Financial Instrument Directive). Provero' a parlare di quest'argomento senza eccessivi tecnicismi perchè tale normativa stravolge totalmente il rapporto banca-cliente e questo grande cambiamento riguarda tutti, dal ricco imprenditore allo studente squattrinato che decide di risparmiare 30 euro al mese. Come sempre pero' quando si affronta un argomento di forte attualità si rende necessario inquadrarne il contesto storico e culturale.

Chi oggi avesse la fortuna di avere dei risparmi sul proprio conto corrente e volesse iniziare con la propria banca un rapporto d'investimento, si troverebbe davanti un mondo estremamente complesso ricco di deliranti complicazioni. Una volta l'investitore italiano medio era abituato a semplici strumenti finanziari come i Buoni Ordinari del Tesoro, i così detti bot, o i suoi cugini carnali Certificati del Tesoro Zero Coupon (ctz), o i Buoni Poliennali del Tesoro (btp). In pratica con i miei risparmi finanziavo e rifinanzio il nostro Bel Paese, permettendo all'Italia di non dichiarare bancarotta, ma l'operazione finanziaria era chiara: investo un capitale, percepisco periodicamente o a scadenza degli interessi e a fine periodo ho il rimborso del capitale. A partire dagli anni ottanta questa tipologia di investimento tradizionale ha man mano perduto il suo fascino a causa di una serie di eventi verificatisi contemporaneamente. Sicuramente gli investitori hanno abbandonato queste forme per una minore convenienza sul rendimento che esse retrocedevano, infatti l'interesse via via andava scendendo e al contrario l'inflazione, ovvero il costo della vita, restava alta, ma anche per l'avvento di una serie di nuovi strumenti d'investimento, azioni in primis, che proprio in quegli anni divenivano di ampia diffusione e facile fruizione.

Una buona parte della filmografia holliwodiana degli anni ottanta e novanta ci racconta di improbabili quanto impavidi giovani che venivano assunti all'interno di grandi multinazionali con le mansioni più basse e circa a metà del secondo tempo, grazie alla propria bravura diventano manager di successo ricchi in moniera imbarazzante. In questi film il successo dei personaggi era legato a strabilianti operazioni finanziarie, investimenti colossali e tanta tanta BORSA!!

Ho fatto questa breve divagazione cinematografica perchè in quelle pellicole si narra di personaggi che vanno dal ricco imprenditore al più piccolo impiegato che grazie ad investimenti o movimenti finanziari diventano ricchi e famosi e pure più simpatici. La cosa più incredibile è che in quei film di competenze economiche spesso non si parla, c'è solo l'intuito e la buona sorte degli uomini di buona volontà. Se volessimo dire che esiste una cosa ancora più incredibile dovremmo osservare che di persone che si sono arricchite moltiplicando il proprio patrimonio di 50-100 volte e senza avere la minima conoscenza finanziaria ce ne sono state eccome!! Chiaramente parliamo di poche persone rispetto alla massa che al contrario ha pagato e con grandi perdite sul capitale l'approccio cialtronesco al mondo degli investimenti. E già perdite sul capitale... Un concetto lontano anni luce dai Buoni Ordinari del Tesoro, ma quando tutti, dal vicino di casa prepotente all'antipatico cognato, ottengono rendimenti strabilianti dai loro investimenti mi viene da pensare, "ma diamine solo io ne sono fuori e poi è così facile..."" Si, è stato facilissimo fare una marea di operazioni d'investimento ricche di nonsenso e senza la minima percezione del rischio. E da lì mille fallimenti aziendali e i vari casi Enron, Parmalat, Cirio, furbetti e collusi compresi, hanno travolto i risparmiatori in modo massivo essendo l'ovvia conseguenza della mancanza di coscienza finanziaria.

Dai tragici eventi finanziari di cui sopra sono passati già cinque sei anni, e per tanti versi c'è stato un netto ridimensionamento degli investimenti farlocchi, anche se il capitalismo moderno fa di tutto per smentire i suoi buoni propositi, vedi questione mutui subprime solo per fare un esempio. Al contrario ci si è resi conto che ancora oggi l'investitore medio ha delle idee e degli obiettivi di investimento che non sono per nulla coerenti con il proprio "portafoglio di investimento" detenuto in banca. Il legislatore europeo, giustamente, considera questa situazione non più ammissimile e infatti ha emanato la direttiva MiFID per porne rimedio. In pratica la nuova legge, che in realtà regola un ambito normativo ben più ampio, nello specifico impone alle banche una serie di incombenze burocratiche/amministrative che per il cliente si risolvono in tre principali concetti:

1- introduzione della classificazione dei clienti

2- best execution

3- obblighi d'informazione

Conseguenza del punto 1, è che tutti i clienti bancari d'ora in avanti devo avere un profilo finanziario, ovvero attraverso la compilazione di un questionario relativo all'esperienza in fatto d'investimenti, alla propensione al rischio, agli obiettivi d'investimento si riesce ad attribuire al cliente un profilo che gli permette di restringere e individuare l'ambito dell'investimento rispetto alla totalità. Ad esempio, se dal questionario mi viene attribuita una conoscenza bassa perchè è la prima volta che entro in banca e un profilo d'investimento prudente non posso sottoscrivere investimenti come le azioni che sono al contrario strumenti finanziari non garantiti. Io non li posso sottoscrivere e la banca neanche me li puo' proporre!! Insomma si tratta di una rivoluzione vera e propria. In sostanza la banca si evolve da collocatore a consulente, e questo è una conseguenza degli obblighi di legge.

per il punto 2, è evidente che ci piace l'inglese, l'effetto è che l'impresa di investimento deve stabilire e manutenere le procedure per la gestione e l'esecuzione degli ordini di compravendita su titoli che vengono impartite dai clienti, al miglior prezzo e alle migliori condizioni possibili. Se ad esempio volessi comprare un titolo azionario che viene quotato su più di un mercato ,ad esempio Borsa Tedesca e Borsa Italiana, l'intermediario a cui impartisco l'ordine di acquisto deve comprare laddove il titolo è più economico, è più probabile che l'ordine vada a buon fine, e dove l'esecuzione è più rapida. Quindi viene imposto alle banche di essere trasparenti sull'operatività in titoli.

l'ultimo punto consiste nell'obbligo da parte dell'istituto di credito di mettere a disposizione del cliente tutte le informazioni relative agli investimenti in maniera puntuale e continua; l'obiettivo, sicuramente ambizioso, è di arrivare ad avere clienti edotti in maniera finanziaria o quantomeno coscienti dei rischi e delle implicazioni che un certo investimento comporta. Qui la normativa ha una doppia valenza, da una parte c'è l'obbligo d'informazione per le banche, dall'altra il cliente deve quantomeno provare a capire di cosa si sta parlando! E francamente, fatte le dovute eccezioni, non c'è una reale motivazione per cui un cliente bancario non debba informarsi di come vengono gestiti i suoi risparmi!

In conclusione è inequivocabile che l'applicazione della nuova normativa sia una chiara evoluzione del rapporto banca-cliente che mira a colmare quella voragine informativa che si è creata fra le parti. Sicuramente si dovranno affrontare una serie di difficoltà che nascono dalla mentalità degli operatori bancari ma forse ancor di più da parte dei clienti che sono spesso pigri e poco propensi a prescindere conoscere di investimenti; ma a tendere dovremmo avere clienti bancari molto meno confusi e comunque felici!

 

di Fabrizio Tennina


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