Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso: una storia da riscrivere?

di Alessia Mocci

05 Ottobre 2011   09:41  

"Perché nessuno degli agenti di custodia sparò un colpo?Perché la propaganda nazista diffuse una versione della liberazione in buona partefalsa? Perché erano presenti dei cineoperatori e la scena della liberazione, fu ripresa con meticolosità in ogni frangente? Perché Badoglio che si era impegnato a consegnare Mussolini agli anglo-americani, non lo fece? Perché erano presenti dei personaggi estranei nello stesso albergo di Campo Imperatore?

"L'ipotesi di accordo tra Kesselring (comandante supremo delle truppe tedesche in Italia) e il duo Badoglio – Vittorio Emanuele III, è stato più volte evidenziato quale vicenda probabile. Nessuna delle due parti ovviamente mai rivelò alcunché, [...]"Ed ancora una volta è il popolo che conosce la verità, il popolo che ha le chiavi per chiarificare un periodo storico pieno di intrighi. Pastori, amici stretti del tenente Faiola (Alfonso Nisi, Francesco Riccioni, Alfredo Petrucci) racconteranno la loro presenza al cospetto di Mussolini. Eppure il Tenente Faiola - Comandante dei Carabinieri al Gran Sasso insiemeall'ispettore di polizia Giuseppe Gueli - fu encomiato per la sua diligente condotta, in conformità alle disposizioni ricevute.

Un' ipotesi più che probabile circa i procedimenti giudiziari tra il Nisi e il tenente Faiola (Comandante del Nucleo Carabinieri addetto alla sorveglianza del Duce) riguardassero proprio la detenzione delle lettere segrete del Duce scritte al Gran Sasso e altri carteggi segreti 12 settembre 1943: ero proprio lì a Campo Imperatore; all'improvviso apparvero sopra il rifugio Duca degli Abruzzi , itrimotori con gli alianti a rimorchio.

Incominciarono a sganciare gli alianti; due di questi mi passarono sopra lasciandomi pietrificato dalla paura. ( il racconto di Quinto Cortellini pastorello abruzzese)Che il luogo ove fosse tenuto Mussolini fosse rigidamente segreto e di massima sicurezza (come si dirà: c'era chi aveva un interesse familiare e politico e inoltre nella gente del posto tra cui i pastori, circolavano voci sempre più consistenti sulla presenza di Mussolini al Gran Sasso) in verità, è una convinzione assolutamente da screditare.

C'era possibilità di intraprendere la via di fuga verso il versante Teramano giacché erano presenti persone, in grado di portare Mussolini verso luoghi sicuri. Addirittura, a 30 minuti di marcia, c'era anche un altro rifugio – il Duca degli Abruzzi - ancor più strategico e affidabile, peraltro in uso all'Aereonautica Militare.

Ecco dunque alcuni passi essenziali del nuovo libro dello scrittore e giornalista pubblicista Vincenzo Di Michele che, ancora un volta cerca, di mettere in chiaro degli eventi storici di fondamentale importanza che troppo a lungo sono stati oscurati dal tempo. Importanti quesiti discussi in modo meticoloso con preziose testimonianze inedite che riportano alla luce una verità sconvolgente: la prigionia di Mussolini non è mai stata tale.

Tra questa anche quella di un pastorello che in prima persona assistette interamente alla planata degli alianti Tedeschi sul pianoro di Campo Imperatore in quel 12 settembre 1943."Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso", edito nel settembre 2011 dalla casa editrice Curiosando Editore, è un lavoro storico scrupoloso del già autore di "Io prigioniero in Russia" (edito da La Stampa, con oltre le 50.000 copie vendute che ha conseguito il successo di numerosi premi ed encomi da parte di alte cariche pubbliche).

Tra questi inaspettati risvolti storici che ci impongono il dubbio sulla segretezza della prigionia di Mussolini non si sottace il fatto che i tedeschi sapevano gli spostamenti del Duce, malgrado Badoglio ed il Re Vittorio Emanuele III avessero preso degli accordi per consegnarlo agli Anglo-Americani.

Grazie alle testimonianze dei pastori Abruzzesi e di chi era presente in quei giorni, si è potuto ricostruire il reale svolgimento degli avvenimenti. Da parte tedesca i personaggi chiave per lo svolgimento delle vicende in questione, furono: il Generale della Luftwaffe Kurt Student (fondatore del corpo dei paracadutisti tedeschi), il Maggiore Mors, il Capitano Skorzeny e l'attendente di questi, il tenente Karl Radl.Se in quel, liberate il Duce, fortemente ribadito dal Fuhrer, la propaganda tedesca aveva innalzato l'operazione Eiche, quale estremo tentativo nel cercare di risollevare le sorti di un conflitto bellico peraltro già segnato, nei fatti, occorre necessariamente ribadire a gran voce la totale assenza di reazione dell'esercito italiano.  


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