No Triv: "Ombrina Mare testa di ponte per Abruzzo base logistica di sfruttamento petrolifero"

Confindustria: "Nessuna raffineria in Abruzzo"

18 Marzo 2013   15:55  

"La riapertura del sito di Ombrina Mare non sarà un caso isolato, bensì si tratta solo del primo passo verso la trasformazione della costa abruzzese in un vero e proprio polo tecnologico per lo sfruttamento del petrolio, un progetto che include anche il rientro in attività del Centro Oli di Ortona".

A dare l'allarme, nel corso del convegno "Energia, Ambiente, democrazia - Tra proposte di riforma della Costituzione e approvazione della nuova Strategia energetica nazionale", organizzato dal Coordinamento nazionale No Triv, svoltosi sabato all'auditorium Petruzzi di Pescara, é stato Enzo Di Salvatore, docente al Master in diritto dell'ambiente presso l'Università di Teramo, che ha inoltre aggiunto che tale progetto "é esplicitamente previsto dalla Strategia Energetica Nazionale, approvata in maniera che ritengo di dubbia legittimità lo scorso 8 marzo dal governo ma non ancora resa pubblica, che prevede il rilancio dell'industria petrolifera in Italia, in particolare in Abruzzo, Basilicata, Sicilia, Emilia Romagna e Lombardia". Posizione del tutto identica quella presa da Legambiente, secondo cui la Valutazione di Impatto Ambientale del progetto risulterebbe "profondamente viziata".

Una testimonianza, quella del professor Di Salvatore, che può senza dubbio costituire un ulteriore punto di forza per la ferma opposizione di Regione, Provincia di Chieti e soprattutto dei comuni direttamente interessati (Ortona, San Vito, Rocca San Giovanni e Fossacesia) al progetto riguardante Ombrina Mare, per via degli elevati rischi cui verrebbe sottoposto l'ambiente costiero.

Le obiezioni delle istituzioni e delle associazioni ambientaliste hanno incontrato anche il parziale accoglimento da parte del presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, che ha assicurato come "l'Ente che rappresento é pronto a farsi garante affinché sulla costa abruzzese non sorga alcuna raffineria", dicendosi però "favorevole ad un nuovo Centro Oli, poiché ha funzioni diverse rispetto a quelle di una raffineria, occupandosi di separare le varie componenti del petrolio". Contrarietà all'eventuale trasformazione dell'Abruzzo in una sorta di ditretto petrolifero, che secondo stime comporterebbe investimenti complessivi per 1,4 miliardi di euro e la conseguente creazione di 800 nuovi posti di lavoro, é stata espressa anche da Enzo Giammarino, direttore regionale di Confesercenti e presidente di Ecotur, secondo cui "il vero petrolio del nostro territorio é rappresentato dal turismo e dal terziario sostenibile, in particolare nella filiera dell'agricolura e dell'agroalimentare".

A proposito di attenzione alla filiera agricola ed agroalimentare, sarebbe da domandarsi cosa penserebbero della costruzione della raffineria proprio a fianco delle loro vigne i produttori di Montepulciano, la prima etichetta vinicola in Abruzzo e la terza in Italia, che proprio nella zona di Ortona ha il suo maggiore centro di produzione. Difficilmente l'immagine delle aziende, e di conseguenza il loro volume d'affari, ne trarrebbero benefici.

Lorenzo Ciccarelli


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