Ovindoli, cenni storici e turistici

05 Luglio 2012   11:16  

 Tra i contrafforti del Velino e le falde del Sirente Ovindoli, a 1375 m. s.l.m., stazione climatica estiva e centro di sport invernali con ottimi campi da sci sul versante nord-est del monte della Magnola (2220 m.); è ubicato nell’altopiano delle Rocche, con gli aspetti del grande piano carsico, caratterizzato da numerosi inghiottitoi e massicci rilievi calcarei.
Sull’etimologia del nome ci sono due ipotesi: secondo alcuni deriverebbe dal latino “ovis” cioè pecora, per l’abbondanza delle greggi, per altri deriverebbe da “ovatio” (trionfo), il trionfo degli eroi marsi.
Le origini di Ovindoli rimangono ancora incerte: molto probabilmente l’attuale abitato si sviluppò intorno ad una torre o ad un “castrum ” degli antichi Marsi, eretto a difesa di quell’importante varco verso i Vestini.
Nel 1223 vi si arrocc ò Tommaso, Conte di Celano, durante la sua ribellione a Federico II. Nel 1268 vi soggiornò Carlo d’Angi ò prima della vittoria su Corradino di Svevia. Nel 1463 divenne feudo di Antonio Piccolomini, e quindi appartenne alla contea di Celano fino al 1806.
Nel 1811 si aggiungono al comune di Ovindoli S. Iona e S. Potito. Anche per Ovindoli si parla di nuclei sparsi che successivamente originarono l’attuale paese: uno di essi, di cui si ha menzione in una bolla di Clemente III, doveva trovarsi in Valle d’Arano.
Due cose colpiscono subito per la loro singolare posizione: la villa del principe Torlonia, addossata ad una fitta abetina sull’alveo del Fucino, dominante tutta la vallata nella sua meravigliosa e solitaria posizione, e il monumento all’alpino dominante il paese e la pianura sottostante a rappresentare l’alpino esposto a tutti i venti e a tutte le intemperie.
Da vedere ancora i ruderi delle mura e della torre dell’antico castello.
La chiesa parrocchiale, dedicata prima a S. Sebastiano e poi alla Vergine che avrebbe miracolosamente liberato il paese da una epidemia di peste, conserva una pregevole terracotta raffigurante una Madonna con il Bambino, portata nel Cinquecento dalla Puglia dai pastori di Ovindoli, conserva anche una croce processionale del ‘400 di scuola Sulmonese.
Suggestiva è la Valle d’Arano, stretta e pianeggiante, percorsa da un ruscello, d’estate meta di amene passeggiate.
Nella frazione di San Potito ancora resistono i ruderi di una costruzione risalente agli imperatori romani, mentre a Santa Iona si può vedere una torre rotonda di epoca medioevale.
La parrocchiale conserva una terracotta d’arte locale del ‘500 mentre quella di San Potito una croce processionale di artista aquilano del sec. XVI.


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