Pescara, il futuro dell'ex Cofa tiene ancora banco

09 Novembre 2010   11:11  

Anche ieri , nella seduta del Consiglio Comunale di Pescara, fari puntati sull’ ex – Cofa, l’area che ospitava gli stabili del mercato coperto ortofrutticolo sul lungomare Giovanni XXIII.

Sopralluoghi, dal basso e dall’alto, zona battuta palmo a palmo sia dagli assessori comunali Seccia e Del Trecco, rispettivamente con deleghe al Patrimonio e all’Ambiente, sia dall’assessore regionale Carpineta, unitamente alla Asl e ai dirigenti della Regione. E poi ancora fiumi di parole, proclami, promesse e continue polemiche a mezzo stampa per informare e talvolta allarmare i cittadini circa il destino di quella che sembra essere diventata la storia infinita di un “pezzo” della città per anni dimenticato. Era prevista per la scorsa settimana la riconsegna, chiavi in mano, alla Regione legittima proprietaria, ma il passaggio è saltato nuovamente; in tutto ben quattro volte.

L’area, compresi i capannoni in essa contenuti, era in uso al Comune di Pescara dal 2005, quando con un accordo siglato dall’amministrazione D’Alfonso si era stabilito di versare alla Regione 10mila euro ogni 6 mesi come canone d’affitto. Anche se il contratto è stato interrotto nel 2006 non si è mai provveduto a restituire la zona . In un accordo successivo, come soluzione compensatoria individuata dai dirigenti e tecnici comunali, che tutelava entrambe le parti, sono stati effettuati dei lavori all’interno dell’area equivalenti al canone d’affitto.
Ma la Regione dopo aver preteso con più rinvii, la pulizia completa dell’intera superficie, lo sgombero di materiale inerte di ogni tipo, compreso il pericoloso eternit caduto dal tetto, e l’installazione di coperture anti-intrusione in acciaio alle porte e finestre, all’ultimo momento dà forfait all’assessore Seccia e il suo dirigente non si presenta per un sopravvenuto impegno. Nonostante il monito di alcuni giorni fa del sindaco Albore Mascia ad intervenire in maniera risolutiva sull’amianto, la Regione prende ancora tempo, ritardando l’inizio della bonifica seppur parziale dell’area, in attesa che l’assessore regionale Carlo Masci trovi la copertura finanziaria per l’intera opera nel prossimo bilancio. Sembra siano stati previsti 300.000 euro.
Dagli scranni del Consiglio comunale solleva ancora il problema il presidente della Commissione Ambiente Lerri che con una mozione sollecita il l’amministrazione, che ha il dovere di salvaguardare la salute dei cittadini, a fare in modo che la bonifica venga effettuata entro trenta giorni. Dopo la lettura della mozione del catoniano Lerri, di carattere prettamente ecologico-sanitario, si innesca una reazione a catena di interventi che sfociano in aspetti squisitamente urbanistici che ruotano tutti sulla qualità strategica del sito. Pur essendo tutti d’accordo sulla necessità di far pressione sulla Regione per accelerare i tempi di bonifica, le opinioni sulla destinazione urbanistica, oggetto di un piano particolareggiato del Comune, sono diverse, anche antitetiche.

Accantonata ogni realistica possibilità di acquistare l’area, come vorrebbe la lista Teodoro preoccupata per gli appetiti dei “palazzinari”, si va dall’abbattimento su proposta ufficiosa e non ufficiale in quella sede, dell’assessore Antonelli, da rimandare ad un prossimo consiglio in cui porterà una delibera di indirizzo, al recupero e riconversione del consigliere di Nisio che le attribuisce un valore storico. Tra le due posizioni le dichiarazioni sperticate di vari esponenti PD, in primis il capogruppo Di Pietrantonio, e a seguire Fusilli, Corneli e Del Vecchio, che replicano alle dichiarazioni dell’assessore Carpineta, accusata di non essere “titolata” a parlare dei problemi di Pescara poiché estranea ai fatti ed alla reale situazione della città, i e mettono in guardia dal killer silenzioso eternit. A buttare un po’ d’acqua sul fuoco, facendo una sintesi del dibattito e riportandolo a riflessioni più concrete, è Maurizio Acerbo. Il consigliere di R.C. invita a rifuggire da falsi allarmismi e conseguenti salvatori della patria poiché dalle relazioni stilate finora dagli enti competenti, Arta e Asl, emerge che non vi sono pericoli incombenti anche se la bonifica è necessaria, e soprattutto scoraggia l’amministrazione ad accollarsi eventuali oneri per l’abbattimento motivandolo con la “scusa” dei danni ambientali.
L’inciso finale suona come una sentenza : “la stima dell’area dal punto di vista urbanistico la decide il Comune in base al P.R.G, se non c’è nessun recupero delle volumetrie come dichiarato dall’assessore Antonelli, cambia la destinazione urbanistica e vi è un crollo del valore. Invito l’amministrazione ad avere un atteggiamento di prudenza ed attenzione per i veri obiettivi della collettività”. Volendo farla ancora più breve: la Regione vuole vedere, qualcuno vuole comprare ed anche subito, in mezzo c’è il Comune. L’interrogativo è: con quale ruolo? Le risposte non tarderanno ad arrivare.

Claudia Ficcaglia


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