Rapporto italiani nel mondo 2007, una nuova sintesi che analizza pa

05 Ottobre 2007   19:46  
Uno studio per capire e approfondire la situazione degli italiani nel mondo, confrontare le dimensioni attuali con quelle previste per il futuro, analizzare i cambiamenti verificatesi nel corso degli anni, aprire una porta, insomma, su un’altra Italia, quella di cui spesso non si parla ma c’è e vuole essere riconosciuta. Sono questi i contenuti del nuovo Rapporto italiani nel mondo 2007, presentato ieri a Roma, (e contemporaneamente a Cagliari, Napoli e Venezia), presso il Centro convegni dell’Istituto patristico Augustinianum e realizzato dall’associazione Migrantes, in collaborazione con il comitato promotore composto da Acli, Inas-Cisl, Mcl e Missionari scalabriniani. La realizzazione del volume, strutturato in 37 capitoli su 464 pagine, ha richiesto il lavoro di ben 47 redattori, che hanno ripercorso la storia dell’emigrazione italiana fino ad arrivare all’aprile 2007, mese in cui si attesta la presenza di 3.568.532 cittadini italiani residenti all’estero. Il rapporto, però, non trascura la “nuova” emigrazione e i “nuovi” cittadini italiani residenti per lo più in America e in Europa, e considera anche lo sviluppo che si è verificato nel settore media, portando alla crescita dei giornali (472) e dei programmi radiofonici (263) e televisivi (45). Sono oltre 600mila, inoltre, le persone che studiano italiano nel mondo e 200 milioni coloro che la parlano, cosa che facilita l’internazionalizzazione del “sistema Italia” all’estero, dove le imprese partecipate da quelle italiane sono più di 17mila, per un fatturato di 322 milioni di euro. Oggi, inoltre, i giovani italiani sono sempre più interessati alle esperienze di lavoro o stage, sia in un grande paese come gli Stati Uniti sia in diverse realtà europee come Germania, Francia, Belgio, Svizzera e Gran Bretagna, principale destinazione dei “cervelli in fuga” dalle università italiane. Ed è stata proprio la diffusione della cultura italiana a determinare la nostra presenza artistica nel mondo dove, tra la fine del XIX e l´inizio del XX secolo, il contributo degli emigranti italiani è stato fondamentale alla costruzione dell´immagine architettonica e urbana di molti Paesi di emigrazione come l’Argentina, dove gli italiani hanno contribuito a edificare un nuovo Paese, modificando l´aspetto urbano di molte città. Per quanto riguarda la diffusione della stampa, la prima iniziativa in tal senso risale al 1765, con la “Croce del sud”, testata pubblicata dai cappuccini di Rio de Janeiro, cui è seguita una fase che ha visto il proliferare di bollettini di comunità, con un linguaggio spesso povero ma aderente a quello della gente. Oggi nel mondo si contano 11 quotidiani in lingua italiana, tra questi il più antico è “La voce d’Italia”, fondato nel 1949 a Caracas, in Venezuela, cui segue il “Corriere canadese”, edito in Canada nel 1954. Tra i più “giovani” troviamo invece “America oggi”, nato nel 1998, “Gente d’Italia” del 2000 e, infine, l’ultimo arrivato, “L’italiano in Sud America”, nato a luglio 2007 in Argentina. Questi dati non stupiscono, se si pensa che l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo, anche se in alcuni paesi si assiste ad una sua progressiva diminuzione tanto che, secondo le previsioni, tra dieci o quindici anni i figli degli italiani non solo non sapranno più parlare italiano ma avranno anche difficoltà a capirlo. Per evitare questo spegnimento si è pensato di introdurre l´insegnamento della lingua italiana a partire dagli asili nido, e di potenziare su Rai International i programmi dedicati ai bambini, curando anche maggiormente la preparazione dei docenti. Un esempio al contrario è dato invece dagli Stati uniti, dove la lingua italiana è oggi la al quarto posto tra quelle più studiate nel Paese, lasciando anche margini di crescita perché non è più considerata una lingua da insegnare ai soli discendenti degli emigrati, ma una lingua portatrice di cultura e di stile. Valentina Tenaglia

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