Scoppito, cenni storici e turistici

09 Luglio 2012   09:57  

 Scoppito è ubicato a 780 m. s.l.m. alle falde del Monte Calvo, nelle vicinanze dei resti di Foruli ed Amiternum.
In questo luogo si verificò, con ogni probabilità, il primo insediamento dei Sabini (Testruna, anche detta Testrina o Cestrina) di cui parla Catone riferendo di un’antica tradizione.
Scoppito partecipò alla fondazione dell’Aquila. Fu feudo di alcune nobili famiglie. Una frazione di Scoppito, Civitatomassa, costituita da poche case alla base di un’alta rupe, sorge sui resti di Foruli, vicus romano dipendente amministrativamente da Amiternum, ubicato ad uno dei capi della via Claudia Nova aperta nel 47 d.C. dall’Imperatore Claudio e arteria principale di comunicazione con i territori vestini. L’iscrizione, rinvenuta presso Civitatomassa, permette di conoscere la località da cui la via venne fatta partire, cioè Foruli, quella nella quale la via terminava, cioè alla confluenza dell’Aterno con il Tirino a nord di Popoli, e la lunghezza del suo tracciato.
La strada si raccordava a Foruli con il tracciato proveniente da Antrodoco e con la Claudia Valeria: un miliario, scoperto presso Chieti, costituisce uno dei documenti più importanti che sia rimasto, infatti, oltre alla titolatura completa di Claudio che permette la datazione del cippo al 48-49 d.C., indica il punto di partenza e quello di arrivo, il ricordo della costruzione di alcuni ponti e l’indicazione del miglio il 43° partendo da Cerfennia (Collarmele).
Traccia del percorso della Claudia Nova nella zona di Amiternum viene conservata nella “Tabula Peutingeriana ”, che indica su questo tracciato le località di “Pitinum”, a VII m.p. da Foruli, e di Prifernum caratterizzata dalla vignetta a “doppia torre”, a XII m.p. da Pitinum.
La via Claudia Valeria, costruita tra il 48 e il 49 d.C., incrociava la via Claudia Nova proveniente da Foruli via Amiterno e traversante il territorio dei Vestini “ad confluentis Atternum et Tirinum” cioè presso la confluenza tra Tirino e Pescara, presso le gole di Popoli, dove si toccavano i confini dei Vestini dei Marrucini e dei Peligni.
I primi scavi condotti a Civitatomassa iniziarono nel 1892.
Vennero ritrovati e riportati alla luce muri, pavimenti e la vasca di una fontana già in disfacimento, sulla quale venne successivamente costruita una peschiera.
Da qui provengono due iscrizioni con VIII viri, una delle quali è da considerarsi la più antica testimonianza di tale magistratura. Ci sono inoltre giochi svolti a Foruli nell’anno 2 d.C. in onore di Augusto (ludi Augusti) e sempre all’età Augustea va riferita una iscrizione dedicata a Tiberio.
Ai vicani Forulani si devono anche altre iscrizioni, l’una in onore dell’Imperatore Adriano risalente al 134, l’altra per il loro patrono C. Sallius Proculus.
Su due documenti epigrafici bisogna soffermare l’attenzione. Il primo è costituito da una iscrizione posta in onore di M. Aurelio nel 147 dai Forulani EX RE PUBLICA SUA, ciò a significare che la dedica fu posta utilizzando fondi propri della comunit à dei Forulani, mentre il termine RES PUBLICA viene usato con il significato di “patrimonio” di una comunità.
Questo riveste un notevole interesse poiché dimostra che Foruli ha in questa epoca propri beni patrimoniali e gode quindi di autonomia finanziaria. Anche nel IV secolo permangono alcune forme di autonomia del Vicus riscontrabili in una delle due note tavole del Patronato. Il primo testo riguarda la nomina a patrono degli Amiternini di C. SALLIUS SOFRONIUS POMPEIANUS, PRONEPOS SALLI PROCULI, FILIUS SALLI PROCULI nel 325.
Nel secondo viene riportato il processo verbale relativo al conferimento del patronato a C. SALLIUS SOFRONIUS POMPEIANUS figlio dei Forulani decretato il 18 Dicembre del 335 d.C.
Nel territorio di Foruli passò Annibale che, effettuando una lunga deviazione nel Sannio e nel territorio dei Marsi e dei Peligni avrebbe raggiunto Amiternum e Foruli e da qui, attraverso Cutilia e Reate, sarebbe giunto alle porte di Roma di sorpresa, evitando il rischio di imbattersi nelle forze romane. Con l’avvento del principato si apre anche per Foruli un periodo di tranquillit à e di calma.
La documentazione relativa all’età Imperiale tra cui statue di buon livello artistico, le numerose iscrizioni con dediche dei vicani Forulani ad Imperatori insieme con un’altra, rinvenuta con dedica a M. AURELIO o a personaggi locali, vengono a documentare un momento di notevole sviluppo di questo vicus. A questo periodo risalgono anche interventi significativi, infrastrutture e abitazioni. Alla fine del III secolo d.C. con l’estensione dell’ordinamento provinciale all’Italia, Amiternum entra a far parte della provincia FLAMINIA ET PICENUM.
Secondo la tradizione leggendaria pare che i romani presero a modello per la costruzione del colosseo il teatro “di forma ovata” esistente ad Amiternum. Dell’antico abitato di Foruli restano ruderi di edifici che hanno dato statue e ed iscrizioni, ora nei musei dell’Aquila e Chieti. Nella piazza centrale vi sono le fondazioni di un grosso edificio pubblico, una statua mutilata, un grande silos o cisterna.
Presso la chiesa parrocchiale è murato un cippo in calcare locale, parallelepipedo. In uno dei tre fianchi è raffigurato un URCEUS.
In località Pagliare di Sassa davanti alla porta di una abitazione si trova murato un leone funerario; in località Madonna delle Grazie, in un terreno situato a circa 300 metri dalla chiesetta, venne scoperto un foro circolare, mentre presso la chiesa di Madonna delle Grazie sono situati due leoni funerari. Nei pressi si trova il Ponte nascosto, romano, a un’arcata, sul quale passava la via Cecilia.


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