Sisma. La classificazione assassina

Continua l'inchiesta sui costruttori

18 Aprile 2009   16:15  

Inizieranno oggi gli interrogatori di alcuni costruttori da parte della Procura dell'Aquila. In qualità di persone informate dei fatti, 20 edili coinvolti nella costruzione di diverse abitazioni aquilane polverizzate dal sisma verranno ascoltati in merito ai materiali e alle tecniche utilizzate per la realizzazione degli stabili. In Abruzzo non si parla d'altro. Le immagini delle numerose case sventrate, fracassate, fatte a pezzi dal violento terremoto che ha colpito il cuore amministrativo della Regione lo scorso 6 aprile, hanno fatto ormai il giro del mondo.

 

VIA XX SETTEMBRE 79, IL "CIONI-BERARDI"

Uno dei palazzi del terrore si trova nella strada più martoriata dal sisma, via XX Settembre. Al civico 79 è situato uno stabile in cemento armato di 5 piani, una parte del quale è completamente crollata trascinando con sé la vita di 10 persone. E' da questo edificio spettrale che parte l'inchiesta della Procura sulla verifica delle eventuali responsabilità umane coinvolte nel disastro. E' da questo palazzo sfigurato, tagliato in due come il burro sotto una lama, che è partito il primo esposto dei cittadini sopravvissuti alla tragedia. Una "disgrazia annunciata" affermano gli abitanti dello stabile. Si perchè qualcuno lo aveva detto. Paventando la possibilità di una mancata stabilità dell'edificio in condizioni critiche, aveva scritto alla procura affinchè s'indagasse su alcune modifiche strutturali avvenute intorno all'edificio, operazioni forse in grado di minarne la sicurezza.

Fu il noto dentista Dante Vecchioni, deceduto durante il crollo, ad esprimere alla Procura il timore che qualcosa stesse indebolendo la struttura del famoso stabile a ferro di cavallo meglio conosciuto come "palazzo Cioni-Berardi". Sul lato sinistro dell'immobile infatti, sotto una nuova struttura color arancio, sede della Cassa di Risparmio di Firenze, era stato ricavato un garage sotterraneo, il quale secondo l'esposto avrebbe ridotto la stabilità del Palazzo confinante, il Cioni-Berardi appunto.

L'esposto, come facilmente intuibile, rimase inascoltato. Ma il sisma ha rimesso tutto in discussione. Non è semplice comprendere fino a che punto gli scavi effettuati sotto la Cassa di Risparmio abbiano influito sulla sicurezza dell'edificio. Una cosa però è certa, l'unica parte del Cioni-Berardi venuta giù durante il terremoto è esattamente quella confinante con il parcheggio sotterraneo di cui si lamentava Vecchioni.

I fattori che hanno determinato il crollo del palazzo potrebbero tuttavia essere diversi. Realizzato nel 1974 il Cioni-Berardi era fatto a U. Un lato però era più corto. Secondo l'architetto di Frosinone, Marzio Cardini, intervistato dall'Unità nei primi giorni seguiti al sisma, in una struttura del genere "la parte più grande fa da base, solida, e quella più leggera da antenna. Al momento della scossa- ha spiegato Cardini- tutta l'energia si scarica su questo lato più corto, che oscilla senza scampo". Un'analisi che trova conferma nell'immagine attuale dello sventurato edificio: la parte più lunga è quasi illesa, l'altra polverizzata, assieme alle vite che l'abitavano. Ma non basta, tra le aggravanti strutturali che avrebbero influito sull'intensità del crollo potrebbe essere persino il tetto.

"Sono travi ortogonali- ha commentato Cardini- Le tegole vanno poggiate di traverso, per diffondere il peso. Queste sono verticali, in pendenza, e sbilanciano tutto il peso sulla struttura". Addossare la responsabilità ai costruttori è tuttavia azzardato e senz'altro prematuro. Numerose sono le circostanze da accertare, non ultima quella della classificazione sismica attribuita al Capoluogo della Regione.   

GEOLOGO DENUNCIA: CLASSE SISMICA SOTTOSTIMATA

I progettisti e i costruttori che hanno realizzato i tanti edifici polverizzati dallo sciame sismico che ha colpito l'Aquilano, potrebbero in effetti essere dichiarati non perseguibili in merito ai crolli che hanno devastato la città. La classificazione del territorio aquilano in una categoria di pericolosità(zona 2) che ne sottostima l'effettiva natura sismica sta sollevando non poche polemiche. "E’ inconcepibile come, nonostante da oltre mezzo secolo esistessero tutte le premesse, mai nulla sia stato fatto per riclassificare l’Aquilano in zona 1" denuncia Patrizio Signanini, ordinario di Geologia applicata all'università D'Annunzio di Chieti-Pescara.

L'Aquila - che assieme a Reggio Calabria detiene il maggior livello di pericolosità sismica, e che dopo Messina e Catania risulta essere la città italiana più gravemente colpita dagli eventi sismici dell'ultimo millennio- viene di fatto considerata zona 2 nella Casmis, la Carta di classificazione sismica dal 1998 di competenza regionale. Un documento in grado di influire profondamente sulle norme inerenti le tecniche di costruzione, tant'è che, come riferito da un altro noto geologo italiano dell'Università di Camerino, Emanuele Tondi, nel territorio aquilano "vengono tuttora utilizzate norme tecniche applicate in città nelle quali il terremoto non rappresenta un grave pericolo". Un 'assurdità se si considera che è la stessa "Carta di pericolosità sismica", dalla quale deriva la Casmis, ad indicare L'Aquila come "altamente pericolosa".
 
"I criteri costruttivi di una prima categoria sono molto più severi rispetto alla seconda- continua Signanini- un edificio di prima categoria è in grado di resistere a un’accelerazione orizzontale al suolo pari a 0.33g, cioé un terzo dell’accelerazione di gravità, mentre un edificio di seconda è progettato per resistere a un’accelerazione pari a 0.25g. E’ chiaro che nel caso in cui tali edifici subiscano accelerazioni via via maggiori- spiega lo studioso- possono lesionarsi e infine collassare. Così, se un edificio progettato per resistere a 0.25g riceve delle sollecitazioni del doppio di quelle previste non è escluso che non possa collassare. D’altra parte- continua Signanini- per un edificio costruito con le normative di prima categoria e che riceva sollecitazioni pari al doppio di quelle previste, 0.66g, è meno probabile ipotizzarne il collasso". E' in virtù di questa considerazione scientifica che per il geologo "il numero di vittime poteva essere inferiore" a quello riscontrato. "Se le cose fossero state affrontate ragionevolmente e per tempo" (per usare un' espressione cara al geologo abruzzese), almeno le nuove costruzioni sarebbero state realizzate diversamente e le vecchie, messe in sicurezza.



Giovanna Di Carlo

 

 

 


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