Terremoto, Grandi rischi: parte il processo che costringerà i sismologi a ripensare la comunicazione

20 Settembre 2011   00:38  

Nel giorno in cui prende il via l'udienza del processo per omicidio colposo plurimo e lesioni ai componenti della Commissione Grandi Rischi, è opportuno aprire una riflessione sugli errori di comunicazione che la comunità scientifica fece nei mesi e nei giorni che precedettero il devastante evento tellurico del 6 aprile 2009.

Abruzzo24ore.tv ripropone l'ampio servizio che la rivista Nature ha dedicato alla vicenda (clicca qui per leggerlo).

Nessun dubbio, naturalmente, sul fatto che prevedere un terremoto sia impossibile alla luce delle conoscenze scientifiche attuali. La questione, secondo l'importante rivista scientifica e gli esperti internazionali ai quali ha dato spazio in un lungo articolo, è piuttosto come debba essere comunicato ai cittadini il rischio di un terremoto, così come quello di altre catastrofi naturali, come tsunami, alluvioni e uragani.

Questa vicenda "costringerà i sismologi di tutto il mondo a ripensare il modo in cui descrivono la bassa probabilità di eventi ad alto rischio", osserva su Nature Thomas Jordan, direttore del Centro terremoti dell'Università della California a Los Angeles e presidente della Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti (Icef).

Comunicazioni così delicate, ha aggiunto, "devono essere fatte bene, e all'Aquila non è stato fatto".

Ad aprire l'articolo (Scientists in trial: At fault?) firmato Stephen S. Hall uno scrittore scientifico che vive a New York dove insegna tra l'altro comunicazione pubblica a studenti laureati in scienze all'Università di New York, è l'esperienza personale di Vincenzo Vittorini.

"Da quando era un bambino, - scrive Nature - cresciuto in Via Antinori, nel cuore medievale di questa città sismica, Vincenzo Vittorini ricorda il rituale della famiglia per ogni volta in cui si avvertiva una scossa durante la notte".
"Mio padre aveva paura del terremoto - racconta Vittorini - così ogni volta che il terreno tremava, anche poco, ci prendeva e ci portava fuori casa.
Dovevamo camminare un poco per arrivare alla piazza vicina e noi bambini,  eravamo quattro fratelli, dormivamo in macchina con la mamma. Papà invece rimaneva fuori a fumare  con gli altri papà, fino a che non faceva mattino."

Vittorini, un medico di 48 anni - continua Nature - che ha vissuto tutta la sua vita a L'Aquila non si perdonerà mai di aver rotto quella tradizione familiare la notte del 5 aprile 2009.

Persuaso - spiega Nature - da quello che Vittorini stesso descrive come 'un'anestetizzazione derivata dalle rassicurazioni degli organi istituzionali che non esisteva un imminente pericolo e convinti dalle posizioni scientifiche ufficiali che ricordavano come ogni scossa libera energia e diminuisce il rischio di un terremoto più forte' lui stesso convinse la sua famiglia a rimanere nell'appartamento in  Via Luigi Sturzo." Sette le vittime per il crollo del palazzo di Via Luigi Sturzo, tra loro la moglie e la figlia di Vicenzo Vittorini

Nature spiega come sia stata una situazione indubbiamente difficile, quella nella quale si è trovata a comunicare la Commissione Grandi Rischi, complicata in gran parte dalle tensioni generate dalle voci allarmistiche sollevate nei giorni precedenti da Giampaolo Giuliani, presentato da Nature come "un tecnico di laboratorio". I suoi risultati sono giudicati "insoddisfacenti" nell'articolo, che riporta i dati dell'Icef: Giuliani "non ha ancora pubblicato un singolo articolo sul radon che abbia superato l'analisi dei revisori", ossia la cosiddetta peer-review (revisione fra pari) che garantisce la legittimità di un lavoro scientifico.


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