Un nuovo dilemma, un vecchio problema: L’energia nucleare.

Legittima paura o stolto catastrofismo?

05 Marzo 2009   16:58  

Il nucleare è stato utilizzato per produrre energia elettrica sin dagli anni '50. Inizialmente, l'entusiasmo per la grande innovazione tecnologica aveva consentito una forte diffusione prima negli Usa poi in Europa. Col passare del tempo però l’utilizzo del nucleare ha portato alla preoccupazione di rischio incidenti.
In particolare, il disastro alla centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986  aveva prodotto radiazioni che si erano estese su tutto il continente europeo ed ovviamente molto influì sul risultato del referendum italiano del 1987 riguardo il tema energia nucleare, infatti al cospetto di paesi che decisero di sospendere i programmi nucleari, l'Italia decise di fermarne definitivamente la produzione.
L’utilizzo dell’energia nucleare comporta un rischio di reazione a catena incontrollata, tanto più probabile laddove le  centrali siano poco soggette a manutenzione, o addirittura obsolete e mal controllate.
Altro aspetto poco conosciuto negli anni '50 era il problema delle scorie. Al termine della sua vita una centrale nucleare deve essere smontata (decommissioning) ed i rifiuti posti in sicurezza per 100.000 anni, il tempo necessario per il decadimento radioattivo. Trovare un luogo isolato in cui depositare le scorie risulta molte volte impossibile e tale impossibilità va a riversarsi e quindi ad intaccare il diritto delle popolazioni locali.
Oggi la speranza di tutti è nella fusione nucleare, un modo diverso per produrre energia dal nucleare priva però  di rischi di incidenti ed in grado di produrre scorie radioattive da stoccare per soli poche centinaia di anni. Il primo reattore internazionale Usa-Europa-Giappone basato sulla fusione nucleare è in corso di costruzione. Entro il 2030 dovrebbero essere attive le prime centrali nucleari basate sulla fusione per scopi civili (produzione energia elettrica).
In Italia a distanza di più di 20 anni dal referendum che portò al no del  nucleare come fonte di energia alternativa, il 24 Febbraio  2009 è stato varato l’accordo Italia-Francia, dopo un incontro bilaterale tra il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e Jean-Louis Borloo, Ministro francese per l’energia. Punto cardine dell’incontro, è l’intesa firmata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Presidente francese Sarkozy.
L’accordo di cooperazione sull’energia nucleare tra Italia e Francia, dovrebbe aprire la strada alla costruzione, in Italia, di almeno 4 centrali nucleari di terza generazione Epr entro 10 anni.
Ovviamente data la grande importanza dell’argomento il Presidente della Giunta Regionale d’ Abruzzo Gianni Chiodi ha rilasciato una dichiarazione in cui si dice favorevole al nucleare, perfettamente in linea con il presidente Berlusconi, ha specificato, nello stesso intervento,  che  la Regione Abruzzo, la cui caratteristica e specificità risiede nei Parchi naturali e nell’agricoltura di qualità, non è probabilmente la zona adatta per costruire una centrale nucleare. A seguito di questa dichiarazione pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” in data 26 Febbraio 2009,   l’argomento è stato ripreso in seno al Consiglio Regionale tenutosi a L’Aquila il 3 Marzo , dove è stata presentata una risoluzione a firma del capogruppo dei Verdi SD: Walter Caporale,  del Consigliere Acerbo  e del Presidente dell’Italia dei Valori Costantini.
La risoluzione presentata è contro la nuclearizzazione dell’Abruzzo. Il primo firmatario del documento Walter Caporale ha argomentato la sua contrarietà al nucleare esponendo il contenuto della risoluzione presentata in Consiglio. Sulla stessa linea, ovviamente, anche gli interventi dei Consiglieri  Acerbo e Costantini.
Sull’argomento è poi intervenuto il Consigliere del PDL Riccardo Chiavaroli che, sostenendo la positività dell’accordo Italia-Francia, ha ricordato e approvato  le affermazioni sull’argomento del Presidente della Giunta Chiodi. Nella stessa seduta consiliare, il Presidente ha chiesto la parola ed ha chiarito definitivamente la sua posizione su tale argomento, sottolineando come la formula utilizzata dai giornali “denuclearizzazione dell’Abruzzo” potrebbe essere utilizzata come strumentalizzazione politica. Non ha infatti mai detto no alle centrali in Abruzzo, ha tenuto però a precisare l’incompatibilità delle risorse naturali con cui la nostra Regione vive e si mantiene con un discorso di centrale nucleare. La risoluzione in questione è stata rigettata, ma il Presidente del Consiglio Nazario Pagano ha precisato che su tale argomento occorrerà soffermarsi ulteriormente vista la rilevanza per la regione tutta.
Ovviamente anche dal punto di vista scientifico sono stati dati pareri autorevoli fra i quali di particolare prestigio appare essere quello del famoso oncologo Umberto Veronesi. Il celebre chirurgo in un’intervista rilasciata su “La Stampa” precisa che “più che una scelta, il nucleare è un traguardo inevitabile" , prosegue spiegando come « parlando di energia abbiamo un duplice problema: produrne quanta è necessaria allo sviluppo tenendo presente che secondo le ultime stime il fabbisogno mondiale aumenterà di oltre il 50% entro il 2030; e farlo proteggendo l'uomo e l'ambiente. Ecco, l'energia nucleare appare oggi come la fonte migliore per soddisfare i due requisiti.
Non inquina ed è sicura per quanto riguarda la salute».

«Il timore delle radiazioni per la salute dell'uomo è infondato. Basti pensare che per il fatto stesso di stare sulla Terra ognuno di noi assorbe radiazioni ionizzanti, che sono cancerogene, in quantità non indifferenti: in 70 anni di vita assorbiamo una dose 140 volte più alta di quella ricevuta dall'incidente di Cernobyl. Va esclusa anche la minaccia per l'ambiente. L'International atomic energy, organismo promosso dall’Onu, ha dimostrato che le fonti nucleari unite a quelle idroelettriche hanno ridotto del 20% le emissioni di anidride carbonica»
«Non è un caso che il referendum con cui l’Italia disse no al nucleare avvenne nel 1987, cioè un anno dopo Cernobyl, quando l'opinione pubblica era comprensibilmente in preda al panico. Ma oggi il rischio di incidenti per le nuove centrali si è molto ridotto grazie alla ricerca e alla tecnologia. Nel mondo esistono 450 centrali nucleari in 33 Paesi. Negli Usa ci sono 103 reattori nucleari e in Europa l'Italia è l'unico Paese avanzato a non averne. Pensiamo davvero che tutti gli altri governi mettano a rischio i cittadini? Guardiamoci intorno: in Svizzera ci sono 5 reattori, in Spagna 9, in Germania 17, in Francia addirittura 58. Queste cifre dovrebbero far riflettere sui timori di avere “la centrale sotto casa».
Di contro, altro autorevole parere è quello del premio nobel per la fisica Carlo Rubbia, il quale dichiara che “il problema non può essere risolto con il nucleare in quanto non può aspirare a una diffusione su larga scala soprattutto per i problemi legati ai rifiuti radioattivi ad alta attività. Carlo Rubbia crede viceversa nella ricerca e nello sviluppo per trovare soluzioni ai problemi dell’ energia e dell’ ambiente”.
Il nobel ritiene, infatti, che sulla questione non debbano esserci dei facili entusiasmi ma che “ anche se non c'è forma di energia senza pericoli, basta pensare alla tragedia del Vajont, quelli associati a una diffusione planetaria del nucleare non sono da sottovalutare e vanno affrontati di concerto tra politica, scienza e opinione pubblica. Ecco il motivo per cui io sono prudente. Vedo una soluzione soltanto, si chiama ricerca e sviluppo. Il mondo sta lavorando. In Cina, in Corea c'è un grande fermento culturale e scientifico. In Europa la Germania, la Finlandia, la Svezia e anche l'Inghilterra stanno facendo molto bene sia dentro le università sia a livello politico. L'Italia non ha neppure un piano energetico e investe nello studio di nuove fonti di energia una quota irrisoria del Pil".
Per cui si vede come la querelle riguardo l’utilizzo ed i rischi legati all’utilizzo di questa energia alternativa siano tanti e difficoltosi.

Francesca Aloisi


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