Uno dei più cari affetti di Gabriele D'Annunzio, "La nonna paterna Anna Lolli"

28 Febbraio 2015   09:00  

Il poeta Gabriele D’Annunzio , oltre alla adorata madre donna Luisetta De Benedictis , con cui aveva un rapporto quasi simbiotico, accomunati com’erano da una grande sensibilità, ebbe un’altra figura importante nella sua infanzia: la nonna paterna Anna Lolli : l’unica che conobbe perché quella materna non la potè conoscere in quanto morì quando la madre del poeta Luisa era bambina.

D’Annunzio conserva teneri ricordi della nonna Anna .

Lo consolava nei momenti di tristezza, lo teneva per mano e gli accarezzava i capelli , passeggiavano insieme nel giardino e, quando le spargeva intorno petali di rosa , lei emanava profumo di viola e di mughetto , parlavano parlavano e lei poi lo stringeva stretto a sé .

Indossava una cuffietta bianca mentre lavorava a maglia e gli raccontava le avventure di Guerrin Meschino , poi, quando il sonno lo vinceva, lo accompagnava nella sua camera e lo metteva a letto .

Gabriele ricorda ancora di lei che, nel giorno del suo compleanno con i fratelli, la svegliava con una canzoncina e nonna Anna si commuoveva fino alle lacrime.

E , a Natale, quando si faceva il Presepe e lui recitava la poesia , veniva premiato con baci e schiacciata di mandorle.

Poi , durante la notte, la nonna gli metteva i confetti e soldi sotto il cuscino : “E mentre i sogni m’arridean soavi, tu piano piano mi venivi a mettere i confetti e soldarelli fra ì guanciali..”

A lei dedica una composizione piena di tenerezza “In memoriam” scritta per la sua dipartita tra il 1879 e 1880.

Il poeta , dal linguaggio sempre cosi ardito e ed enfatico in questa lirica, si piega ad un'espressione semplice, gentile, cosi com'è la figura: una miniatura della nonna dalla bianca cuffietta, una donna dolcissima, quasi da favola.

 

In memoriam

 

A MIA NONNA

Com’era bella la vecchietta mia con quei capelli che parean d’argento con quel sorriso pien di cortesia che a volte nascondea qualche tormento!

D'inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume accanto al tavolino.

lo imparavo la storia sacra in fretta
e poi m'accoccolavo a te vicino,
per sentir narrar la favoletta
del Drago azzurro e del Guerrin Meschino.

E quando il sonno proprio mi vincea
m'accompagnavi fino alla mia stanza,
e m'addormivi al suono dei tuoi baci.

Allora agli occhi chiusi m'arridea
di fantasime splendide e fugaci
in mezzo ai fiori, una gioconda danza.

Nel tuo giorno natal tutta di fiori Si riempia l’azzurra tua stanzina E il sole compiacente i suoi fulgori. Lanciava per la candida cortina.

In casa cominciavano i clamor Di noi bimbi a le sette di mattina, e si veniva a renderti gli onori cantandoti una bella canzoncina.

A Ceppo si faceva un presepino Co’ la su’ brava stella inargentata, co’magi , co’ pastori, per benino, e la campagna tutta infarinata.

La sera io recitavo il sermoncino con una voce da messa cantata, e per quel mio garbetto birichino buscavo baci e pezzi di schiacciata.

Poi verso tardi tu m’accompagnavi alla mamma con dir”Stanotte l’angelo ti porterà chi sa che be’ regali!...

E mentre i sogni m’arridean soavi tu piano piano mi venivi a mettere confetti e soldarelli fra’ guanciali. 

 

 

Ricostruzione storiografica di Elisabetta Mancinelli

 


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