Uomini che odiano le donne e le altre uscite della settimana

Le recensioni dei film

06 Giugno 2009   17:14  

Uomini che odiano le donne

Regia: Niels Arden Oplev
Cast: Michael Nyqvist, Noomi Rapace
Genere: Thriller
Durata: 152 minuti
Voto: OOO   

Harriet Vanger scompare da una riunione di famiglia, che si tiene su un'isoletta di proprietà della sua potente famiglia. Dopo tanti anni, di lei nessuna traccia ma, nonostante tutto, suo zio è convinto che sia stata assassinata e per giunta da un membro del suo clan familiare. Brancolando, però, nel buio più totale assume un giornalista esperto in economia, finito nei guai per aver indagato su un caso più grande di lui. Ad aiutarlo, arriverà un' hacker bravissima dal look decisamente punk.
Tratto dal primo romanzo della trilogia Millennium, questo Uomini che odiano le donne non deluderà le aspettative di coloro che si fionderanno al cinema, spinti dall'enorme successo ottenuto dal libro in tutta Europa. La sceneggiatura è di ottima fattura, e riesce a trasportare il pathòs e la tensione dello scritto anche sul grande schermo. Le indagini del giornalista Blomkvist coinvolgono e tengono incollati alla poltrona fino in fondo, tanto che si accumulano molte speranze per un finale col botto. Ed il punto è proprio questo. Le ultime scene non hanno la stessa capacità di attrarre che invece ha tutto il resto del film, e si esce dalla sala con un pò di amaro in bocca.
La regia dello svedese Niels Arden Oplev è un ibrido tra lo stile nordico e quello americano. La telecamera è per lo più fissa, dando un gusto vagamente televisivo a tutta l'operazione, eppure non si disdegna qualche strizzatina d'occhio allo stile spottistico degli ultimi action made in USA. Bravi i due protagonisti Michael Nyqvist e Noomi Rapace, capaci di entrare perfettamente nei panni dei loro personaggi.
Rimane un film tutto sommato buono, ma, come spesso succede nel passaggio da libro a film, la sensazione è che si sarebbe potuto fare di più.

Battaglia per la terra 3 D

Regia: Aristomenis Tsirbas
Voci originali: Evan Rachel Wood, Brian Cox, James Garner, Chris Evans, Danny Glover
Genere: Animazione
Durata: 85 minuti
Voto: OO 1/2

Gli abitanti del pianeta Terra (non il nostro, uno immaginario) vivono in pace, rispettando l'ambiente ed evitando i conflitti tra loro. Un giorno, arrivano gli umani e li attaccano dichiarando loro guerra. Terra, infatti, è l'unico posto rimasto agli esseri umani per poter vivere, visto che la Terra (quella nostra stavolta) è completamente distrutta a causa di un conflitto con Marte. Una terriana, nonostante l'orribile scenario, riesce a fare amicizia con un 'nostro' pilota ferito. La guerra è l'unica soluzione, o c'è un'altra possibilità?
Battaglia per la Terra è un cartone, ma avrebbe voluto essere molto di più. Il tema trattato, infatti, è di alto valore sociale, parlandoci del rispetto tra culture diverse e non disdegnando, a guardarlo bene, qualche frecciatina alla politica americana dell'era Bush. Le grandi ambizioni si scontrano, però, con i limiti di un genere che, pur non volendo, finisce per banalizzare tutto essendo rivolto ad un pubblico di bambini. A questo va aggiunto il fatto che il cartone si è dovuto accontentare di un budget molto basso per essere realizzato, ne risente quindi anche la grafica che, rispetto agli standard attuali, è di basso livello.
Tutto molto onerevole, dal tema agli intenti educativi, ma non si può spiegare l'orrore e la stupidità della guerra con i Teletubbies. Vorrebbe essere più serio di quello che è, ma a volte si fa del male da solo, vedi il finale da blockbuster pseudo-pacifista. Il risultato è, purtroppo, un innocuo filmetto per famiglie, ma non me la sento di punirlo oltremodo per questo.

Corsa a Witch Mountain

Regia: Andy Fickman
Cast: Dwayne Johnson, AnnaSophia Robb, Alexander Ludwig, Carla Gugino
Genere: Avventura
Durata: 103 minuti
Voto: O

Jack Bruno è un tassista con un passato nella malavita, ormai convertito ad una vita tranquilla e rispettosa della legge. La sua nuova e pacifica esistenza viene sconvolta dall'incontro con due adolescenti in fuga. Sara e Seth, così si chiamano i due ragazzi, sono in realtà alieni dotati di poteri eccezionali. Jack li dovrà proteggere da un gruppo di spietati nemici.
Nuova, inevitabile ma perdibilissima avventuretta per ragazzi targata Disney. Di film come Corsa a Witch Mountain ne abbiamo ormai visti fin troppi, con il gigante buono che protegge un duo di fratelli in gamba e in grado di cavarsela nelle situazioni più assurde. Si dice, in questi casi, che ci troviamo davanti ad una pellicola il cui unico scopo è intrattenere ma, credetemi, stavolta la definizione è quanto mai sbagliata. Gli effetti speciali sono degni di una puntata dei Power Rangers e la sceneggiatura è assolutamente banale e trascurabile.
Dwaine Johnson, meglio conosciuto nel mondo dei wrestlers come 'The Rock', si candida ufficialmente come nuovo Vin Diesel. Per molti starò bestemmiando ma, senza voler entrare in una querelle, dirò che le carriere dei due attori stanno seguendo tappe parallele. Corsa a Witch Mountain è, a mio avviso, molto simile per target ad un Missione Tata, pellicole che servono a ridurre ad una dimensione più familiare divi di film action tutti cazzottoni e belle donne. AnnaSophia Robb, ex bambina prodigio scoperta da Tim Burton, fa un passo indietro clamoroso sia da un pusto di vista di scelta lavorativa che puramente interpretativo. Per metà film non fa altro che ripetere 'Jack Bruno' a raffica, nella seconda si limita ad interpretare la classica ragazzina saputella e odiosa. Non voglio infierire sull'altro adolescente, Alexander Ludwig, limitandomi a dire che per tutta la durata del film non cambia mai espressione.
Film inutile creato per fare incassi, ma ha fallito anche questa missione.

The uninvited

Regia: Charles Guard, Thomas Guard
Cast: Emily Browning, Arielle Kebbel, David Strathairn, Elizabeth Banks
Genere: Drammatico
Durata: 87 minuti
Voto: OOO

Anna è una ragazza con problemi psichiatrici appena dimessa dalla clinica. Nel suo passato c'è la morte della madre, a causa di un misterioso incendio, su cui c'è ancora un grosso alone di mistero. Mentre lei era a farsi curare, il padre ha intrapreso una relazione con la giovane infermiera chiamata per prestare cure alla madre della ragazza già malata gravemente. Alex, la sorella, non approva affatto questo nuovo sentimento dell'uomo per la giovane donna e si ribella. Inanto Anna continua ad avere visioni della madre.
The uninvited, remake dell'horror coreano Two sisters, si muove su schemi abbastanza classici del genere, mischiandolo qua e là con tinte da dramma psicologico, rimanendo piacevole dal primo all'ultimo minuto. La curiosità cresce istante dopo istante, in un film che indaga sia fuori che dentro i personaggi, dove niente e come sembra e, anche se ad un certo punto appare tutto chiaro e scontato, il colpo di scena e sempre dietro l'angolo. Il finale rivelatore vale mezzo film, anche se sa di dejà vù.
I fratelli Guard si dimostrano all'altezza della situazione, rendendo piacevole un remake, compito tutt'altro che facile. Ad Hollywood sono a corto di idee, e si vede, ma The uninvited svolge il proprio ruolo per bene senza sbavature, ed è questo il merito più grande del duo dietro la macchina da presa. Da notare la prova di Emily Browning, che già qualche anno fa si era distinta in Lemony Snicket's- Una serie di sfortunati eventi, film tanto bello quanto sottovalutato.
Pellicola che si fa notare nella rumorosa folla di film horror usciti negli ultimi anni. Ma rimane una copia.

Settimo cielo

Regia: Andreas Dresen
Cast: Ursula Werner, Horst Rehberg, Horst Westphal, Steffi Kühnert  
Genere: Drammatico
Durata: 98 minuti
Voto: OO

Inge, sessantenne pensionata e dedita solo al coro e al marito, con cui vive da trent'anni, si innamora di Karl, uomo di sedici anni più vecchio. L'amore li porterà in un turbine di passione ed egoismi da cui è impossibile tornare indietro.
Opera seconda di Andreas Dresen, Settimo cielo parla dell'amore nella terza età. Lo fa senza nascondere nulla allo spettatore, neanche i corpi nudi degli anziani attori, che si muovono con impressionante disinvoltura davanti alla macchina da presa. Il film scandalo dell'ultimo Festival di Cannes si rivela uno specchio per le allodole, che attirerà al cinema i cultori dei temi forti, per farli uscire dalla sala delusi e presi in giro. Gli elementi di novità della storia si esauriscono nei corpi al naturale dei tre pensionati protagonisti. La sceneggiatura è fiacca, qualcuno dice semplice, per me piatta e noiosa. Nessuno si preoccupa di far appassionare chi guarda alle vicende da teen-ager fuori tempo massimo di Inge, che appare invece alla fine dei conti come una sprovveduta nonnina in preda a raptus di autentica follia sessuale. Non c'è alcun intento moraleggiante nelle mie parole, solo la delusione di chi si aspettava tanto e si ritrova con niente.
La regia prova, riuscendoci, a dare con le sue attese e indugi sui protagonisti un tocco documentaristico, reale, ma manca totalmente la fiction, la parte romanzata. Inge non è un personaggio positivo, tutt'altro, raggiunge livelli di autentica negatività, ai limiti della comprensione umana, per non parlare della figlia. In questo torrente di personalismi e cattiverie, l'unico appiglio lo offre il marito della donna, unica vera vittima a strappare qualche lacrimuccia allo spettatore.
Ha vinto tanti premi, ma come abbia fatto rimane un mistero.

Cadillac Records

Regia: Darnell Martin
Cast: Adrien Brody, Jeffrey Wright, Beyoncé Knowles, Columbus Short, Cedric The Entertainer
Genere: Drammatico
Durata: 115 minuti
Voto: OO 1/2

Cadillac Records è un biopic corale, che racconta l'ascesa della Chess Records e di tutti gli artisti che hanno registrato nei suoi studi. In quella sala di incisione sono passate autentiche leggende della musica internazionale. Lì c'è la storia del rock'n'roll e dei suoi interpreti, le cui vite sono state segnate, oltre che dal musica, dal sesso e dalla droga, come nel più facile degli slogan.
Darnell Martin, regista che viene dalle serie tv ( Grey's Anatomy), cerca di realizzare un film a metà tra la biografia e il gangster movie. A facilitarle il compito, intervengono le vite tempestose degli artisti di cui si narrano le vicende. Dimenticate le battaglie odierne tra rapper, Muddy Waters e Little Richards non avevano nulla da invidiare a 50 Cents ed Eminem. Pistola e whisky nel taschino, fuori della sala di incisione erano veri e propri crimainali, che, ad essere onesti, meritavano più di stare dietro le sbarre che davanti ad un pubblico. Nonostante tutto, la regista spreca l'occasione, realizzando un film lento, se non fosse per le splendide canzoni che ne scandiscono il ritmo. Splendida, dunque, la soundtrack che più che un sottofondo, sembra la vera protagonista della pellicola, unica giustificazione per pagare il prezzo del biglietto.
Deludente Adrien Brody, ma questo non era un film per attori consumati, servivano i cantanti più che altro. Allora ecco brillare le stelle di Mos Def, Beyoncé e Cedric The Entertainer. Tutto il resto, per restare in tema di canzoni, è noia.
Produce la stessa Beyoncé, che conferma di avere più fiuto per il ritmo che per la celluloide. Peccato, perchè l'idea era buona.

Francesco Balzano

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