Aggressione a Simone Daita, il giovane indagato ribadisce la versione della legittima difesa

"Sono stato colpito per primo, poi ho tirato un solo pugno"

01 Aprile 2015   11:41  

Ha ribadito la versione dei fatti precedentemente fornita, il 23enne teatino indagato per aver colpito e ferito gravemente, nella notte tra il 28 ebbraio ed il 1° marzo scorsi, il 52enne Simone Daita, tuttora ricoverato in condizioni disperate presso il reparto di Rianimazione per l'ospedale di Pescara.

Il giovane, nuovamente interrogato dai magistrati, ha infatti ribadito di aver agito per legittima difesa, asserendo essere stato colpito per primo. Nello specifico, da quanto risulta il 23enne ha dichiarato di aver ricevuto un primo pugno sotto il mento, schivandone subito dopo un secondo e di aver quindi a sua volta colpito Daita con "un solo pugno al mento", dopo aver buttato a terra il bicchiere che teneva in mano.

La versione è rimasta la medesima anche a seguito della presa visione del referto medico, che parla chiaramente di almeno due pugni, che hanno provocato a Daita la frattura dell'osso frontale, una duplice frattura agli zigomi, nonché la rottura dell'osso occipitale dovuta alla succesiva caduta.

Da quanto si apprende, il fatto che il 23enne sia risultato essere mancino potrebbe essere un punto a favore della versione del giovane, ma gli inquirenti si sono riservati di riconvocare e riascoltare i testimoni precedentemente ascoltati.

Non è escluso, inoltre, che possa essere richiesta ed eseguita, di comune accordo tra accusa e difesa, una perizia sulle fratture riportate da Daita: da tale esame, la prima punterebbe a dimostrare l'inattendibilità della versione del 23enne indagato, la seconda invece punterebbe alla tesi di una frattura pregressa, precedentemente provocata da qualcun altro.


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