Crisi Roma: Marino, Dimissioni Mai Formalizzate, Forse lo Farà Lunedì

10 Ottobre 2015   09:40  

Il sindaco di Roma Ignazio Marino formalizzerà le sue dimissioni dall'incarico nella giornata di lunedì 12 ottobre consegnandole nelle mani della presidente dell'Assemblea capitolina, Valeria Baglio. Così, in una nota, il Campidoglio. Come prevede l'articolo 53 del Tuel sull'Ordinamento degli Enti Locali le dimissioni diverranno efficaci e irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla formalizzazione, cioè dalla presentazione o dalla comunicazione all'Aula Giulio Cesare. In quella data inizierà quindi la procedura di scioglimento del Consiglio comunale, con la sospensione di tutte le cariche istituzionali.

L'avvio della procedura spetta al Prefetto che contemporaneamente nomina un Commissario prefettizio, in carica fino alla conclusione della procedura dello scioglimento, che termina, su proposta del ministro dell'Interno, per decreto del presidente della Repubblica con la contestuale nomina di un commissario straordinario. Tutta la procedura di scioglimento si deve concludere entro 90 giorni. Lo scioglimento del consiglio comunale determina in ogni caso la decadenza del sindaco e della giunta. Il commissario straordinario resterà in carica fino al primo turno elettorale amministrativo utile.

Quanto ai presidenti dei Municipi e ai consigli municipali non dovrebbero invece essere destinati a decadere come accadrà ai consiglieri dell'assemblea capitolina. Infatti l'articolo 27 dello statuto di Roma Capitale prevede che i mini sindaci e le assemblee municipali restino in carica fino all'indizione dei comizi elettorali.

Si dovrebbe quindi andare nella direzione di confermare al proprio posto i mini sindaci e le loro assemblee anche se la decisione ultima spetterà al commissario prefettizio che verrà nominato quando le dimissioni di Marino diventeranno effettive. Sarà infatti il commissario che dovrà delegare i mini sindaci nelle loro funzioni, salvo decidere diversamente.

IL DAY AFTER DI MARINO - All'indomani delle dimissioni da sindaco di Roma Marino è arrivato questa mattina in Campidoglio ed è entrato da un ingresso secondario rispetto alla scalinata principale davanti alla quale lo aspettavano giornalisti e fotografi tenuti a distanza dal cordone di sicurezza. Marino ha poi lasciato il Palazzo Senatorio e, attraversando a piedi la piazza del Campidoglio, ha raggiunto la Sala Rossa. ''Sto molto bene e sto andando a celebrare un matrimonio'', si è limitato a dire ai giornalisti. ''Buon lavoro'', ha poi aggiunto.

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In una nota ha annunciato "querele oltre alle richieste di danni in sede civile". "Leggo su alcuni quotidiani frasi virgolettate che mi vengono attribuite - si legge - Le smentisco categoricamente: si tratta di falsità che non ho mai pronunciato".

MARINO HA FIRMATO ASSEGNO PER RICONSEGNARE SPESE CARTA CREDITO - Marino ieri, prima di annunciare le sue dimissioni, ha firmato l'assegno per riconsegnare alla città di Roma i soldi spesi con la carta di credito in assegnazione al primo cittadino. "Si tratta di 19.704,36 euro - ha precisato Sabella - L'assegno è stato firmato ieri e consegnato in Tesoreria".

SABELLA: MARINO È STATO BALUARDO LEGALITÀ - ''Marino è stato il vero baluardo contro mafia capitale - ha detto l'assessore alla Legalità Alfonso Sabella, arrivato in Campidoglio - poi si può dire tutto il male possibile sulle sue presunte gaffe e sugli scontrini, ma ricordiamoci che, quando Roma era assediata da mafia capitale, l'unico che ha mantenuto un presidio di legalità si chiama Ignazio Marino''.

MINORANZA PD AVVERTE RENZI: "GIÙ LE MANI DALLE PRIMARIE" - Intanto, si pensa al dopo Marino. "Le primarie saranno inevitabili. Le decisioni dall'alto non possono bastare". Roberto Speranza mette un punto fermo sulla vicenda romana e sullo scenario che si apre ora. Il riferimento alle decisioni dall'alto si rifà a quel 'su Roma decido io', attribuito a Matteo Renzi, e smentito già in mattinata dal Nazareno. Non è bastato, però. La minoranza dem è già in fibrillazione. Anche perché l'idea di mettere mano alle primarie per i sindaci non è una novità ed è stata accennata da Renzi in diverse occasioni.

SALVINI: LEGA CORRERA' A ROMA - Il leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo ad Agorà su Rai3, ha spiegato che "la Lega correrà per la prima volta a sindaco di Roma. Marino ormai era una macchietta. Il problema non è solo Roma, ma anche Milano, Bologna, Napoli. Il problema sono il Pd e i suoi amministratori locali. Io con Marchini non ho mai parlato. La Meloni mi piacerebbe se si candidasse, ma non esiste una sola candidatura".

BERLUSCONI: "ORA LAVORARE PER CENTRODESTRA UNITO E VINCENTE - All'indomani delle dimissioni del sindaco di Roma Silvio Berlusconi prende con i romani questo impegno: "Lavorerò fin da oggi per offrire agli elettori un centrodestra unito e vincente, con un programma di governo della capitale tale da restituire alla città l'onore perduto. Auspico che tutti i partiti della nostra coalizione si ritrovino al più presto per valutare, senza preconcetti, le migliori candidature e gli obiettivi comuni per vincere questa fondamentale sfida. Spero che nessuno voglia sfuggire a questa responsabilità, privilegiando interessi di parte che penalizzerebbero tutti i romani che credono in una alternativa possibile al dominio di questo Pd e di questo governo", conclude il leader di Forza Italia.

SEL: AVANTI CON MARINO SE SI CAMBIA ROTTA - Su Facebook Gianluca Peciola, capogruppo Sel in Campidoglio, scrive: ''Noi vogliamo andare avanti con il programma elettorale. E' giusto chiedere al sindaco un cambio di rotta, la verità, il rispetto del mandato. Altrimenti può anche confermare le sue dimissioni''. "Sono convinto che questa consiliatura, anche grazie a Sel, abbia ottenuto risultati ai quali nessun centrosinistra si era mai nemmeno avvicinato - ha sottolineato Peciola in un lungo post - Ed è per questo che il rammarico per gli errori del sindaco diventa più doloroso".

M5S: PREFERIAMO METODO A NOME FORTE- Su Facebook è intervenuta anche Roberta Lombardi, deputata M5S romana. "Se abbiamo un nome forte? Ricordo che fino ad ora avere un nome forte da candidare non è andato a vantaggio dei cittadini romani. Preferiamo avere un metodo - ha rimarcato - Lo stesso che ha selezionato me, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio. La nostra coerenza è la garanzia per i cittadini romani". Intanto all'ennesimo invito della base a scendere in campo, Di Battista si è smarcato: "Non ho intenzione di candidarmi, vi chiedo di rispettare la mia scelta e soprattutto le regole del M5S, regole che se deroghi una volta deroghi sempre. E diventi il Pd senza nemmeno rendertene conto. Pensateci e votate un programma, non un nome".

VATICANO: "ORA ROMA HA SOLO LA CERTEZZA DELLE SUE MACERIE" - "La capitale - a meno di due mesi dall’inizio del giubileo - ha la certezza solo delle proprie macerie". Lo scrive l'Osservatore Romano in un ampio servizio dedicato alle dimissioni del primo cittadino della capitale. Il quotidiano della Santa Sede registra "l'inedita unanimità" tra i media italiani nel ritenere 'inevitabile' l'epilogo al quale si è arrivati con le dimissioni di Marino "caduto sotto i colpi di un'inesorabile serie di episodi che, a seconda dei casi, sono stati quanto meno qualificati come gaffes, gesti francamente inopportuni o superficialità".

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