L'Isis Minaccia l'Italia, "Adesso Siamo a Sud di Roma" e Sgozzano 21 Egiziani VIDEO

16 Febbraio 2015   06:23  

TRIPOLI - Fuggono gli italiani dalla Libia dopo l'ordine di chiusura dell'ambasciata per l'acuirsi della crisi libica.

Quella italiana era l'ultima sede diplomatica del vecchio continente ancora aperta.

Una decisione dolorosa ma dovuta al "rapido deteriorarsi della situazione" ha riferito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che le fonti dello spionaggio già dicono essere stato inserito nella lista nera dei jihadisti come "ministro crociato".

L'Italia lascia la Libia. Unica ambasciata europea ancora aperta dopo la grande fuga da Tripoli dello scorso agosto, è stata alla fine costretta - dall'aggravarsi delle violenze sul terreno e dall'avanzata dei tagliagole dell'Isis che sventolano le loro bandiere nere fin dentro la capitale libica - a chiudere «temporaneamente» i battenti e ad avviare il rimpatrio in nave, via Malta, degli ormai pochi italiani rimasti.

Nonostante la chiusura dell'ambasciata, "l'Italia - ha però assicurato Gentiloni - resta al lavoro con la comunità internazionale per combattere il terrorismo e ricostruire uno stato unitario e inclusivo in Libia", con l'ambasciatore e inviato speciale, Giuseppe Buccino, che «continuerà a partecipare» al negoziato avviato dall'inviato Onu, Bernardino Leon.

Si alzano i venti di guerra e, questa volta, l'Italia non vuole un ruolo da comprimaria "un impegno politico straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità", ha insistito Gentiloni in una nota, annunciando che giovedì riferirà in Parlamento per avviare un dibattito tra le forze politiche sull'eventuale partecipazione italiana a un intervento internazionale "in ambito On".

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, fa sapere che l'Italia è pronta a guidare una coalizione di Paesi europei e nordafricani (con i Paesi arabi che preferirebbero infatti una missione «regionale») e a contribuire con oltre 5 mila uomini.

Intanto in parlamento, un eventuale intervento militare, incassa già il si di Silvio Berlusconi e dei suoi.

Anche se il leader dei forzisti continua a definire "sbagliato" l'intervento che fecero gli americani per rovesciare Muammar Gheddafi nel 2011.

Voci fuori dal coro quella di SEL che non vuole muovere guerra :"Sì al peacekeeping con l'Onu, ma prima serve la diplomazia".

I grillini, invece, pensano che le bombe peggiorerebbero solo le cose.

A fianco dell'Italia si è già schierata Malta, con il premier Joseph Muscat che non vede altra soluzione che "un intervento sostenuto dall'Onu per ristabilire la sicurezza" in Libia. 

Intanto gli italiani che ancora erano a tripoli sono stati rimpatriati scortati da un aereo senza pilota Predator dell'Aeronautica e un'unità della Marina militare hanno sorvegliato e scortato stamani la nave degli italiani mentre si allontanava dalle coste libiche, in un tratto di mare solcato dalle rotte dei profughi e da scafisti che oggi non si sono fatti scrupolo di sparare contro una motovedetta della Guardia costiera italiana durante un'operazione di soccorso a 50 miglia da Tripoli.

LE DECAPITAZIONIA SUD DI ROMA

Ieri, intanto, l'Isis ha minacciato in via diretta l'Italia lanciando "Un messaggio firmato con il sangue alla Nazione della Croce", che mostra la decapitazione "di decine" di persone in Libia.

"Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma... in Libia", è l'annuncio, secondo quanto riferisce Rita Katz, direttrice del Site.


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