Omicidio Piccolo Loris, un Particolare Inquietante sui Panarello

16 Ottobre 2015   05:00  

Sembrano essere confermate le accuse a Veronica Panarello per la morte del figlio Loris Stival, ma le polemiche non si fermano. 

Sfida legale, ma anche di comunicazione. L'informativa della polizia Stato e dei carabinieri di Ragusa, agli atti dell'avviso di conclusione indagini della Procura sulla morte di Loris Stival, per cui è indagata la madre, Veronica Panarello, ricostruisce anche rapporti tra media e familiari della donna. Secondo gli investigatori, infatti, alcune partecipazioni a trasmissioni televisive «avrebbero un fine economico», ma anche quello di «convincere l'opinione pubblica dell'innocenza di Veronica», oltre a «un presenzialismo marcato» di qualcuno degli invitati. «Gli stessi - si legge tra l'altro nell'informativa - appaiono più interessati a conquistare il giudizio popolare attraverso i media che, piuttosto, proporre al giudice competente le tanto asserite prove tramite le quali Veronica potrebbe essere scagionata».

Gli sconti in famiglia. «Tu non dici la verità», «No, io non mento, l'ho accompagnato a scuola». È lo scontro che si è più volte verificato tra Davide Stival e la moglie Veronica Panarello sulla morte di loro figlio Loris, di 8 anni. Diverse volte intercettati in carcere i due restano sempre su posizioni distanti, antitetiche. Lui le contesta gli spostamenti in auto, la verità che emergerebbe dalla riprese, che svelerebbero le bugie della donna. Lei non cede, quasi mai, e insinua il dubbio: «È quello che ti fanno vedere loro...». Una volta, il 4 aprile 2015, ha un cedimento e dice al marito:«Mi sa che ho preso un'altra strada...».

E a Davide che le contesta: «allora sei proprio bugiarda», lei replica: «non sono bugiarda... in quel momento non riuscivo a ricordare tutto». E quando il marito la invita a «dirgli un po' di cose», la donna si blocca: «No Davide, non posso...». L'ipotesi che possa sapere qualcosa la donna la fa trapelare con una familiare: «Devo cercare di capire certe cose - le rivela - appena le avrò capite farò un nome» Il 'punto debole' di Veronica Panarello è il figlio più piccolo e ai suoi familiari confessa una sua paura: «Tutto mi aspetto... - afferma loro - tutto...». «Se dovessero dirmi di confessare qualunque cosa pur di vedere il bambino - dice al padre e alla zia in carcere - non prendetelo come un tradimento... ma io lo farò!».

Tra le ipotesi avanzate da Veronica Panarello, in colloqui con familiari, anche quella che «delitti del genere possono essere compiuti soltanto da persone senza scrupoli, trafficanti di armi e droga». E lei ricorda, si legge nel documento, che il marito «era amico proprio di due soggetti finiti in carcere per tali motivi». E comunque lei «è disposta a farsi il carcere senza clamori e quando esco - annuncia - me lo vado a cercare io chi è stato!». Una promessa che, il 7 agosto 2015, uscita in permesso dal carcere, rinnova sulla tomba del figlio: «tornerò a trovarti libera e gliela faccio pagare a chi è stato... a mamma!».


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