#Referendum #17Aprile #Trivelle: Affluenza Al 32%, Quorum Mancato. #Renzi "La Demagogia Non Paga"

Polemica per il #ciaone lanciato dal deputato Pd Ernesto Carbone

18 Aprile 2016   09:56  

Il referendum sulle "trivelle" non raggiunge il quorum: i votanti si fermano attorno al 32% con i SI che sfiorano l'80% e i NO al 20%.

Secondo il dati del ministero dell'Interno relativi a 9.372 seggi elettorali su 9.377 in Italia e all'estero, la percentuale dei votanti e' stata pari al 31,18% degli aventi diritto, quindi largamente al di sotto della soglia del 50% più uno necessaria per la validità della consultazione popolare abrogativa.

La regione con piu' bassa affluenza alle urne e' stata il Trentino Alto Adige con il 25,19%, mentre il maggior numero di votanti e' stato registrato in Basilicata con il 50,16%.

Flop di partecipazione anche in Puglia, la regione guidata dal presidente Emiliano capofila della contestazione alle scelte del governo, dove la partecipazione si è fermata al 41,65%.

Lo scrutinio accademico dei voti espressi segnala il si' al referendum all'85,85% e il no al 14,15%.

Esulta Matteo Renzi che giudica il risultato una vittoria contro quei "pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione" che volevano farne solo "una conta" politica.

Ma, in parte, si dicono soddisfatti anche i sostenitori del comitato per il SI per aver "acceso un riflettore sulle lobby del petrolio in Italia e sulle scelte energetiche del Paese".

Ma anche le opposizioni che mettono in cassa 15 milioni di votanti che potrebbero fare la differenza al prossimo referendum sulle riforme in autunno. Ed è proprio sull'interpretazione del voto che si riaccende la polemica politica (da un lato Minoranza Dem, Sinistra, FI e M5s; dall'altra il Pd dei renziani). Per il premier i numeri rappresentano un "risultato netto, chiaro, superiore alle aspettative": "L'Italia ha parlato - spiega - Questo referendum è stato respinto". Il presidente del Consiglio prova ad anticipare gli avversari: "Ora ci sarà la solita triste esibizione dei politici vecchio stile che dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso. In politica bisogna saper perdere". Il riferimento, neanche troppo velato, è al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano che ha guidato la pattuglia degli amministratori ribelli nel Pd e si è schierato in prima linea contro le indicazioni dell'esecutivo e del partito. Emiliano non intende deporre le armi: "Abbiamo superato la soglia di 10 milioni di voti che consideravamo necessaria per poter parlare di un successo: il governo dovrà tenerne conto".

"E da presidente del Consiglio - dice tra l'altro - c'e' stata mancanza di rispetto". Probabilmente la battaglia si accenderà nuovamente quando si tornerà a discutere di royalties per le Regioni e delle politiche energetiche del Paese. All'opposizione il M5S, in prima linea nella campagna referendaria, ringrazia "i 15 milioni di votanti" con un post sul blog di Beppe Grillo e rilancia l'iniziativa di referendum senza l'obbligo del quorum. Forza Italia si affida alle parole di Renato Brunetta: il capogruppo azzurro alla Camera mette il voto sulle trivelle in relazione con il prossimo referendum di ottobre sulle riforme istituzionali affermando che per battere il governo basteranno "13 milioni di voti".

Il tema dell'astensione ha fatto dibattere più dell'argomento dello stesso referendum, ovvero la possibilità di limitare le concessioni per le trivelle all'interno delle 12 miglia dalla costa. Renzi si dice dispiaciuto di aver dovuto "non votare", spiegando di averlo fatto per tutelare "11mila posti di lavoro" di operai e ingegneri del settore petrolifero. "Saremo il Paese più verde d'Europa", aggiunge spiegando che però le politiche per le rinnovabili non possono essere fatte sprecando l'energia che già abbiamo ma con il tempo. Alle urne non si è recato neanche il leader di Fi Silvio Berlusconi, mentre le massime cariche dello Stato si sono presentate in giornata. Gli animi sono tesi tra e all'interno dei partiti. A sottolinearlo un tweet del deputato renziano del Pd Ernesto Carbone che, a urne aperte, salutava ironicamente con un "ciaone" tutti coloro che avevano confidato nel raggiungimento del quorum. Un'espressione che è valsa una serie di risposte piccate da parte di esponenti di maggioranza e opposizione.

 

Polemica per il #ciaone lanciato dal deputato Pd Ernesto Carbone al quorum.

L'hastag rivolto al quorum in un tweet di Ernesto Carbone, membro della segreteria del Pd, ha scatenato su Twitter una guerra di "cinquettii", tanto che l'hashtag è arrivato tra i top trend del giorno L'hastag #ciaone rivolto al quorum in un tweet di Ernesto Carbone, membro della segreteria del Pd, ha scatenato su Twitter una guerra di "cinquettii", tanto che l'hashtag è arrivato tra i top trend del giorno.

Ma a criticare Carbone anche militanti del Pd che non hanno votato al referendum. "Prima dicevano quorum - ha scritto Carbone - Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l'importante è partecipare #ciaone". A parte gli insulti, l'hastag è stato usato in senso inverso contro lo stesso Carbone, Renzi e il Pd. "ad ottobre tu e il tuo amichetto Renzi fate le valige #ciaone" ha scritto BeatricEconomiA.

Molti chiedono "rispetto" per chi è andato a votare. E dopo le risposte più aggressive arrivano anche i dubbi da quanti nel Pd non hanno votato: "Anche a me elettore PD e che oggi non ho votato non fa impazzire questa ostentazione", scrive Flavio Fates Zero.

"Onorevole, sulla sostanza son d'accordo con lei. Ma se stemperiamo tutti i toni ("ciaone"?) ci guadagna l'Italia" aggiunge Alberto G. Naturalmente c'è invece anche chi apprezza, come dimostrano i 48 "mi piace" e i 37 "retweet", tra qui quelli di altri dirigenti del Pd.

 

L'affondo del premier, la demagogia non paga 

"Un risultato netto e chiaro". L'esito del referendum sulle trivelle è stato ufficializzato da pochi minuti, quando Matteo Renzi in una lunga dichiarazione a Palazzo Chigi prova a chiudere la partita su un voto che - come sottolinea - è apparso quasi come un regolamento di conti. E che ha dimostrato soprattutto una cosa: "La demagogia non paga".

E il premier, che non si intesta la vittoria ma la lascia ai lavoratori delle piattaforme marine, con i quali brinda idealmente, punta il dito contro l'esibizione dei politici vecchio stile che "dichiarano di aver vinto anche quando hanno perso". Poi avverte: "in politica bisogna saper perdere: ci sono vincitori e degli sconfitti".

Il presidente del Consiglio si toglie molti sassolini dalla scarpa senza fare i nomi. Anche se è evidente a chi intenda riferirsi: in particolare, alla sinistra del Pd e al governatore della Puglia Michele Emiliano: "Gli sconfitti non sono i cittadini che sono andati a votare" perché "chi vota non perde mai. Massimo rispetto per chi va a votare". Ma "gli sconfitti sono quei pochi, pochissimi consiglieri regionali e qualche presidente di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali politiche". Che vogliono difendere il mare da qualche piattaforma e poi non si occupano neanche dei collettori per i depuratori. E' il giudizio su un "referendum che si poteva evitare". Anzi - aggiunge - "abbiamo cercato di evitarlo per non sprecare 300 milioni di euro ma si è tenuto per esigenze e la voglia di conta da parte di qualcuno". Quindi, punta l'indice contro "una parte della classe dirigente di questo Paese che si mostra autoreferenziale: "vivono su twitter e facebook. Ma l'Italia è molto più grande".

Renzi spiega anche la sua difficoltà di astenersi e di invitare a non andare alle urne: "Ho molto sofferto per la scelta di non andare a votare" anche se "si trattava di una opzione permessa dalla Costituzione". Per il premier, l'opzione di un voto massiccio avrebbe potuto portare "a 11mila licenziamenti". "Credo che il presidente del Consiglio debba essere laddove si rischiano 11 mila posti di lavoro". "Il governo - sottolinea - non si annovera nella categoria dei vincitori ma sta con operai e ingegneri che domani torneranno nei loro posti di lavori consapevoli di avere un futuro e non un passato".

Il premier e segretario del Pd chiude il suo lungo intervento con un tentativo di recupero anche verso tutti quelli che hanno cercato di utilizzare il referendum a scopi puramente politici:

"A coloro che hanno votato SI o NO dico che saremo in prima linea per fare dell'Italia un Paese che non spreca energie. Basta con le polemiche: l'Italia torni a fare l'Italia.

Un Paese non può permettersi l'odio che è emerso in questa campagna politica".

"Non dobbiamo piangerci addosso: siamo leader nel settore delle rinnovabili. Saremo a New York per siglare un accordo impegnativo perché vogliamo fare dell'Italia il paese più verde dell'Europa ma per farlo non possiamo sprecare le energie che abbiamo. Il passaggio verso le energie rinnovabili si può fare ma ci vuole tempo".


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Referendum Trivelle - foto da Twitter
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