25 aprile festa della liberazione e a Celano la commemorazione si sposta al 30 aprile per "rispetto"

Le manifestazioni in Abruzzo

25 Aprile 2011   08:13  

CELANO (Aq)

Si legge in una nota del Sindaco Filippo Piccone:

L’Amministrazione comunale tiene a precisare che quest’anno  la Festa della Liberazione coincide con il lunedì in albis, lunedì di “pasquetta”, giorno in cui è risaputa la scarsa presenza in città per la tradizionale gita fuori porta.
Per questo motivo l’amministrazione comunale,  in accordo con  quanto deciso nel corso delle riunioni del Comitato dei sindaci ha posticipato i festeggiamenti al 30 Aprile prossimo quando la commemorazione avrà carattere sia istituzionale che religioso.

CHIETI

Le manifestazioni organizzate in provincia di Chieti per il 25 aprile con il patrocinio dell’ Associazione Naz. ex Combattenti, Gruppo Patrioti della Maiella, Anpi, Comunità Montana Aventino Medio Sangro, Provincia di Chieti, Regione Abruzzo, Fondazione Brigata Maiella, Cgil, Cisl, Uil.

25 aprile TARANTA PELIGNA - Sacrario Brigata Maiella.
Ore 10.30 Corteo con Banda musicale e deposizione corona in memoria dei Caduti per la Liberazione dell’Italia.
Ore 11.00 Santa Messa.
Ore 11.30 saluto delle autorità. Nazario Pagano, Presidente del Consiglio regionale Abruzzo.

25 aprile TORRICELLA PELIGNA - Piazza Ettore Troilo.
Ore 15.00 sfilata della banda “Città di Gessopalena” diretta dal M° MARIO TIBERINI.
Deposizione corona in memoria dei Caduti civili e militari.
Ore 15.30 partenza della MARCIA DELLA MEMORIA: “Sulle orme degli Sfollati”.

SANT’AGATA - Luogo dell’eccidio nazista.
Pre 18.00 deposizione corona in memoria delle Vittime della strage.
Alle 18.30 Fiaccolata della Pace, della Solidarietà, del Lavoro e della Democrazia.

GESSOPALENA -  Piazza Roma.
Ore 20.00 proseguimento della Fiaccolata verso il monumento alla Resistenza e Fondazione Brigata Maiella.

Borgo medievale, alle 20.15 deposizione corona in memoria dei caduti della Resistenza.

Teatro “Finamore” – Ore 21.00 interventi: Guido Di Cosmo, Presidente Ass. Naz. Gruppo Patrioti della Maiella,  Enrico Di Giuseppantonio, Presidente della Provincia di Chieti, Giovanni D’Amico, Vice Presidente del Consiglio regionale Abruzzo, Maurizio Spina, Segretario Generale Regionale CISL, Antonio Cardo, Segretario Regionale UIL, Nicola Mattoscio, Presidente Fondazione Brigata Maiella, Franco Martini, Segretario generale nazionale FILCAMS-CGIL.
Alle 22.00 concerto del pianista MICHELE DI TORO

 

TERAMO

Il  25  Aprile  2011  ricorre il  66° Anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi-fascismo.

Una data fondamentale per la storia del nostro paese. La vittoria della democrazia sul totalitarismo. Il sacrificio di 100.000 antifascisti che diedero la vita contro la dittatura e l’invasore tedesco, per garantire pace e libertà.

La Festa della Liberazione assume quest’anno un significato particolare anche alla luce delle recenti e vergognose proposte di legge con cui si tenta di eliminare il divieto di ricostituzione del Partito Fascista in Italia, scardinando di fatto il nostro assetto costituzionale democratico, verso derive populiste e plebiscitarie.

Nel 150° Anniversario dell’Unità D’Italia  e’ importante ricordare la Resistenza partigiana per riaffermare e rilanciare, soprattutto fra i giovani, quei principi che sono alla base del concetto di unità nazionale.

Valori che costituiscono il fondamento storico, culturale e teorico della Costituzione repubblicana. Il 25 Aprile non è una festa di parte. E’ la festa degli italiani.

Il Partito Democratico di Teramo parteciperà, come ogni anno, alle celebrazioni istituzionali del 25 Aprile, al fianco delle Autorità e dell’A.N.P.I.

 “Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro…”


 

PESCARA

Il sindaco Albore Mascia su lunedì 25 aprile programma Festa Nazionale della Liberazione

"Una cerimonia solenne, che vedrà la presenza delle massime Autorità cittadine, per celebrare la Festa Nazionale della Liberazione, una festa che assume un significato ancor più rilevante nell'anno in cui celebriamo il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Un'occasione che, approfittando anche della doppia festività del Lunedì dell'Angelo, ci auguriamo possa vedere la partecipazione massima della città, di coloro che hanno combattuto e lottato per garantirci un paese libero, indipendente, autonomo e che, risollevandosi da anni di guerra, ha ritrovato in sé la forza di reagire e di guardare avanti". Lo ha detto il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia ufficializzando il programma delle celebrazioni previste per lunedì prossimo, 25 aprile, in occasione della 66a Festa della Liberazione, che si svolgerà a partire dalle 10, come da tradizione, presso il Monumento ai Caduti in piazza Garibaldi. Il programma prevede l'inizio della celebrazione con il raduno delle Autorità e delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma; alle 10.05 Picchetto d'onore con Alzabandiera e Inno Nazionale, eseguito dal Coro Polifonico della Polizia municipale; quindi la Santa Benedizione, la deposizione della corona al Monumento ai Caduti e, alle 10.30, in chiusura, il discorso commemorativo del sindaco Albore Mascia.

"La celebrazione quest'anno – ha sottolineato il sindaco Albore Mascia – assume un significato ancor più profondo pensando ai 150 anni dell'Unità di un paese che, in occasione dei grandi conflitti, ha sempre saputo trovare dentro di sé le energie e la forza necessarie per restare compatto e opporsi a ogni sistema di prevaricazione, divenendo un esempio, ieri come oggi, per quei paesi che ancora lottano per liberarsi, per assumere una forma di governo democratico, e che inevitabilmente guardano al nostro paese come una 'libertà dall'oppressione', come un'isola felice di speranza. E oggi più che mai la Festa del 25 aprile dev'essere il simbolo del nostro essere italiani, popolo unico, indivisibile, che deve saper conservare le proprie radici, mantenere l'attaccamento a una storia gloriosa, facendo tesoro delle lezioni del passato per continuare a guardare al futuro con il desiderio di fare meglio per le giovani generazioni".

 

L'AQUILA

I nove martiri e la solidarietà dell'Italia unita

25 Aprile, festa della liberazione: a piazza IX martiri si ricordano Anteo Alleva, Pio Bertolini, Francesco Colaiuda, Fernando Della Torre, Bernardino Di Mario, Bruno D'Inzillo, Carmine Mancini, Sante Marchetti, Giorgio Scimia, di età compresa tra i 17 e i 21, fucilati dai tedeschi all’interno della caserma Pasquali il 23 settembre 1943, dopo essere stati catturati nel corso di un rastrellamento nel bosco vicino al cimitero di Collebrincioni. La cittadinanza venne posta a conoscenza dell’eccidio solo nove mesi più tardi, nel giugno del 1944, dopo che i tedeschi avevano lasciato L’Aquila, quando i loro corpi furono ritrovati.
Al nostro microfono il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente e il partigiano Mario Badia,  amico di quei ragazzi.

L'ECCIDIO DI ONNA

25 Aprile. Un corteo silenzioso e commuovente, tra le macerie di Onna, per ricordare i morti di iei, dell'eccidio nazista del 1944. Con dentro al cuore i morti di oggi, vittime del sisma del 6 aprile.


Per raccontare la strage nazista di Onna bisogna avere un quadro essenziale della situazione in Abruzzo fra la fine del 1943 e il 13 giugno del 1944 quando all'Aquila arrivarono le truppe alleate.
Nel settembre del 1943 i tedeschi con un blitz militare da terra e dall'aria liberarono Benito Mussolini prigioniero del Re e del governo Badoglio nell'albergo di Campo Imperatore sul Gran Sasso.

Gli storici oggi ci raccontano che non ci fu grande opposizione da parte di chi doveva vigilare sul prigioniero.
L'esercito tedesco, preso atto dell'armistizio firmato dall'Italia con gli Alleati, invase la penisola.
Proprio in Abruzzo fu creata la cosiddetta linea Gustav sulla quale si combattè nell'inverno del 1943 e nella primavera del 1944.
Onna fu individuata dall'esercito tedesco come sede di una compagnia di sussistenza.
Nel palazzo Pica Alfieri (oggi distrutto dal terremoto) furono realizzati i forni dove veniva cotto il pane da inviare al fronte, nella zona di Castel di Sangro.
Tutti i testimoni raccontano come la convivenza fra i tedeschi e la popolazione onnese fosse stata per circa 8 mesi tutto sommato buona, priva di episodi violenti.
Quando, dopo la battaglia di Cassino (ricordata anche per il bombardamento da parte alleata della storica Abbazia) a linea Gustav fu sfondata, l'esercito tedesco iniziò la ritirata verso nord.
I testimoni ricordano che da fine maggio a Onna ogni giorno si fermavano decine di soldati della Wermacht per rifocillarsi e poi riprendere di notte la marcia.
Nel corso della ritirata spesso venivano requisiti animali, cavalli in particolare, per il trasporto di armi e masserizie. Il mattino di venerdì due giugno 1944 due soldati tedeschi requisirono i cavalli di Silvio Papola che erano al pascolo nella zona di Masergi, guardati a vista dal figlio Mario Papola (morto tre giorni fa per le conseguenze del terremoto).
Mario saltò su una bicicletta e corse ad avvertire il padre che era in paese insieme alla figlia Cristina, che all'epoca aveva 17 anni.
Fu proprio Cristina, ricordata come ragazza dalla forte personalità, a convincere il genitore e il fratello a recarsi a palazzo Pica Alfieri, dove i cavalli erano stati portati, per farseli riconsegnare.
I tedeschi intanto avevano requisito altri cavalli fra cui quelli di un giovane onnese.
Anche lui corse a palazzo Pica Alfieri per riavere indietro i suoi animali.
Arrivò prima della famiglia Papola, ebbe una discussione con un militare tedesco, ci fu uno scontro fisico e nel parapiglia partì anche un colpo di pistola.
Non ci furono né morti e né feriti, ma i tedeschi misero in giro la voce che un loro militare era deceduto. Scattò dunque, immediata, la vendetta.
Il giovane si era dato alla fuga ed era sparito nelle campagne (più tardi si recherà con i partigiani sul Gran Sasso).
I militari se la presero allora con la famiglia Papola.
 Silvio e Mario si infilarono in una stalla e per poco non furono colpiti da una raffica di mitra.
 Cristina fu catturata, spinta e malmenata lungo le strade del paese con l'obiettivo di farle dire il nome di quel giovane che aveva osato ribellarsi al sopruso.
 Cristina non parlò e, mentre faceva notte, fu raggiunta da due colpi di pistola al petto. Crollò senza vita al Pinnerone, all'incrocio fra via dei Martiri (allora via del Fiume) e via dei Calzolai dove oggi il terremoto ha cancellato tutto. La ragazza di 17 anni fu la prima vittima di quei giorni di follia. Ma la sete di sangue evidentemente non era stata soddisfatta.
 Nove giorni più tardi i tedeschi, che il 7 giugno avevano dato fuoco al paese di Filetto e ucciso 17 persone, pianificarono la strage di Onna.
 L'operazione fu con molta probabilità condotta dagli uomini della 114 divisione cacciatori comandata dal generale Hans Boelsen.
 L'obiettivo strategico era quello indicato dal generale Kesserling, comandante supremo dell'esercito tedesco in Italia, in una direttiva del 7 aprile 1944 con la quale si invitavano i sottoposti a usare il pugno di ferro contro le popolazioni civili che si dimostravano ostili o che aiutavano i partigiani in montagna fornendo loro viveri e materiali.
 Secondo la logica nazista gli onnesi erano colpevoli sia perché uno di loro si era ribellato (la vicenda dei cavalli) e sia perché da Onna partivano aiuti a quelli che loro definivano ribelli.
 Intorno alle 17 di una domenica calda ma piovosa Onna fu circondata. Venti uomini furono catturati e portati in una zona all'ingresso del paese (dove oggi ci sono le macerie della scuola elementare).
 Il prezzo della loro liberazione doveva essere la consegna di quel giovane ribelle.
 Ma in realtà la richiesta era solo una scusa. La strage ci sarebbe stata comunque. Le donne del paese per salvare i loro uomini condussero dai tedeschi la madre e la sorella del «ricercato».
 Anche loro furono unite al gruppo delle persone da fucilare. L'esecuzione avvenne nell'abitazione di Biagio Ludovici. La casa fu fatta crollare con le mine.
Altre dieci abitazioni, individuate grazie alla complicità di esponenti del fascismo locale, furono distrutte.
 I tedeschi lasciarono a Onna vittime e macerie.
 Ci sono voluti 65 anni per ricostruire.
 Il 6 aprile la violenza del terremoto ha distrutto di nuovo tutto.
 I tedeschi sono tornati: questa volta per aiutare.
 Ecco i nomi dei 17 martiri di Onna uccisi l'11 giugno 1944: Alfredo Paolucci (25 anni); Antonio Evangelista (18 anni); Ermenegildo Di Vincenzo (38 anni); Domenico Paolucci (31 anni); Giuseppe Marzolo (29 anni); Mario Marzolo (24 anni); Osvaldo Paolucci (21 anni); Zaccaria Colaianni (38 anni); Gaudenzio Tarquini (19 anni); Renato De Felice (44 anni); Pio Pezzopane (17 anni); Igino Pezzopane (16 anni), Cristina Papola (17 anni); Bartolina De Paulis (53 anni); Rosmunda Ludovici (25 anni), Luigino Ciocca (15 anni), Pasquale Pezzopane (18 anni).

 

(video intervista ad Alessandro Clementi, storico aquilano, dello scorso anno, ma ancora assolutamente attuale)


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