A 42 anni Si fa "Campare" dalla Mamma, Lei Chiude i "Rubinetti", Lui ricorre in tribunale e Vince

17 Marzo 2015   11:09  

PORDENONE - Ha 42 anni, ma vive acora a carico della madre, 60enne ed in pensione dal 2010.

La storia non è molto chiara, ma pare che il "giovane" sia stato aiutato dalla madre in un momento di bisogno quando, seppur parlando tre lingue  lavorando in un grnade albergo è stato licenziato.

La madre che gode di una buona pensione e di un discreto reddito ha, allora sborsato un po' di quattrini al figlio per spronarlo a non mollare ed a continuare la ricerca di un impiego, ma poi la cosa è degenerata.

La madre è molto arrabbiata. I rapporti con il figlio da tempo sono difficili, non mancano i dispetti, «come quando mi ha messo lo zucchero nel serbatoio della macchina». Si chiede fino a quando dovrà mantenerlo. «Mio figlio - racconta - conosce tre lingue e lavorava nel settore alberghiero. Quando è rimasto disoccupato gli ho dato dei soldi. Poi ha lavorato con una cooperativa, ha ottenuto una borsa lavoro, ma ogni volta mollava tutto. Vive nella casa che ho ereditato da mia madre, io pago l’Imu».

La donna si assenta per molti mesi all’anno, perchè raggiunge il suo compagno in Francia. «Lo scorso anno - continua - a marzo, aprile e maggio ho fatto avere 200 euro al mese al supermercato perchè potesse far la spese, non di più, perchè volevo spronarlo a trovare un lavoro. A giugno ho smesso di pagare e a luglio ho ricevuto la notifica del Tribunale che mi comunicava l’avvio dell’azione legale da parte di mio figlio».

Infatti il figlio ha chiesto l'aiuto di un avvocato (ha ottenuto il patrocinio a spese dello Stato altrimenti non è in grado di far fronte alla parcella), ha dimostratro al giudice di essere inabile al lavoro e chiesto gli alimenti. «Ho perso una battaglia - afferma la madre - non è detto che perda la guerra. Sono esasperata, fino a quando dovrò mantenere mio figlio? Io ho sgobbato 40 anni per aver la pensione».

Essendo senza lavoro e con problemi di salute - spiega il legale del figlio, l’avvocato Marco Sparti - lui non è in grado di sostenersi. Agli atti c’è anche un certificato medico. Non è uno sfaccendato, non è un bamboccione, la sua situazione è critica, non ha i soldi per mangiare e riceveva i pacchi della Caritas».

Ieri la madre ha firmato il primo assegno. Dovrà versarne almeno altri cinque (da 300 euro, oltre ad arretrati per 4.000 euro), fino a luglio, quando il Tribunale, stavolta in composizione collegiale, si riunirà per valutare il reclamo presentato dall’avvocato Aurelia Barna per annullare l’ordinanza.


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