Martedi 21 ottobre ore 19:00 Incontro con Yvonne Ramos direttrice di Accion Ecologica, gruppo storico ecologista e di azione ecuadoriano. Promuove A Sud Incontro con Yvonne Ramos direttrice di Accion Ecologica, gruppo storico ecologista e di azione ecuadoriano. Promuove A Sud
Yvonne Ramos è attualmente la direttrice di Accion Ecologica, gruppo storico ecologista e di azione ecuadoriano. Yvonne è stata per anni responsabile delle tematiche relative al petrolio in Accion Ecologica e coordinatrice della campagna Amazonia por la vida ed è in Italia per partecipare al Forum degli Stati Generali 2008 sul tema "Quale Lotta alla Povertà:coerenza delle politiche e nuovi partenariati per una maggiore quantità e qualità degli aiuti".
Al forum degli Stati Generali della Cooperazione Yvonne verrà per parlare della campagna del Debito Ecologico, cioè della responsabilità che hanno i paesi i industrializzati per la distruzione ecologica del pianeta, effetto quest'ultimo del modello di produzione e consumo del nord del mondo, le cui caratteristiche sono rafforzate dalla globalizzazione che minaccia la sovranità dei popoli.
Il debito ecologico è la responsabilità che hanno i paesi del nord nei confronti di quelli del sud per il saccheggio e lo sfruttamento dei beni ambientali come il petrolio, le miniere, i boschi, la biodiversità, i saperi e per l'uso illegittimo dell'atmosfera e degli oceani.
Interessante la sua visita in Italia anche per il momento storico che sta attraversando l'Ecuador, l'approvazione della nuova Costituzione dello stato è avvenuta, infatti, poche settimane fa a larga maggioranza e riconosce nuovi diritti sanciti costituzionalmente, dai diritti civili a quelli della natura fino al riconoscimento dello stato plurinazionale. Sarà l'occasione per ascoltare il parere di un'organizzazione storica attiva da decenni nel paese.
INTERVISTA TRATTA DA SELVAS.ORG
Di che cosa si occupa Accion Ecológica?
Accion Ecologica da sedici anni denuncia a livello nazionale ed internazionale gli impatti socio-ambientali di un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento della natura. E’ una ong pioniera nello scoprire il deterioramento ambientale dello sfruttamento del petrolio nell' Amazzonia Ecuatoriana e gli effetti che si riperquotono sulla popolazione locale, sopratutto sulle comunita’ indigene. Attualmente lavora su vari fronti: la difesa dei boschi, la lotta contro le attivita’ di depredazione come le miniere, l’uso dei pesticidi, gli effetti delle fumigazioni del Plan Colombia, ecc. Tema centrale di quest’ultimo periodo e’ stato l’opposizione alla costruzione dell’Oleodotto de Crudos Pesados OPC, per le minacce all’ambiente e alle comunita’ locali causate dall’OPC.
Accion Ecologica pratica un’ecologismo popolare e utilizza la non-violenza attiva come strumento di lotta e di disobbedienza civile. Collabora con le comunita’ colpite dalle conseguenze dei conflitti socio-ambientali e con organizzazioni sociali che si identificano con i principi dell’ecologismo. Per la sua radicalita’ e la sua inclaudicabile difesa della natura, della madre terra pacha-mama, e’ stata comparata con l’organizzazione Greenpeace, con la quale mantiene legami di amicizia.
Attivisti incatenati agli alberi, accampamenti per difendere i boschi, manifestazioni nelle strade, atti artistici, assalti via mare sono una serie di espressioni creative che utilizza Accion Ecologica per promuovere le proprie cause.
Accion Ecologica e’ integrata di qualche rete internazionale?
OILWATCH e’ una rete internazionale di monitoraggio, diffusione e denuncia degli impatti delle attivita’ petroliere sull’ambiente nei paesi tropicali e funziona attraverso una segreteria internazionale che funziona in Quito negli uffici di Accion Ecologica. E’ una rete internazionale di organizzazioni ecologiste, di diritti umani che dal 1995 appoggia iniziative di resistenza alle attivita’ di sfruttamento degli idrocarburi fossili nei tropici. Denuncia gli impatti locali e globali a partire da una prospetttiva dei paesi del Sud del Mondo e cerca di educare e coscientizzare l’opinione pubblica in generale sulle necessita’ di ricercare energie pulite, democratiche ed ecologiche.
Perche’ siete impegnati contro la costruzione dell’Oleodotto OCP ?
Prima di tutto devo precisare che la nostra lotta si pone l’obbiettivo di evitare la costruzione dell’Oleodotto OCP perche’ la sua presenza significherebbe ampliare le frontiere di sfruttamento del petrolio nell’Amazzonia, specialmente nelle 11 aree protette, come il parco Yasun, con una forte presenza indigena, dei popoli Shuar, Kichua, Cofan.
La nostra radicale opposizione va inquadrata nel bisogno di iniziare una transizione verso un modello non dipendente dal petrolio per motivi ambientali locali e globali. Il petrolio e’ stata la causa dei peggiori impatti ambientali del Paese, con effetti cosi’ gravi che hanno provocato la reazione delle comunita’ locali iniziando un processo di giudizio negli USA contro la multinazionale TEXACO per le conseguenze provocate durante 20 anni di sfruttamento del petrolio.
Nel mese scorso hai viaggiato in Europa; perche’ sei approdata anche in Italia?
Dal 16 al 19 gennaio ho conosciuto il vostro Paese facendo tappa a Milano e Roma, per condurre una campagna di pressione rivolta a Eni-Agip del consorzio che sta costruendo l'oleodotto Ocp, Oleoducto Crudo Pesado, e nei confronti della Banca nazionale del Lavoro, che riveste il ruolo di managing agent, nel consorzio di 15 banche che finanziano il progetto di costruzione dell' oleodotto”.
Quando avete scoperto il coinvolgimento di Eni, Agip e Bnl nel progetto?
“Agip da sempre, da dieci anni è presente in Ecuador con attività di estrazione e raffinazione del petrolio ed è oggi comunque nel consorzio di costruzione del prodotto. La Bnl ha firmato la partecipazione come soggetto finanziatore nel luglio 2001 ma la sua partecipazione è stata scoperta all’inizio di quest’anno dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale”.
Quali sono le richieste precise di "Accion ecologica"?
"Alla Bnl chiediamo di sospendere il finanziamento del progetto e all'Agip di uscire dal consorzio di costruzione dell'oleodotto e di sospendere l'attività di costruzione del blocco 10, l'impianto di perforazione e ricerca nel territorio di Pastaza, zona indigena nell'Est amazzonico ecuadoregno”.
Quali sono i effetti negativi accertati della costruzione dell'oleodotto?
”Gli effetti più gravi sono quelli che verranno se verrà costruito. Ad oggi la sua presenza ha creato grande conflittualità tra le comunità locali perché la compagnia ha promesso molto e poi non ha rispettato gli impegni mettendo in conflitto gli interessi delle comunità rurali; nella regione Mindo, a Nord di Quito, dove gli attivisti di "Accion ecologica" sono tuttora legati agli alberi per impedire l'ingresso dei mezzi di deforestazione per avviare la perforazione. Dal punto di vista ambientale la presenza dei cantieri dell'oleodotto ha già prodotto l'alterazione della laguna di Papajacta, nel territorio di Quito, fonte di approvvigionamento idrico per le 700 mila persone della capitale. E infine temiamo che l'Ocp seguirà la sorte dell'oleodotto già esistente in Ecuador che in 30 anni si è rotto più di 50 volte provocando fuoriuscite inquinanti di petrolio grezzo per 17 milioni di galloni, provocando incendi e la morte di 30 persone”.
Qual è il coninvolgimento della Banca Mondiale in questo progetto?
”La banca tedesca Westlandes Deutsche Bank, capofila del progetto di finanziamento, per l'apertura del credito ha dichiarato che il progetto rispondeva a requisiti di sostenibilità della Banca Mondiale. Non è così: tra i documenti in possesso di Accion ecologica abbiamo anche una lettera della stessa banca Mondiale che non si assume nessuna responsabilità sul progetto”.
Cosa pensa di questa faccenda la gente comune in Ecuador?
”La popolazione guarda con diffidenza il progetto Ocp: sa che molti dei progetti che vengono dall'estero servono ad aumentare il livello di corruzione del Paese”.
Quali i prossimi passi della campagna di pressione in Ecuador e all'estero?
”All'estero vogliamo rafforzare alleanze tra associazioni e opinione pubblica per aumentare la pressione sulle banche finanziatrici. Se qualche banca si ritira si creeranno squilibri interni al consorzio di banche. In Germania ci sono più trenta associazioni coinvolte nella campagna di pressione con in testa "Greenpeace". Crediamo nel successo dell'iniziativa perché il capitale della banca è in maggioranza pubblico. Dal punto di vista interno la mobilitazione è forte nella zona d’inizio dei cantieri nella regione del Mindo, c'è gente legata agli alberi”.
Hai avuto l'appoggio di qualche parlamentare italiano?
”Si di Francesco Martone, senatore verde, che in agosto ha visitato la zona e sorvolato la foresta ecuadoregna dove si sta costruendo e ha recentemente presentato un’interrogazione parlamentare. La campagna di pressione in Italia è appoggiata da Cric, Amici della terra, Campagna per la riforma della banca mondiale, Legambiente, Comitato internazionale di sostegno per il popolo U'wa, Federazione dei Verdi, Terra Nuova, Attac e Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Carta, Rete di Lilliput. Recentemente si e’ annunciata la nascita di un osservatorio sulle attivita’ della multinazionale ENI-AGIP, non solo in Ecuador, ma anche in Nigeria e nella vostra Basilicata.
Approfitto di questa occasione per ringraziare gli amici e le amiche italiane,in particolare Isa Giunta del CRIC – Centro Regionale Iniziative di Cooperazione, Jaroslava Colajacomo (che e’ qui in Ecuador per documentare i disastri dell’AGIP e siamo felici della sua presenza) e Luca Manes della Campagna per la riforma della Banca Mondiale e Laura Radiconcini – Amici della Terra per l’appoggio offertoci,che ci sostiene nel continuare la lotta.”
La campagna OCP e’ sbarcata anche al Foro Mondiale Sociale di Porto Alegre?
In Brasile abbiamo organizzato un seminario coordinato da Isa Giunta, esperta cooperante del Centro di Iniziative Regionali di Cooperazione CRIC e da Giuseppe de Marzo del Comitato internazionale di appoggio al popolo indigeno Uwa, che ha visto la partecipazione di Lucia Gallardo di Accion Ecologica, Blanca Chancoso della Confederazione delle Nazionalita’ e dei popoli indigeni dell’Ecuador CONAIE, di Jose’ Pereira, sciamano degli Huinckas colombiani
Avete in cantiere qualche altra iniziativa?
“Sempre al Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre la nostra collega Yvonne Yanez, esperta di debito ecologico, ha lanciato la proposta di organizzare un contro-vertice a fine ottobre, qui a Quito, mentre si svolgera’ la Conferenza Ministeriale dell’ALCA perche’ vogliamo impedire l’assalto delle multinazionali. Lottiamo per la sovranita’ alimentare che include il diritto alla terra, all’acqua, alle sementi, alle conoscenze tradizionali. Coinvolgeremo il movimento anti-globalizzazione economica per consolidare la globalizzazione della speranza e della resistenza.”