Abruzzo fanalino di coda per la difesa del territorio

08 Maggio 2011   10:35  

L'Abruzzo è il fanalino di coda, fra le regioni italiane, nella spesa per la difesa del territorio. E' quanto emerge da uno studio di Cna Costruzioni, l'associazione che raggruppa le piccole imprese del settore edile della confederazione artigiana, che ha analizzato i dati elaborati dal Cresme (Centro di ricerche economiche, sociologiche e di mercato) e il Consiglio nazionale dei geologi.
Nel periodo 1999-2008 l'Abruzzo ha destinato alla difesa del suolo appena 29mila 288 euro per chilometro quadrato, ben al di sotto della media nazionale pure ritenuta largamente insufficiente di 61mila euro.

Per meglio comprendere la performance negativa abruzzese, basta osservare come la regione che la precede, la Puglia, abbia investito (sempre per chilometro quadrato) 31mila 597 euro; il tutto, a distanze siderali dalle regioni leader come Campania (109mila), Liguria (106mila), Veneto (98mila) e Friuli (90mila).

Le cose vanno appena meglio illustra sempre lo studio dell'associazione presieduta da Franco Carmine Santilli se si prendono in considerazione gli investimenti pro-capite; in questo caso l'Abruzzo risale, seppure di poco, fino alla quart'ultima posizione, con 235 euro per abitante, davanti a regioni molto popolose come Lazio, Puglia e Lombardia, ma con appena un quarto di quanto destinato in Trentino Alto Adige o Val d'Aosta.

Secondo il responsabile regionale di Cna Costruzioni, Federico Scardecchia, le cifre rivelano una forte miopia dei pubblici poteri: «Gli investimenti per l'ambiente sono sostenuti dalla Regione e dagli enti locali, ovvero Comuni, Province e Comunità montane, e in Abruzzo la verità è che sono del tutto inadeguati».


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