Il rendiconto sociale 2024 dell’Inps fotografa un Abruzzo con meno residenti, più contratti temporanei e una disoccupazione in calo, ma con divari ancora marcati.
Il nuovo Rendiconto sociale 2024 dell’Inps Abruzzo, presentato a L’Aquila dal direttore regionale Luciano Busacca, evidenzia un quadro contrastante per la regione. Da un lato, la disoccupazione cala al 7,1% rispetto all’8,1% del 2023, dall’altro aumentano i contratti precari, mentre la popolazione residente continua a diminuire.
Secondo i dati ufficiali, gli abitanti dell’Abruzzo sono calati di 6.686 unità nell’ultimo anno. Il saldo migratorio positivo (+1.354 persone) non è sufficiente a compensare l’emorragia demografica, che corre a un ritmo dieci volte più rapido rispetto al decennio precedente. Restano stabili i movimenti con le altre regioni italiane, ma il bilancio resta negativo.
Il tessuto economico si conferma formato in larga parte da micro e piccole imprese (99,4% del totale). Nel settore privato le entrate contributive crescono del 5,4%, mentre tra i lavoratori autonomi aumentano le riscossioni nonostante la riduzione del numero medio di imprese. Anche le ispezioni sono in crescita: 556 nel 2024 contro le 377 del 2023, segnale di un’attenzione più forte verso la regolarità occupazionale.
Il mercato del lavoro mostra un saldo positivo dello 0,8%, ma resta pesante il ricorso al lavoro a termine: nel 2024 si contano 18.832 nuove posizioni precarie, a fronte di un calo degli occupati a tempo indeterminato. A peggiorare il quadro, aumenta il numero dei Neet (giovani che non studiano né lavorano), salito a 31.242 (+12,3% rispetto al 2023). Inoltre, il divario di genere nel lavoro resta significativo, con minori opportunità per le donne.
Sul fronte della spesa sociale, l’Inps ha erogato prestazioni per 7,835 miliardi di euro, con un disavanzo tra entrate e uscite pari a 4,768 miliardi, a beneficio di cittadini, lavoratori e imprese. Nonostante queste criticità, il sistema pensionistico viene descritto come sostanzialmente stabile.
Il quadro che emerge, dunque, è quello di una regione che cresce in termini di contributi e regolarità dei rapporti di lavoro, ma che deve affrontare sfide importanti: il calo demografico, l’aumento dei contratti a termine e il numero crescente di giovani esclusi dal mercato del lavoro.