Abusivismo edilizio dilagante, ma le società pubbliche che forniscono servizi sono complici?

L’Agenzia delle Entrate deve batter cassa, l’Italia è sull’orlo del fallimento e non sa più come recuperare soldi, quindi si è data da fare nell’operazione “Case fantasma”.

In pratica attraverso un’indagine aerea è stato riscontrato che il Fisco potrebbe recuperare in Abruzzo circa 22 milioni di euro a causa di 36mila case non accatastate.

Ora ci indigniamo tutti, così com’è accaduto qualche mese fa quando venne fuori un’inchiesta sulle pensioni d’oro, ma poi concretamente cosa viene fatto? Il pensionato Telecom Mauro Sentinelli continua a percepire i suoi 91mila euro mensili, nessuno ha rivisto il suo assegno.

Nel caso delle abitazioni fantasma bisogna procedere all’accatastamento degli immobili, affinchè il comune possa aver garantita l’imposta della Tarsu, mentre tutte le altre utenze vengono solitamente concesse senza problemi.

Siccome a L’Aquila, dopo il terremoto effettivamente, le ville abusive sono spuntate come funghi, ho chiamato un ente fornitore per capire come viene dato l’allaccio e l’impiegato mi ha risposto: “Per noi basta che paghiate i bollettini”. Insomma, siamo di fronte al solito metodo italiano: si può sempre chiudere un occhio. In Italia il partito dell’abusivismo fa la differenza, sono loro che fanno vincere o perdere le elezioni, quindi nessun Governo ha mai portato avanti una legge seria contro l’abusivismo. I costi sociali dovuti all’abusivismo sono altissimi e ricadono sulla collettività, es. quando avvengono smottamenti di terreno o straripano fiumi e vengono distrutte case non in regola.

Tornando all’Abruzzo, i proprietari ora, giustamente, potrebbero esser multati, costretti all’accatastamento, ma le società pubbliche o a partecipazione pubblica, che erogano servizi con documentazione non i regola, cosa rischiano? Se 36mila abruzzesi hanno violato la legge, lo hanno fatto con la complicità di qualcuno, non possono essere gli unici a pagare.

Samanta Di Persio