Anime Salve

di Francesco di Luca

23 Marzo 2010   12:30  

Tutto è silenzio. Cammino e rifletto. E' stato un semplice passaggio di tempo. Molte volte ci siamo fermati per un attimo a fare bilanci dell'anno appena trascorso. Ogni primo gennaio durante le feste, al compleanno del nostro bambino, alla fine della scuola o al lavoro. Ogni volta ci si ferma, ci si volta indietro e spesso un sorriso ci pervade il volto perché, nonostante tutto, ce l'abbiamo fatta.

Questa volta no. L'anniversario che abbiamo davanti è troppo grande per viverlo da soli. Un uomo solo non può riuscire a sostenere il macigno delle emozioni e del pianto. Serve si questa volta come non mai un momento di catarsi collettiva, uno sfogo congiunto e condiviso, una "pietas" cittadina.

Come è cambiata la nostra vita, la vita dei cittadini di una città smembrata, dilaniata, sollevata e lasciata cadere a terra come una porcellana rotta dai miasmi della terra impazzita. Le vie intorno casa mia, nel quartiere dove abitavo anche da piccolo, ancora mi urlano negli occhi le immagini inenarrabili della morte, delle macerie che ci hanno sepolto. E' trascorso del tempo ormai, ma ancora troppo poco perché nel centro storico abbandonato della città qualcuno possa veramente rivedere ciò che era, ciò che eravamo tutti quanti.

Non è questo ne il momento né il mezzo per rinsaldare qualsivoglia polemica. Permettetemi di aprirmi e di condividere ciò che porto dentro, ciò che sento molti di noi portano dentro. Gli sforzi sono arrivati da più parti. L'Italia intera nel susseguirsi dei mesi ha fatto sentire la sua presenza. I nostri "angeli dall'elmetto rosso" ancora oggi resistono e ci tengono per mano sulle scale barcollanti dei palazzi inagibili e sconnessi. Molti di noi si sono arresi. Molti altri fortunatamente no e ancora oggi lottano e combattono con le parole e con le braccia. Tutti sanno che a volte mi sono trovato in disaccordo con chi protestava rendendo il fianco a strumentalizzazioni di beceri politichini. Anche a loro, come a molti altri, va innanzitutto il mio grazie.

 

Se mi volgo al domani saprei dire con certezza quali cose ancora mancano all'appello del dibattito e dell'azione quotidiana della nostra comunità. E sono certo che ognuno di noi, partendo da ciò che vede e sente quotidianamente intorno a sé, saprebbe cosa proporre e cosa suggerire per accelerare, per smuovere quel muro di incertezze che si frappone tra noi e il rientro alla nostra "normalità di provincia". Francamente degli onori della cronaca nazionale per le vicende connesse al sisma avremmo voluto tutti farne a meno. Quante volte ciascuno di noi non si è posta la fatidica domanda: " E se non fosse accaduto? Perché questo maledetto terremoto ha colpito proprio noi?"

 

Ma qui non c'è spazio per questo. Centinaia di articoli, di conferenze, di pubblici dibattiti hanno descritto in lungo e in largo ciò che potrà essere domani la nostra città. Molti meno hanno le idee chiare su come far si che questo accada. I più, come Maslow insegna, badano alla ricostruzione morale e fisica di ciò che è a loro più vicino; i grandi sofismi ed i progetti di rinascita li facciano gli altri.

Una cosa è certa però. Che alla voglia di rinascere come e più belli di prima non si accosti mai il sollievo dell'oblio, perché allora tutto ciò che è stato non sarà valso a molto. Errori e mancanze del passato servano a tutti noi per costruirci un futuro al riparo da distruzioni e morti. I campanilismi dell'Aquila bella mé lascino finalmente il passo all'orgoglio della nostra ricostruzione, pur se lenta e non troppo coerente. A chi ci guida oggi e che domani, magari, dovrà prendere decisioni difficili e non condivise va il mio ringraziamento e il mio stimolo a fare sempre meglio. A tutti quelli che sono saliti nella nostra Valle d'Aterno a salvarci un anno fa va l'affetto e l'amore che si deve ad un amico che tende la mano nel tuo momento di bisogno.

Le nostre anime salve o salvate si stringono nel pianto dei nostri morti e guardano con l'orgoglio tutto aquilano al domani, agli inverni che seguiranno e a tutte le pietre che ciascuno di noi saprà riedificare intorno a sé.

Francesco di Luca


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