Antiabortisti alla carica: al via raccolta firme per riconoscimento diritti dell'embrione

20 Novembre 2012   11:52  

Non meno di un milione di firme. È l’obiettivo della campagna “Uno di noi”, promossa a livello europeo dalle principali associazioni pro-life, fra cui anche il Movimento per la Vita italiano.

Con questa iniziativa, che ora sbarca pure in Abruzzo, i promotori intendono richiedere alla Commissione Europea di riconoscere il diritto alla vita del bambino concepito e non ancora nato, come affermato anche da una recente sentenza della Corte europea di Giustizia che definisce l’embrione umano come “l’inizio dello sviluppo dell’essere umano”.

Si tratta di una scelta che, se attuata, può avere positive ricadute sulla ricerca scientifica, la sanità e la cooperazione allo sviluppo; allo stesso tempo, con la Commissione è invitata ad introdurre un divieto al finanziamento di attività che implicano la distruzione di embrioni umani.

Ogni cittadino maggiorenne dei ventisette stati dell’Unione può aderire, secondo procedure che variano da paese a paese, mediante due modalità: firma on line sul sito www.oneofus.eu, organizzato in sezioni differenziate per i cittadini di ogni nazionalità così da rispettare le diverse procedure di identificazione; firma su carta, mediante modulo scaricabile on line oppure presso banchetti e iniziative in strada.

Ovviamente, ogni cittadino può aderire solamente una volta. In Italia, i documenti richiesti sono o la carta d’identità o il passaporto in corso di validità.

“L’articolo 11 del Trattato di Lisbona – dicono i promotori dell’iniziativa – ha introdotto un nuovo strumento di democrazia partecipativa: almeno un milione di cittadini di sette stati membri possono chiedere un atto giuridico di cui le istituzioni europee devono tener conto.

Anche se non sono obbligate ad eseguire automaticamente la richiesta devono organizzare un serio pubblico dibattito in dialogo con gli organizzatori dell’iniziativa.

Noi speriamo che non un milione soltanto, ma molti milioni di cittadini facciano sentire la voce di chi non ha voce per rendere vere le parole scritte nella Carta dei diritti fondamentali. E l’Europa non potrà non ascoltare”.

 

 


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