Arrestato in un luogo uomo politico per un certo reato

Se passa la Legge-bavaglio...

25 Febbraio 2009   13:21  

"Un uomo politico di una regione italiana, per ragioni che non stiamo qui a specificare, a capo di un'importante istituzione, è stato arrestato, ad una certa ora di un certo giorno, in un non precisato luogo. Avrebbe commesso un reato, fermo restando, beninteso, la presunzione di non-colpevolezza. L'inchiesta è condotta da un magistrato che col cavolo vi diciamo chi è. L'uomo pare sia stato accusato da un imprenditore, che opera in un settore economico della stessa regione dell’arrestato. Sono stati tradotti agli arresti domiciliari, e in un carcere, anche un certo numero di stretti collaboratori dell’importante uomo politico di cui sopra.  Non mancheremo di fornirvi altri importanti dettagli della vicenda tra cinque, massimo dieci anni, al termine dell'udienza preliminare. Preghiamo i lettori di avere un po’ di pazienza. Teniamo famiglia. Passiamo dunque, per ragioni di impaginazione, e per ammazzare il tempo, a raccontarvi un importante evento che ha avuto luogo a Cutruppolo. Ci riferiamo ovviamente alla settima Sagra delle pappardelle al ragù di capriolo....(segue)”

No, non siamo impazziti. Se il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche che disciplina anche il diritto di cronaca dovesse diventare legge, così probabilmente avremmo dovuto riferire la notizia dell’arresto del presidente della Regione Ottaviano Del Turco.  E praticamente nulla sarebbe stato possibile aggiungere sullo scandalo (presunto) di Sanitopoli. Anzi Del Turco sarebbe ancora presidente della Regione, con buona pace del successore Gianni Chiodi, perché chi glielo avrebbe fatto fare a dimettersi, se nulla sarebbe trapelato delle sue sventure giudiziarie?

La cosiddetta legge-Bavaglio,che sta per approdare in Parlamento, oltre ai pesanti limiti posti alle intercettazioni telefoniche, dice infatti anche che è “Vietata la pubblicazione degli atti giudiziari (e delle intercettazioni) fino alla conclusione delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”. E aggiunge: “E' vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto o nel contenuto, di atti di indagine preliminare, nonché di quanto acquisito al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare.”

Spiega il magistrato Sergio Feltrami: “ Non sarebbe, ad esempio, consentito dar notizia neanche di un arresto, ovvero della esecuzione di una ordinanza applicativa di una misura  coercitiva, atti non soggetti a segreto, e questo appare  francamente aberrante.”.

Gli editori  che trasgrediscono potranno arrivare a pagare  da 25.800 a 232.500 euro di sanzione pecuniaria, a seconda della tiratura e della diffusione della testata. I giornalisti rischiano la sospensione cautelare fino a tre mesi e un’ammenda fino a 750 euro. La norma esclude sanzioni disciplinari per i pubblicisti e per i praticanti giornalisti. Sarebbero semplicemente licenziati in tronco, come anche oggi avviene in caso di incidenti di rilevante gravità.

Altri esempi della cronaca che sarà, o meglio, che non ci sarà più ce li fornisce Giuseppe D’Avanzo su Repubblica: “Si potrà sapere che un pubblico ministero senza nome sta accertando che a Roma le sentenze si vendevano all'incanto.  Non si potrà dar conto delle fonti di prova e scrivere che il corruttore di toghe si chiama Cesare Previti e si è messo in testa addirittura di fare il ministro di giustizia.  Si potrà scrivere che qualcosa non torna nei bond di una società quotata in Borsa e un'innominata toga se ne sta occupando, ma non si potrà dire del pozzo nero che ha inghiottito i modesti investimenti di migliaia di piccoli risparmiatori che hanno avuto fiducia nelle banche e in Parmalat.  Si potrà dar conto di un gestore telefonico che ha "schedato" illegalmente migliaia di persone. Non si potrà raccontare che il presidente della Telecom Marco Tronchetti Provera si è lasciato ingrullire, povero ingenuo, dal capo della sua sicurezza, Giuliano Tavaroli. Né tantomeno si potranno elencare i nomi degli "spiati".  

Anche Marco Travaglio partecipa a questo triste gioco: “La truffa di Milano di Poggi Longostrevi che faceva le ricette facili a spese della Regione, con i rimborsi gonfiati ecc. 150 medici condannati grazie alle intercettazioni. Niente. A Torino, l’amministratore delle Molinette arrestato grazie alle intercettazioni perchè pigliava le tangenti in ufficio su ogni fornitura, Luigi Odasso, anche lui sarebbe ancora al suo posto. Pensiamo al Lazio, grazie alle intercettazioni hanno trovato i riscontri alle denunce di Lady ASL, quella che ha raccontato il grande scandalo della sanità, che poi è responsabile del grande buco della sanità del Lazio, che per fortuna si è tamponato grazie all’intervento della magistratura, non avremmo saputo quasi niente. Non sapremmo nulla quello che ha fatto Mastella, la sua famiglia e il suo partito, smascherati dall’inchiesta di Santa Maria Capoa Vetere, poi passata a Milano. Non sapremmo nulla delle ruberie sui fondi pubblici in Calabria”.

Insomma, per un giornalista che vuole fare seriamente il suo mestiere, tanto vale cominciare a diffondere le notizie in suo possesso attraverso criptici pizzini, da far passare di mano in mano, come in una catena di Sant'Antonio, tra i lettori.  Due mafiosi sconosciuti alle forze dell'ordine, potranno intanto tranquillamente pianificare al telefono lo scioglimento nell'acido di un affiliato in odor di pentimento, perchè molto difficilmente un magistrato potrà violare la loro privacy.

(Filippo Tronca)

LA FIEG SUL PIEDE DI GUERRA

Sara' battaglia contro il disegno di legge sulle intercettazioni per impedire che passino le cosiddette norme-bavaglio per i giornalisti: e' quanto promette la Federazione Nazionale della Stampa, ieri affiancata dalla Fieg in un affollato incontro - organizzato insieme all'Ordine dei giornalisti e all'Unci - che ha unito cronisti, politici, associazioni Un fronte ampio e agguerrito riunito nella sede del sindacato dove si sono alternati gli interventi con qualche momento di tensione, quando hanno preso la parola Maurizio Gasparri e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo.
Ad aprire i lavori, il presidente della Federazione Roberto Natale: ''Vogliamo difendere gli interessi generali. E faremmo di tutto, compresi presidi davanti al Parlamento, per cambiare un testo contro l'opinione pubblica che ha il diritto a essere informata. Il giornalismo e' unito in questa battaglia''. A spiegare le ragioni degli editori Carlo Malinconico, presidente della Fieg: ''In particolare, preoccupano due aspetti del lodo  Alfano: uno riguarda la cronaca giudiziaria, l'altro l'organizzazione dell'impresa editoriale. Il diritto di cronaca viene intaccato fortemente quando si vieta la pubblicazione di atti non coperti da segreto. L'altro aspetto riguarda l'organizzazione. Se l'editore , in quanto persona giuridica, viene sanzionato finisce con il sovrapporsi alla figura del direttore responsabile, alterando gli equilibri all'interno dell'azienda''.
Donatella Ferrante, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, ha parlato di ''oscurantismo totale'', mentre Beppe Giulietti ha definito la legge ''ineffabile e inefficace'', bocciandola senza appello.  E ha ipotizzato forme di obiezione di coscienza di massa. Concetto ripreso da Marco Travaglio che ha escluso ogni possibilita' di mediazione:
''Questa legge piu' lurida la fanno e maggiore e' la possibilita' che venga fulminata dalla Corte Costituzionale e dalla Corte Europea di Giustizia''.

Durissima la critica al testo fatta da Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm. ''Una legge - ha detto - distante da ogni realta'. Mi chiedo quale mondo abbia immaginato chi l'ha scritta. Se passasse, i giornali sarebbero bianchi per il 70-80%. Pensate, non si potrebbe nemmeno scrivere su un necrologio: 'barbaramente ucciso' perche' sono parole estratte da atti''. Cascini ha anche espresso preoccupazione per la riduzione degli spazi investigativi perche', di fatto, verrebbero abolite le intercettazioni.
A questo punto e' entrato in scena Gasparri secondo il quale sul diritto di cronaca e sul carcere per i giornalisti si puo' anche discutere ma sulle intercettazioni ha detto: ''C'e' stata una stagioni di abusi ed eccessi. Basta con questo carnevale''.
Per Antonio Di Pietro, la legge è un attentato allo Stato di diritto, mentre il sottosegretario Caliendo ne ha difeso l'impianto. Michele Vietti (Udc), quasi un chiusura, ha annunciato la propria battaglia in Parlamento sui punti in discussione che, se non cambieranno, non avranno il voto del suo partito.
A chiudere il padrone di casa, Franco Siddi: "Questo convegno dimostra che un cambiamento importante c'è con il tavolo Fnsi-Fieg".
"Ma - ha spiegato il segretario generale della Fnsi, prendendo le distanze da Di Pietro e Travaglio - prima di ricorrere alla Corte Costituzionale si ha il dovere di dire che bisogna fermarsi un passo prima dell'orrore. Noi chiediamo che sia espunta la parte contestata. Pensiamo che la battaglia si debba fare adesso".

 

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